Varese città universitaria e rilancio dell’economia. Le soluzioni dei 7 candidati

VARESE – Università e lavoro. Il dibattito tra i sette candidati sindaco di Varese, che si è tenuto questa mattina (lunedì 20 settembre) all’università è ruotato quasi tutto attorno a questi due temi. Che sono anche al centro del dibattito di questa campagna elettorale. E che sono stati approfonditi nell’aula magna di via Ravasi, anche perché gli organizzatori dell’appuntamento sono i primi “uditori” interessati. Normale quindi chiedere a chi corre per la poltrona più importante di Palazzo Estense quale sia la vision su questioni che superano la stretta pertinenza del tema e vanno a toccare tutti quegli aspetti che “sommati” contribuiscono a disegnare la Varese di domani.

L’incontro è stato organizzato da Università e Confesercenti, in collaborazione con ConfApi, Cna, Federmanager, Upi e Alumni e sul palco c’erano: il sindaco uscente Davide Galimberti (coalizione di centrosinistra), il leghista Matteo Bianchi (coalizione di centrodestra), Carlo Alberto Coletto (Azione), Caterina Cazzato (Noi civici di Varese), Francesco Tomasella (Varese libera), Giuseppe Pitarresi (Sinistra alternativa) e Daniele Zanzi (Varese 2.0).

E i sette candidati sindaco, “interrogati” dal direttore di Rete 55 Matteo Inzaghi, hanno messo sul tavolo le loro proposte. Che al di là delle differenze hanno alcuni punti di contatto. O meglio, nessuno dei pretendenti ha messo in discussione il fatto che Varese debba diventare una città universitaria e che il tessuto economico ha ancora necessità di essere supportato nei prossimi mesi per uscire in maniera definitiva da una crisi sanitaria, ma che ben presto ha provocato devastanti effetti a livello sociale e soprattutto economica.

Dibattito “pettinato”, pensato (e sfruttato dai candidati) per dare spunti di riflessioni. Tanto che l’unico momento fuori dalle righe (se così si può dire) è stata l’ouverture di Francesco Tomasella di Varese libera, il quale in apertura ha mostrato una t-shirt con la scritta “università libera, no greenpass”.

7 idee per Varese città universitaria

Davide Galimberti è partito dal tema «degli alloggi, che daranno una nuova vita al quartiere di Biumo». Ha ricordato l’intervento del Campus di Bizzozero, con un stoccata polemica: «Mi spiace che altre forze politiche si siano opposte a questo intervento». E ha difeso l’intervento nell’ex caserma Garibaldi: «Ipotizzare altre destinazioni sarebbe uno spreco di opportunità per l’università. Poi è vero, bisogna intensificare i rapporti tra centro e campus».

«Varese non è percepita come città universitaria – ha spiegato Matteo Bianchi – va superata la distanza tra polo universitario in periferia e il centro. Portiamo studentati e alloggi “dentro” Varese. Un’amministrazione deve spingere l’utilizzo di servizi pubblici e attività commerciali per gli universitari. Senza dimenticare il dialogo tra le due istituzioni, dove l’università può agire da stimolo per “aprire” una città ancora troppo chiusa».

Daniela Zanzi di Varese 2.0 ha parlato di occasione mancata, «perché la mia idea era quella di realizzare lo studentato nell’ex caserma Garibaldi» e di opportunità da sfruttare: «perché la nostra città ha tutto per diventare un luogo di studio per gli Erasmus». Per Zanzi poi «bisognerebbe attivare nuove facoltà», più aderenti alla città: «Come ad esempio Architettura del paesaggio. E portare l’ateneo nelle diverse ville. Oltre a spingere di più sugli stage con aziende locali».

A proporre riduzione dei costi degli abbonamenti, ma anche agevolazioni per chi pratica attività sportive è stata Caterina Cazzato «perché la sfida è far vivere la città agli universitari che studiano Varese». E il rapporto tra i poli universitari, da rafforzare e per molti aspetti da costruire è stato focalizzato da Francesco Tomasella, mentre Giuseppe Pitarresi ha puntato sul «dare a Varese una casa per gli studenti e che sia a portata di “tutte le tasche”» e «sulla necessità di investire ancora di più sull’Insubria». Carlo Alberto Coletto, invece hanno posto l’accento sulla necessità di rafforzare i rapporti tra Insubria e tessuto imprenditoriale varesino.

2 azioni per il rilancio delle imprese

Giuseppe Pitarresi e Francesco Tomasella hanno offerto un percorso differente. Lo storico esponente della sinistra “più a sinistra” ha spiegato che «non c’è rilancio dell’economia del territorio se prima non ci si prende cura del territorio stesso. Attenzione all’ambiente, ma anche uno stop al sorgere di nuovi supermercati». Mentre il candidato di Varese libera non ha avuto dubbi: «L’Italia non è un Paese per chi vuol fare impresa. Se avessi un figlio gli suggerirei di andare all’estero. La strada alternativa è abbassare le tasse».

Anche Zanzi ha rivelato che «da 40 anni a questa parte mi chiedo perché faccio l’imprenditore a Varese». Per provocare, chiaramente e poi spiegare che uno dei problemi da non sottovalutare è quello del “caro affitti”. Abbassarli può essere un leva importante per il rilancio».

Meno burocrazia e più semplificazione è quanto porta avanti il candidato di Azione. Mentre Cazzato ha proposto l’istituzione di un assessorato che sappia essere interlocutore tra l’amministrazione e la città su tematiche e progetti importanti quali innovazione tecnologica e programmazione su come investire le risorse destinate dal Pnrr».

Galimberti ha puntato sulle connessione di Varese con il resto del territorio: «Oggi parliamo di una città sempre più connessa anche rispetto a 5 anni. Non siamo più un capolinea. Varese ha relazioni con l’area pedemontana e Milano. Per questo abbiamo deciso di investire sull’asta ex industriale di Valle Olona con un investimento su un progetto nel settore automotive. E poi la defiscalizzazione delle aree di confine. Non zone franche che sono battaglie di bandiera». 

Bianchi invece ha ricordato che «la crisi ha ribaltato paradigmi. Non è più necessario recarsi sul posto di lavoro nell’area metropolitana. Oggi lo smar tworking è un’opportunità in più, ma anche motivo per ripensare la città. Più accessibilità, che significa anche una miglior programmazione e pianificazione del territorio. Ma anche il turismo, una leva che deve diventare strategica per il rilancio di Varese e della nostra economia».

 Tari, Tosap, Imu

«Confermare l’utilizzo del suolo pubblico per i pubblici esercizi – ha detto Bianchi – ma anche calmierare l’Imu. In particolare sugli immobili per avere effetto volano sulle attività commerciali e per rilanciare il brand Varese. Basta farsi “bagnare il naso”».

Galimberti ha ricordato che «Fino al 2016 Varese era tra le città dove quest’imposta era gravosa. Oggi siamo all’opposto ed è una diminuzione strutturale e non strettamente legata alla pandemia. Anche sulla tassa rifiuti, nel 2022 passeremo alla tariffa puntuale e quindi alla logica del “paga sulla base di quanti rifiuti produco”».

Schematico Tomasella: «Basta lockdown, niente Tari per 3 anni e proroga dell’esenzione della Tosap». Per Zanzi: «Calmierare la Tari, prorogando questo sconto al 2022 e poi abolire la Tosap con l’allargamento delle zone pedonali». Decoro urbano, digitalizzazione e sostegno all’impresa femminile le leve da mettere in campo per Caterina Cazzato. Coletto ha promesso di spingere sull’utilizzo del suolo pubblico gratuito per le attività commerciali e non si è spinto oltre: «Prima voglio vedere il bilancio di Palazzo Estense per capire quali altre iniziative mettere in campo. Promettere a scatola chiusa sarebbe troppo semplice». Infine Pitarresi ha messo tutti in guardia: «Qua Galimberti e Bianchi continuano a parlare di fondi che il governo dovrà destinare. Che però sono debiti per i varesini. Meglio invece combattere sul fronte dell’evasione».