VISTO&RIVISTO La missione impossibile è fare a meno di questo tipo di cinema

minchella visto rivisto cruise

di Andrea Minchella

VISTO

MISSION: IMPOSSIBLE- DEAD RECKONING- PARTE UNO, di Christopher McQuarrie (Mission: Impossible- Dead Reckoning- Part One, Stati Uniti 2023, 163 min.).

163 minuti di durata. 290 milioni di dollari di budget. 36 mesi di lavorazione. E poi, migliaia di sale in tutto il mondo per la distribuzione, centinaia di persone coinvolte nella lavorazione e un solo uomo al comando: Tom Cruise.

Questo settimo capitolo della saga, tratta dalla serie televisiva americana degli anni sessanta ideata da Bruce Geller, si impone nelle sale di tutto il mondo in maniera più prepotente ed arrogante che mai. Complice il post- covid, che sembra aver amplificato il desiderio di recuperare tutto ciò che si è perso durante la pandemia, questa ennesima avventura dell’agente Ethan Hunt si mostra chiaramente come una palese, seppur sacrosanta, avventura economica molto vantaggiosa per i produttori, tra cui primeggia lo stesso Cruise.

Gli autori della sceneggiatura danno vita ad una fotocopia, ben farcita e rielaborata in maniera geniale, che ormai ha poco a che fare con il primo capitolo del duemila firmato dal potente Brian De Palma. “Mission: Impossible” si è trasformato in una sorta di vaccino di cui tutti hanno bisogno, ma le cui conseguenze sulla nostra mente sono tutt’ora ignote. Il pubblico di tutto il mondo si appresta numeroso ad assistere ad una storia nuova ma che contiene parecchi elementi del secolo scorso. Ci sono i russi, un sommergibile nucleare che viene affondato, un’arma segreta e pericolosa che viene attivata con l’unione di due chiavi, un compratore privato e una serie di inseguimenti che rimandano alla grammatica classica di pellicole di 007 o di Jason Bourne. Nulla di nuovo sul fronte occidentale.

L’unico elemento di novità, forse, è la presenza di un’arma che ricorda molto l’intelligenza artificiale di cui si parla in questo periodo. Le conseguenze di un possibile sopravvento dell’intelligenza artificiale, che comunque è creata e guidata da umani, potrebbero essere nefaste o irrimediabilmente fuori controllo. Questo aspetto tecnologico inquietante è però diluito in un racconto estenuante e troppo lungo che serve, soprattutto, a mostrare al mondo intero quanto è bravo, giovanile e affascinante l’ormai sessantenne Tom Cruise. L’intelligenza artificiale, più che in ambito militare, potrebbe diventare molto pericolosa nella sfera sociale del mondo. Questo aspetto, però, non poteva essere analizzato da un film che è pieno di stereotipi narrativi al fine di anestetizzare il suo pubblico con l’illusione di poter intrattenere un mondo sempre più perso e intrappolato nella paura di una nuova pandemia, di una guerra incomprensibile o di un’inevitabile catastrofe climatica.

Insomma Tom Cruise, che ha il merito comunque di aver scommesso vincendo con “Maverick”, riportando al cinema una massa oceanica di persone dopo il “lock down” che aveva messo in ginocchio anche l’industria cinematografica, ha ormai intrapreso la carriera dell’imprenditore-attore-regista (fantasma), stuntman, capace di realizzare film cuciti sulla sua pelle e attorno alla sua anima imperscrutabile che incassano quasi un miliardo a botta. Poco importa se la sceneggiatura è superflua poiché tutto il potenziale risiede nelle capacità acrobatiche reali di Tom Cruise e nelle sequenze mozzafiato degli inseguimenti a Roma, dei combattimenti sul tetto di un treno tra le Alpi austriache o del salto con moto e paracadute da un costone di una montagna rocciosa. Tutto il resto scompare. Gli attori, la musica, il montaggio. Sullo schermo solo e soltanto Tom Cruise che come un dio greco si fa immortalare in una pellicola marmorea che lo possa proiettare nell’eternità. Troppo.

Questa pellicola, che ha il pregio di poggiarsi ancora su scene spettacolari realizzate con mezzi e persone reali a discapito dell’invasione del computer che può produrre ogni desiderio di immaginazione ma che appiattisce qualsiasi emozione, trita e sputa ogni cosa che tocca. Fa male vedere Roma e Venezia che si prestano a fornire scenari spettacolari ad una produzione miope e convenzionale che rende ogni elemento omogeneo con la finalità di far primeggiare l’azione, scontata e ripetitiva, su città piene di storia e cultura che dovrebbero iniziare ad essere protette e salvaguardate anche da mega produzioni straniere che, pagando, possono qualsiasi cosa.

***

RIVISTO

INNOCENTI BUGIE, di James Mangold (Knight and Day, Stati Uniti 2010, 109- 117 min.).

Tom Cruise spia spericolata che sa prendersi in giro in maniera intelligente. James Mangold dirige un’originale commedia con forti tinte “spy” con un Tom Cruise simpatico e affascinante e una Cameron Diaz perfetta e bellissima.

Da rivedere perché è un film ritmato e mai scontato che riesce perfettamente ad intrattenere facendoci evadere per quasi due ore dalla nostra vita priva di missioni speciali ed agenti belli e capaci.

minchella visto rivisto cruise – MALPENSA24