Viva il presepe. Difendiamolo!

pellerin presepe natale

di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, questo è l’augurio per serene Festività Natalizie e per un Anno che Verrà ricco di buone cose. Purtroppo non è così per tutti, non va bene per tutti nonostante questa sia l’epoca della “tolleranza”, dei “buoni sentimenti” e delle “aperture al dialogo”. Accanto al “cucù”, il verso del cuculo, con il quale in una scuola della provincia di Padova si è cercato di sostituire la parola Gesù con annesse le scuse della dirigente scolastica che non hanno convinto nessuno, nella vicina Parabiago un magrebino acceso nella fede per Allah ha dato fuoco nella chiesa parrocchiale ad un presepe di cartapesta che, per fortuna, non ha creato molti danni, neanche ad un vicino prezioso organo seicentesco che è rimasto solo un po’ “affumicato”.

La proposta di legge presentata dalla senatrice di Fratelli d’Italia Lavinia Mennuni solo volta a preservare la libertà di allestire i presepi nelle scuole d’Italia, è stata accolta con grande indignazione, come la volontà di ristabilire la religione di Stato. Davvero, proprio così. Confermo che questa è un’epoca di grandi trasformazioni, di grande attenzione ai diritti civili (peraltro affermati solo nella cultura occidentale perché nel resto del mondo …), al Pensiero Unico Corretto, alla cosiddetta cultura woke, e via elencando. Ma siamo poi certi che questa è la corretta via per la ricerca della libertà e dell’unione fra i popoli? Io ho parecchi dubbi in proposito.

Il mio pensiero corre alla Costituzione Europea dove non si sono affermate le radici cristiane. Infatti l’art. 2 recita: “L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze”. Dunque sono evidenti i riferimenti al rispetto dei diritti dell’uomo. Anche se questi oggi sono considerati «valori laici», tuttavia non si può negare la loro originaria ispirazione cristiana. Giovanni Paolo II commentava: “Dopo venti secoli di storia, nonostante i sanguinosi conflitti che hanno contrapposto tra loro i popoli di Europa e nonostante le crisi spirituali che hanno segnato la vita del Continente (fino a porre alla coscienza del nostro tempo gravi interrogativi sulle sorti del suo futuro), si deve ancora affermare che l’identità europea è incomprensibile senza il cristianesimo, e che proprio in esso si ritrovano quelle radici comuni dalle quali è maturata la sua intraprendenza, la sua capacità di espansione costruttiva anche negli altri continenti; in una parola, tutto ciò che costituisce la sua gloria» (Atto europeistico a Santiago de Compostela, in L’Osservatore Romano, 11 novembre 1982).

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Ivanoe Pellerin

In altre parole, nonostante tutti i sommovimenti, le lacerazioni e le trasformazioni sociali e culturali, l’identità dell’Europa affonda pur sempre le sue radici nel patrimonio spirituale e morale del cristianesimo che ha accomunato fin dal loro sorgere i popoli che la compongono. Girando per l’Europa si possono trovare segni della presenza delle evidenti radici cristiane: abbazie, monasteri, biblioteche, università, cattedrali. Testimonianze straordinarie che non possono essere trascurate. Non ammetterle è stato, a mio parere, un brutto errore. Jean Monnet, politico e famoso economista francese, che dell’unità economica fu il principale architetto, pochi giorni prima di morire, confessava: “Se l’Europa fosse da rifare, comincerei dalla cultura”. E uno dei massimi storici del XX secolo, F. P. Braudel, commentava: “Noi non coalizziamo gli Stati, noi uniamo gli uomini”. E allora, aggiungo io, per mettere insieme gli uomini, occorre costruirne l’unità su valori fondamentali condivisi.

Sul pensiero che corre, metto in fila cultura, valori e simboli. E così torno all’inizio dei miei auguri. Ottocento anni fa, in vista del Natale dell’anno di grazia 1223, Francesco d’Assisi mise in scena il primo presepe a Greccio. Come scrive il grande Marcello Veneziani, era vivente, una rappresentazione teatrale sacra. Solo in seguito sarebbero poi nati i paesaggi più o meno adeguati, le belle statuine, i vari personaggi attuali e non, ricostruiti non sempre con grazia e cura, ma sempre con devozione. Il presepe è la rappresentazione più viva e compiuta della comunità cattolica, della famiglia cristiana, della coralità italiana. Probabilmente è il nostro modo tenero e sincero di celebrare l’amore di Dio, il senso religioso della vita e l’evento più importante per la storia della cristianità: la nascita di Gesù. Così il presepe e la sacra famiglia di Francesco diventa la nostra famiglia, la famiglia di ciascuno di noi.

Cari amici vicini e lontani, io sento il profumo del muschio del presepe, l’odore acre del legno della capanna, immagino i pastori che giungono, la Madonna china sulla culla e Giuseppe che protegge, intravedo le lucine del cielo e la lucente stella cometa e lontano lontano mi pare di udire i suoni familiari della zampogna. Cari amici vicini e lontani, il Bambino che nasce è davvero la speranza, la più bella speranza che possiamo immaginare, ciascuno secondo il proprio pensiero e il proprio sentimento, ciascuno secondo la musica che sente nel proprio cuore, ciascuno secondo l’amore che gorgoglia in fondo all’anima, perché ciascuno già percepisce la magia del mondo.

E allora, cari amici vicini e lontani, i più sinceri auguri!

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