VISTO&RIVISTO Succession 4: la resa dei conti che tutti aspettavano

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di Andrea Minchella

VISTO

SUCCESSION- STAGIONE 4, di Jesse Armstrong (Stati Uniti 2023, 10x 56/70 min, Hbo- Sky Atlantic).

Finalmente è arrivata la resa dei conti. La serie più premiata e seguita negli ultimi anni approda alla sua quarta e ultima stagione. “Succession”, che già dalla prima puntata rivelava una struttura narrativa e stilistica innovativa e molto snervante, è cresciuta e si è trasformata così da non diventare, come spesso accade, una proiezione di sé stessa che vive e viene prodotta solo per finalità commerciali delle piattaforme stesse più tosto che per il sacrosanto scopo artistico di intrattenere il pubblico.

La serie targata HBO tratta un argomento complesso e molto interessante che, se elaborato in maniera intelligente come in questo caso, aggancia un pubblico vasto il quale, fondamentalmente, si immedesima quasi automaticamente in uno dei protagonisti della storia. Perché le vicende famigliari sono, nel bene e nel male, ciò che maggiormente influenzano la nostra esistenza e le scelte che compiamo o che subiamo. Se alle complesse dinamiche di una famiglia ci aggiungiamo un patrimonio miliardario legato all’industria della comunicazione e dei “media”, ecco che abbiamo isolato il fulcro vivo e mutevole di “Succession”.

In questa ultima stagione la famiglia Roi si ritrova a vivere tutta la violenza di un inevitabile scontro generazionale. Il patriarca Logan, che cerca di tenere il punto sulla variegata azienda che ha fondato e che sta traghettando verso una nuova era, viene accerchiato dai figli, tranne l’evanescente Connor, che cercano di farsi spazio nella complicata realtà finanziaria americana delle imprese famigliari. Kendall, Roman e Siobhan vogliono emanciparsi da un padre protettivo ma anche evidentemente spietato.

Gli affari di questa portata non lasciano spazio ai sentimenti e ai formalismi. Durante le tre stagioni precedenti ci siamo abituati ad un lessico famigliare che comprendesse ogni arma pur di raggiungere un obbiettivo. I protagonisti di questa quarta stagione sembrano non avere scampo davanti ad uno scontro più complicato e pericoloso che viene segnato da un evento inaspettato che rimescola le carte. Ogni puntata di questa quarta stagione è un piccolo capolavoro. La macchina a spalla e un flusso continuo di battute filmate in un unico piano sequenza trasformano la visione di un episodio in un’esperienza sensoriale a tutto tondo. Grazie ad una regia puntuale, lo spettatore si ritrova coinvolto pienamente tra gli scontri e le riunioni in cui i Roi sono intenti a compiere una transazione finanziaria che porterebbe alle casse di famiglia miliardi di dollari. Ma le decisioni prese da Logan o dai tre figli potrebbero compromettere seriamente l’intero “asset” familiare.

Dunque “Succession” è un prodotto di alta qualità che è riuscito negli anni a mantenere sempre un livello di originalità e di fascino elevato. La presenza, tra i produttori, di Adam Mckay si nota e certamente apporta una forte assonanza “cinematografica” che in questi tipi di prodotti sono necessari per rendere la narrazione avvincente e mai scontata.

Sempre meno serie tv seguono i parametri che hanno reso “Succession” un interessante ritratto della società contemporanea capitalista e spietata. La maggior parte delle produzioni, spesso, sono frutto di algoritmi stilistici e linguistici che ingabbiano lo spettatore in una serialità finalizzata principalmente a fini commerciali e non a fini prettamente di intrattenimento. Peccato.

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RIVISTO

LA FRODE, DI Nicholas Jarecki (Arbitrage, Stati Uniti- Polonia 2012, 107 min.).

Un vero capolavoro. Che dovrebbe essere studiato nelle scuole di cinema. Richard Gere è solo uno degli elementi di forza di questo racconto di alta finanza e di debolezze umane. La bugia si fonde con la volontà di salvaguardare la propria famiglia a tutti i costi.

Tim Roth e Susan Sarandon completano un cast curato fino all’ultima comparsa. Ciò che lascia basiti è il sentore che spesso, in certi ambienti, le vie di fuga in caso di problemi siano tante, a discapito del resto del mondo che fatica a trovare soluzioni in caso di difficoltà o, peggio, che non si può permettere di aggiustare i propri errori mettendo in campo soldi e potere in misura spropositata.

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