Trent’anni di Liuc e un futuro tra visione e azione

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di Federico Visconti*

Il 13 Ottobre scorso la LIUC ha completato le celebrazione del proprio trentennale incontrando coloro che fin dall’inizio hanno creduto nel progetto. Ci si è ritrovati, come ha osservato il Presidente Comerio, “per ricordare – quindi riportare nel cuore – gli incontri e i confronti che 30 anni fa portarono alla decisione di fondare e costruire una ‘Università’ nel nostro territorio”.

Evento ben riuscito, in equilibrio tra i sentimenti del cuore e i lumi della ragione. In situazioni del genere, il rischio di convergere sugli 883 va messo in conto: “stessa storia, stesso posto, stesso bar; stessa gente che vien dentro consuma, poi va; … non lo so che faccio quì …”. Della serie: rimpatriata allo stato puro, discorsi di circostanza, buffet top quality, improbabili au revoir.

Così non è stato: al clima di festa e al giusto tocco di passato si sono unite, sempre per dirla con Comerio, “prospettive nuove, sostenute da realismo e utopia così come fu trent’anni fa”.

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Federico Visconti

Mi permetto qualche commento ispirandomi ancora una volta a Sergio Marchionne, quando diceva: “Nel nostro ruolo di leader, se abbiamo la forza di immaginare un futuro di crescita per le nostre aziende o per i nostri Paesi, abbiamo la responsabilità di rendere questa visione reale”.

La questione sta, semplicemente e drammaticamente, in queste due righe. C’è un obiettivo forte (la crescita futura, ampiamente intesa), ci sono due condizioni fondamentali (visione e capacità realizzativa), c’è un presupposto dirimente (l’assunzione di responsabilità, in primis di chi sta in alto).

La questione riguarda tanti ambiti della società civile: aziende e comuni, ospedali e teatri, associazionismo e rappresentanza …. Non da ultimi, tendenzialmente per primi, i sistemi-Paese.

Quindi anche gli Atenei. Così è stato, così è, così sarà per la LIUC.

Procedo con ordine, inventandomi qualche fotografia.

Una prima Polaroid rappresenterebbe una visione iniziale del “progetto LIUC”, le coraggiose azioni di “start-up”, i protagonisti del momento, i risultati di chi è appena partito.

Poi, col passare del tempo, l’album fotografico si arricchirebbe: nuove rappresentazioni progettuali, contenuti di visione/azione più o meno efficaci, …. colori che si illuminano o che si ingrigiscono per effetto del fieno che entra in cascina.

Le Polaroid sono una metafora, un simbolo. La verità è quella che gli imprenditori e i manager hanno scolpita nella loro scrivania: a cambiamenti strutturali di ambiente bisogna dare risposte strutturali d’impresa. Detto in altri termini, per essere competitivi sul mercato non serve archiviare foto-ricordo. Bisogna essere allenati a concepire nuove visioni ed essere abili nel tradurle in fatti. E’ indispensabile guardare avanti, manovrare la proposta di valore, investire su risorse e competenze coerenti con il livello delle sfide.

E’ un lavoro di statura istituzionale, profondo e rigoroso, che nel business dell’education, in Italia e nel mondo, sta procedendo senza esclusione di colpi, per effetto dei cambiamenti del mercato e del comportamento dei concorrenti, non ultime le Università telematiche.

Purtroppo, per tornare agli 883, “gli anni d’oro del Grande Real, di Happy Days e di Ralph Malph, … del ‘tranquillo siam qui noi’” sono finiti da tempo.

Per fortuna, celebrando i suoi trent’anni, la LIUC ha avuto l’occasione di riaffermare la propria missione e di riflettere sulle condizioni istituzionali, imprenditoriali e manageriali che le consentano di affrontare con successo i prossimi trenta. O quantomeno il prossimo decennio….. le sfide non mancano di certo, sul piano della didattica e della ricerca, a livello di terza missione e di business school. Senza dimenticare le potenziali sinergie con il progetto MILL, recentemente varato da Confindustria Varese. Per il circuito visione-azione tanto caro a Marchionne serviranno gli straordinari, di gente capace.

*Rettore Liuc – Università Carlo Cattaneo

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