Fase 2, Cecchin (sindaci Alto Milanese): «Problemi irrisolti dal prefetto e dall’ATS»

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SAN GIORGIO SU LEGNANOSindaco Cecchin, è soddisfatto delle risposte che ha dato il prefetto di Milano alla Conferenza dei sindaci dell’Alto Milanese da lei presieduta?

«Ha risposto a quello che avevamo chiesto – risponde Walter Cecchin, primo cittadino di San Giorgio su Legnano e presidente della Conferenza che raccoglie 22 comuni del Legnanese e del Castanese – e chiarito i dubbi in modo inequivocabile. Per di più, adesso abbiamo qualcosa di scritto e questo è importante».

Entrando nel merito delle disposizioni per la ripartenza, lo stesso prefetto ammette che i movimenti all’interno della regione potrebbe essere limitati dalle misure prese da alcuni comuni: lo trova giusto?

«No, questo è assurdo. Abbiamo già lo Stato, la Regione, se poi ogni singolo Comune limita gli spostamenti sul proprio territorio si crea una grande confusione fra i cittadini. Mica possono vedere come si comportano tutti i comuni che devono attraversare, occorre maggiore uniformità. C’è perfino un Comune del Milanese che ancora ieri ha vietato alla gente di uscire. Non possiamo comportarci così».

Sbaglio, o anche sulle esigenze delle famiglie con bambini il prefetto è stato un po’ evasivo?

«Alla fine ha detto ai genitori che devono tornare al lavoro e che non hanno la possibilità dello smart working, né di alternarsi o di usufruire delle ferie: usate i nonni».

Ma così si espongono di più al contagio proprio le persone più vulnerabili…

«Eppure, anche in questo caso, saranno i nonni che dovranno risolvere i problemi delle famiglie. Bambini e ragazzi da zero a 13 anni devono stare con un adulto e sono tantissimi. Nessuno pensa ai problemi che ha creato per molte famiglie la chiusura della scuola, o a quelli che creerà la chiusura dei centri estivi».

Neppure da ATS avete ricevuto le risposte che attendevate sui test sierologici. Che cosa ne pensa?

«Guardi, ogni sindaco ha cittadini che sono in quarantena da settimane. Ci devono far capire quando farle uscire. Io ho una lista talmente lunga, con persone in quarantena anche da più di un mese, insieme a tutta la famiglia. È indispensabile affrontare questo discorso: l’ATS deve fare il tampone o il test, perché a un certo punto siano “liberate” e si sblocchi anche l’economia».

Eppure l’ATS vi ha chiaramente sconsigliato di procedere con vostri screening.

«Volevamo cercare di risolvere questa situazione, invece è stato visto come uno scavalcare le competenze. I cittadini chiedono a noi sindaci, ma non possiamo fare nulla. I medici di base tengono la gente in quarantena anche per una febbriciattola. Dico io, com’è possibile? Abbiamo voluto spingere su altre strade, ci hanno detto di no. Magari ci sono ragioni tecniche che non conosciamo. Ma se anche quelli che chiedevamo non sono test precisi al 100%, al limite li si rifà. L’importante è avere certezze sul territorio su chi isolare e chi invece può riprendere la vita sociale».

E invece?

«Invece dobbiamo rassegnarci a questa mancanza di spiegazioni del perché non si vogliono percorrere altre strade. Anche questa è una questione ancora da affrontare, come quella di ricorrere ai nonni per badare ai bambini a casa».

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