Tour de France, Vingegaard in maglia gialla. Ma Pogacar dà spettacolo

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L'inchino di Tadej Pogacar sul traguardo

Altro giro – pardon, altro Tour – altro spettacolo! La sesta tappa della Grande Boucle, primo finale in salita di questa 110^ edizione, viene conquistata da Tadej Pogacar: a Cauterets Cambasque, sotto gli occhi del presidente francese Macron, il fenomeno sloveno della UAE “risponde” a Jonas Vingegaard e lo stacca sulle rampe conclusive. In virtù del vantaggio con cui partiva stamattina, il capitano della Jumbo Visma è comunque la nuova maglia gialla. Terzo Tobias Johannessen, della Uno X, che si toglie la soddisfazione di conquistare il Tourmalet e salire sul podio di giornata.

LA CRONACAFrazione breve ma intensa, con 145 chilometri e quattro Gran Premi della Montagna tra cui l’arrivo. Frenesia fin dalla partenza a Tarbes: c’è voglia di portar via subito un bel fugone. Dopo cinque chilometri ci sono già diversi buchi e tronconi, dopo venti sono… in venti a formare l’attacco ufficiale di giornata, con alcuni nomi da capogiro: Wout Van Aert (Jumbo Visma), Matteo Trentin (UAE), Michal Kwiatkowski (Ineos Grenadiers), Nikias Arndt (Bahrain Victorious), Mathieu Van der Poel (Alpecin Deceuninck), Krists Neilands (Israel Premier Tech), Christopher Juul-Jensen (Jayco AlUla), Matis Louvel (Arkea Samsic), Neilson Powless e James Shaw (EF), Bryan Coquard e Anthony Perez (Cofidis), Gorka Izagirre e Ruben Guerreiro (Movistar), Julian Alaphilippe e Kasper Asgreen (Soudal Quick Step), Benoit Cosnefroy e Oliver Naesen (Ag2r Citroen), Tobias Johannessen e Jonas Gregaard (Uno X).

Curiosità: sono andati in fuga entrambi i corridori che compiono gli anni oggi, ossia Juul-Jensen (34) e Guerreiro (29).

Coquard approfitta per recuperare leggermente terreno nella graduatoria a punti dalla maglia verde Jasper Philipsen, con VDP che rinuncia a contendere al velocista francese il traguardo volante di Sarrancolin, mentre Powless passa per primo sulla côte di Capvern e sul col d’Aspin, e si riprende subito la maglia a pois, persa ieri “per colpa” di Felix Gall.

L’interruttore si accende a piena corrente sul col du Tourmalet. La fuga inizia piano piano a sgretolarsi e il premio Jacaues Goddet dello scollinamento se lo prende Johannessen: Guerreiro per poco non lo fa cadere, il giovane norvegese gli rivolge un gesto di stizza e da par suo contrattacca e vince. Nel frattempo, però, è qualche centinaio dietro di loro che la corsa è esplosa: sui tornanti della mitica ascesa pirenaica, a 50 km dall’arrivo, il solito Sepp Kuss accende la moto e lancia Jonas Vingegaard, con Tadej Pogacar che stavolta tiene perfettamente la ruota. Ben presto Kuss lascia il palcoscenico ai due attesi fuoriclasse, che insieme fanno lo slalom tra alcuni ex fuggitivi e fanno capire che non sarà un giorno qualunque. E soprattutto, fanno capire che la gloria da leader di Jai Hindley ha vita breve: nel gruppo maglia gialla con lui rimangono gli altri big, tranne Michael Woods (Israel Premier Tech) e il duo della Lidl Trek Mattias Skjelmose-Giulio Ciccone, che si attardano ed escono di classifica.

Davanti, intanto, nella picchiata post-Tourmalet restano a scappare Michal Kwiatkowski, James Shaw, Ruben Guerreiro e Tobias Johannessen, con Wout Van Aert che aspetta Jonas Vingegaard e Neilson Powless che si era staccato ma trova energie residue per mettersi alla ruota di Tadej Pogacar. Giù a Pierrefitte-Nestalas si ricongiungono i due quartetti e sono in otto, almeno formalmente, a contendersi il successo sugli ultimi 16 chilometri al 6%. In verità chiunque capisce che sarà un duello…

Le sorti si decidono nei residui 5 km di scalata. Powless si stacca, soddisfatto di aver centrato il personale obiettivo legato ai GPM. Un sensazionale Van Aert termina il lavoro che ha intrapreso subito allo start ufficiale: sempre protagonista, ha ingannato tutti lasciando pensare a un giorno di azione vincente e lui finalmente a prendersi la gioia personale, invece era una strategia per fare da appoggio a Vingegaard col vento in faccia; WVA si mette da parte e quasi si pianta stremato, ha bisogno della spintarella di un tifoso per ripartire. Scatta Jonas, appunto, ma stavolta Pogacar gli rimane incollato. Kwiatkowski pare l’unico a tener loro testa, ma crolla in un amen.

Ai -2700 metri Pogacar prende e va: decine di metri di margine, sguardo all’indietro, inchino sul traguardo. Anzi, due metri dopo averlo tagliato: non ha voluto mai smettere di pedalare. Hindley limita i danni evadendo dal plotoncino: con lui Rodriguez, ben assistito da Pidcock e Bernal, e Simon Yates.

Domani un po’ di respiro: possibile volata a Bordeaux.

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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