Mostra sui gulag a Varese, Memorial: «La Russia non ha giudicato il suo passato»

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VARESE – Lettere di madri e padri, mariti e mogli, spedite dai gulag, oggetti che le madri imprigionate confezionavano per i figli nel disperato tentativo di mantenere vivo il legame famigliare, fotografie e video che testimoniano storie straordinarie di umanità, dolore e amicizia: da oggi, 21 gennaio, fino a sabato 28 gennaio è possibile visitare in Sala Veratti a Varese la mostra “Uomini nonostante tutto – Testimonianze da Memorial” (tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19, martedì e giovedì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 22. Per gruppi numerosi è richiesta la prenotazione: memorialvarese@gmail.com) sui crimini perpetrati dal regime comunista sovietico soprattutto negli anni della repressione e del terrore staliniano.

«La società russa non è stata capace di giudicare il suo passato»

La mostra è stata resa possibile grazie a Memorial, progetto nato in Russia trentacinque anni fa – su iniziativa, tra gli altri, di Andrej Sacharov – che a dicembre è stato insignito del Nobel per la Pace. Il premio è stato consegnato a pochi mesi dalla decisione di Putin di liquidare l’associazione che si è battuta per rendere giustizia a chi ha tanto sofferto e oggi continua a soffrire a causa della situazione in Russia, Paese che non ha mai voluto fare i conti con il suo passato.
«La guerra in Ucraina – ha commentato ieri pomeriggio in una conferenza stampa Elena Zhemkova, la direttrice di Memorial – è un crimine e, ognuno di noi, ovunque sia, può fare la sua parte per arrivare a far trionfare il bene. La mostra che abbiamo preparato è un contributo e uno strumento per far superare la paura che ancora domina la società russa, che non è stata capace di giudicare il suo passato e chi ha commesso le atrocità dei gulag».
«Ciò che la mostra di Memorial fa capire – ha ribadito nel suo intervento Adriano Dell’Asta, docente dell’Università Cattolica di Brescia e vicepresidente della Fondazione Russia Cristiana – è che in essa vediamo testimonianze di vita, non un archivio burocratico. Dietro ogni nome, ogni cifra che leggiamo, c’è la storia di una persona, documentata e verificata da Memorial in modo rigoroso. Il premio Nobel per la pace che è stato assegnato all’associazione è il riconoscimento all’attività svolta in questi anni per evitare che quello che è accaduto in Unione Sovietica venga cancellato dalla storia».

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