Zone logistiche speciali in provincia di Varese, Longhin: «Segnale di autonomia»

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VARESE – «Un ulteriore segnale da parte del territorio, che richiede autonomia». Il referente provinciale della Lega, Giuseppe Longhin, riassume così l’incontro avvenuto ieri, 8 luglio, con gli amministratori dell’area centrale della provincia di Varese. L’obiettivo era discutere la proposta di Regione Lombardia di creare Zone logistiche speciali. Una vecchia battaglia, già portata avanti dall’esponente del Carroccio. In particolare sul tema delle Zone omogenee, ovvero «l’unico concreto modo per reperire facilmente contributi e gestire meglio il territorio», diceva soltanto lo scorso gennaio. Ma non è l’unico argomento che è stato affrontato ieri. Al centro anche interventi sulle Zone logistiche semplificate e su quella economica speciale, oltre ai Piani di zona – in essere o in costituzione da parte dei Comuni – e alla rivalutazione di un’area del territorio che comprende circa 35-40mila abitanti.

Il punto sulle zone

Lo scorso 5 luglio, la giunta regionale si è riunita per deliberare sulle Zone logistiche semplificate. L’obiettivo era una legge ad hoc per la creazione di queste aree, visto che «la nostra provincia, avendo l’aeroporto di Malpensa e trovandosi proprio sul confine con un Paese extra-Ue, possiede tutti i requisiti utili». In questo senso, prosegue, «Regione creerà una “cabina di regia”».
Non meno importante il tema delle Zone omogenee, ripreso a più battute da Longhin. Non ultimo lo scorso gennaio, quando parlava di questa soluzione come «fondamentale per ottenere maggiore autonomia locale, grazie anche alla miglior gestione e alla possibilità di avere maggior introiti dai bandi regionali». Queste zone, ribadisce ora, «sono previste dallo statuto provinciale: basterebbe convocare una conferenza dei sindaci per farle partire». Ma anche «previste dalla Delrio e “approvate” da Regione dopo lo studio di Eupolis e dell’università di Pavia».
La Zona economica speciale è stata «un’ulteriore richiesta presentata, dopo la bocciatura del 2018, da parte del senatore Stefano Candiani». Non meno importati i Piani di zona, «in essere o in costituzione da parte dei Comuni».

Cooperazione e aggregazione

Longhin sottolinea che tutti i punti affrontati «vanno verso la stessa direzione, quella della cooperazione e aggregazione». Ma sono «seguiti e gestiti da quattro attori differenti (Regione, Provincia, Stato e Comuni)». Con il rischio che «vanifichi tutto». Ora sarebbe «opportuno fare un incontro “stati generali” in provincia», oltre a uno «in presenza con sindaci e amministratori. Sia per porsi come referenti territoriali che si confrontano con la “cabina di regia” regionale, sia per agire in simbiosi». Progetti, questi, «sostanzialmente tutti proposti dalla Lega, che portano – in maniera differente – autonomia, detassazione e fondi». Fra gli interventi, Luisa Limido (Venegono Superiore) che accenna al Piano di zona tradatese. Ma anche Giancarlo Frigeri (Castiglione Olona) che sottolinea di «essere stato abbandonato a se stesso nella gestione dell’impianto semaforico e del conseguente aumento del traffico, a causa dei centri commerciali di Venegono Inferiore». E Giuseppe Giorgetti (Biandronno) suggerisce di «mappare i problemi dei singoli Comuni con la Provincia».

Rivalutare il territorio

Chiude l’intervento dell’architetto Stefano Biondaro, parlando della «rivalutazione di un’area territoriale che comprende circa 35-40mila abitanti, corrispondente a circa 10 Comuni», ricorda Longhin. Si tratta di «un’area che si espande dal lago di Varese fino a a Besnate-Somma Lombardo». Una zona che per il momento «non è sotto né il Parco del Ticino, né il Parco Campo dei Fiori». In questo senso, il fine ultimo sarebbe «creare un’organizzazione che possa implementare la realizzazione di un Ecomuseo, di una ciclabile che colleghi Gallarate al lago di Varese e di tutta una serie di iniziative che possa far rivalutare il territorio intorno a quest’area».

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