VISTO&RIVISTO A rischio l’estinzione del cinema di qualità

minchella jurassic world

di Andrea Minchella

VISTO

JURASSIC WORLD- IL DOMINIO, di Colin Trevorrow (Jurassic Park Dominion, Stati Uniti 2022, 146 min.).

Sottotitolo: La Clonazione della Clonazione.

Questo terzo capitolo della “sotto” saga “Jurassic World”, e il sesto capitolo del “franchise” “Jurassic Park”, basato sui personaggi creati dal genio di Michael Crichton, replica perfettamente la sostanza, la forma e il ritmo dei precedenti due capitoli. Lo fa con maestria, certo, ma senza fornirci nessun nuovo elemento, riproducendo all’infinito, come in una sorta di clonazione impazzita, “topos” e personaggi universalmente presenti e vividi nella nostra immaginazione di “nerd”.

Trevorrow, che torna alla regia della saga dopo aver solo scritto il precedente “Jurassic World- Il Regno Distrutto”, decide di rendere omaggio al cinema “blockbuster” che ha reso ricco e famoso Steven Spielberg e tanti registi dagli anni ottanta in poi. Le citazioni e le “replicazioni” di altri film sono innumerevoli e, a volte, tarpano completamente il flusso narrativo del suo lunghissimo e, a volte, scontato lavoro. Inquadrature e sequenze rendono omaggio ai vari “007” e “Jason Bourne” che hanno riscritto la tecnica di filmare un inseguimento tra le vie strette e impervie delle città europee. L’inseguimento tra velociraptor e l’appesantito Chris Pratt nelle strade di Malta ne è un esempio lampante. Oppure è impossibile, guardando lo sciame impazzito delle locuste giganti, non pensare al terribile “Gli Uccelli” di Alfred Hitchcock.

Il “gigantosauro”, poi, riporta la mente subito al “Godzilla”, l’anti dinosauro creato dai creativi giapponesi. Trevorrow, poi, dichiara il suo amore per Spielberg inserendo nel suo progetto parecchi richiami al regista che, nel 1993, portò per la prima volta i dinosauri di Crichton sullo schermo. “Lo Squalo”, “E.T.”, “Indiana Jones” sono chiaramente ricalcati in diversi punti della pellicola. Anche “Star Wars”, “Avatar”, “Predator”, “La Mummia”, e “I Gremlins”, sono spunti chiari e diretti sui quali gli sceneggiatori hanno plasmato la loro abbastanza piatta sceneggiatura.

Dunque “Jurassic Park- Il Dominio” è un contenitore di personaggi, vicende, richiami e situazioni che non hanno nulla di nuovo, se non il fatto di essere stati rielaborati in maniera inedita e divertente da una produzione costosa e perfezionista. Ma il risultato lascia non pochi dubbi sulla reale necessità di realizzare questo film. Solo il fatto di voler chiudere una saga, portandosi a casa molti milioni di dollari, giustifica la realizzazione di qualcosa che si è già visto e che non apporta nulla di nuovo all’epica molto più grandiosa e affascinante dei personaggi creati, negli anni ottanta, da colui, Michael Crichton, che già negli anni settanta aveva immaginato un parco giochi in cui gli esseri umani potevano divertirsi senza freni di nessun tipo, con umanoidi costruiti in laboratorio: “Il Mondo dei Robot”. Questo film leggendario, diretto dallo stesso Crichton con protagonista un agghiacciante Yul Brynner, ha dato, recentemente, lo spunto alla distopica e asfissiante serie “Westworld”.

Crichton, prematuramente scomparso qualche anno fa, era abbastanza scettico sullo strizzare fino all’ultima goccia un’idea vincente. A ragione. Perché le saghe, se non hanno da dire nulla di nuovo, rischiano di compromettere la grandezza di un’idea che nulla ha a che fare con la replicazione all’infinito di un prodotto. Basti pensare a “Star Wars” che è diventato un vero “franchise” come “McDonald” in cui vai e sai già cosa comprare perché il tuo corpo, cervello compreso, è come assuefatto da quel prodotto che è sempre lo stesso e non ti dà nuove emozioni. Giusto guadagnare con le idee, ma forse a volte bisogna sapersi fermare in tempo per orientarsi e impegnarsi in nuovi progetti, nuove storie, nuovi personaggi.

Il cerchio si chiude perché si riconnette un filo diretto con il primo capitolo, quello del 1993, in cui gli scienziati Sattler e Grant si ritrovano dopo quasi trent’anni per occuparsi ancora di dinosauri, dna, clonazioni e cattivi che vogliono solo arricchirsi mettendo in pericolo il mondo intero. Il cattivo di turno, però, è inconsistente e non abbastanza cattivo da renderlo completamente antipatico. Anche lui sembra affaticato dalla mancanza di creatività e di novità che in questo ultimo capitolo sembra essere il vero ed unico nemico da combattere.

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RIVISTO

DISTRICT 9, di Neil Blomkamp (Stati Uniti- Nuova Zelanda- Canada- Sud Africa 2009, 112 min.).

Un colpo di genio. Un capolavoro che racconta di razzismo in maniera nuova e dirompente. L’alieno, che all’inizio fa paura, viene relegato nelle baraccopoli che ricordano tanto i ghetti dove venivano costretti i neri dell’apartheid degli anni ottanta.

Un racconto crudo sull’egoismo stupido ed inutile dell’uomo, che pensa sempre di essere superiore ad ogni forma di vita, esseri umani compresi. Da rivedere per riscoprire un punto di vista inedito ed originale.

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