I colonnelli di Nino Caianiello lasciano Forza Italia e indossano i panni dei civici

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VARESE – E l’ultimo chiude la porta. Dopo Roberto Leonardi, Roberto Puricelli, anche Ciro Calemme lascia Forza Italia. La transumanza di Agorà, per lo meno i pezzi pregiati, è così completata. Ora resta da capire quale sarà la meta politica di un gruppo che è sempre stato un partito nel partito. Puntano ai civici, fissano in Villa Recalcati il campo di battaglia sul quale lanciare il primo segnale di una guerra, spiffera qualche insider dei fuoriusciti, illustrata a quanto pare anche al vecchio leader dell’associazione: Nino Caianiello, ex plenipotenziario belusconiano in provincia di Varese ed epicentro dell’inchiesta Mensa dei poveri. A cena, più di una cena, e attorno a tavoli dove si sono seduti anche alcuni sindaci e consiglieri del Varesotto.

Guerra fredda dall’esito scritto

Giacomo Caliendo, al suo arrivo a Varese, mise subito le cose in chiaro: “Un conto è Forza Italia, un altro Agorà, che è un’associazione culturale e tale deve restare. Nessuno manda via nessuno, ma questo deve essere chiaro”. Parole pronunciate quando lo squarcio Mensa dei poveri ancora sanguinava e che sono state subito lette come una dichiarazione di guerra agli uomini di Caianiello. Fredda, ma pur sempre guerra.

E così è stato. I colonnelli del mullah, infatti, sono rimasti sulla nave berlusconiana allo sbando. Sottocoperta. Dove, seppur a corrente alternata, hanno alzato la tensione, preso subito una posizione di scontro con i vertici commissariali e sventolato come minaccia l’addio al partito. Più volte fatto intendere e portato avanti quasi fosse uno stillicidio. Non è certo un caso, infatti, che se ne sono andati uno alla volta (come per non dare nell’occhio) fino ad arrivare all’ultimo tris di addi, i più roboanti e che hanno chiuso il cerchio.

Taxi!

In politica nulla accade a caso. Tanto che gli addii, compreso quello di Calemme, sono stati programmati da tempo nella successione e nei tempi. Per andare dove? è la domanda. Ed è lo stesso Calemme a pronunciare quelle che oggi in politica sembra essere la parolina magica: civici.

Ma quale civici è tutto da vedere. Anche se l’indizio di Villa Recalcati lascia intendere dove si vuol puntare. E’ chiaro, e non è nemmeno un segreto, che gli ex Agorà stanno da tempo facendo una corte spietata all’unico esponente civico che ha un ruolo a Villa Recalcati: ovvero Marco Magrini. Che potrebbe giocare la partita da sindaco (essere primo cittadino è il lasciapassare per diventare presidente provinciale) a Masciago Primo. Ma la sensazione è che, nello scenario tracciato, quello del civismo sia per gli ormai ex Forza Italia un taxi, l’unico disponibile da prendere al volo per fare un pezzo di strada politica in attesa di vedere come evolve lo scenario che è più fluido che mai.

Visione e divisione

Visione, divisione e voti. Politicamente sono questi i tre concetti su cui si è sempre basata la politica di Nino Caianello. Al quale non mancava certo la visione, ma ha spesso usato la divisione (fuori e dentro al partito) per trovare la quadra e mantenere (in) equilibrio la sua posizione di potere. E i voti. Che ne aveva e ne ha ancora. Il problema è quanti. E le elezioni provinciali, di secondo livello, sono il primo banco di prova per pesarli e capire quanti, tra gli amministratori di area Agorà sparsi qua e là per la provincia, gli sono rimasti fedeli. E anche per quantificare “il pacchetto”, questa volta infiocchettato col civismo, da spendere nelle prossime partite elettorali nel mirino: le amministrative, ma anche le regionali.

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