Varese, Busto, Gallarate: nuove giunte senza più alibi

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Non nascondiamoci dietro un dito: nella formazione delle giunte di Gallarate e Busto Arsizio, ora pienamente operative, fa capolino il manuale Cencelli, quella sorta di vademecum di ispirazione democristiana che assegna gli incarichi istituzionali a seconda del peso politico/elettorale dei partiti. In sede amministrativa fanno premio i risultati ottenuti alle urne dalle liste e dai singoli candidati. Meritocrazia e competenze non sempre sono tenute in debita considerazione, specialmente se, come nelle circostanze post voto delle due città riconquistate dal centrodestra, i sindaci confermati possono contare su un gruppo di assessori a loro omologati, o perché eletti nelle liste civiche di riferimento agli stessi primi cittadini o perché accasati, per convinzione o opportunità, sotto i loro ombrelli. Il rischio è di avere “uomini soli al comando”, con accanto amministratori neofiti, privi di esperienze con la cosa pubblica, che finiscono per dipendere in toto dal capo dell’esecutivo, oppure amministratori più navigati che abbozzano per continuare a conservare le loro poltrone.

Parliamo di rischio, ciò a dire che potremmo anche essere smentiti dai fatti. Ma, appunto, aspettiamo i fatti. I quali, sia inteso, riguardano Gallarate, Busto Arsizio e pure Varese. Non dimentichiamoci che lì, nel capoluogo, la giunta deve ancora essere varata. Le premesse però non ci confortano nel ritenere che Davide Galimberti non sia costretto anch’egli ad affidarsi al Cencelli, accontentando in primis i desiderata del Partito democratico, da cui discende politicamente. Gli usi e i costumi della politichetta nazionale sono uguali dappertutto e ad ogni latitudine partitica. Non c’è più nulla di che sorprendersi né, tanto meno, da scandalizzarci: purtroppo siamo abituati a tutto.

Dopo di che, i nuovi esecutivi, di qualunque matrice essi siano, hanno l’onere di cominciare a lavorare. Banale, persino scontato affermare che “rimane molto da fare”. Ci mancherebbe: amministrare un Comune è un impegno costante, che si rinnova, come le incombenze da affrontare e risolvere, di giorno in giorno. Ma i signori amministratori di Varese, Busto e Gallarate partono con un doppio vantaggio: possono lavorare in continuità con il recente passato e, mai come in questo momento, hanno a disposizione una valanga di contributi in arrivo da ogni dove. A cominciare, manco a dirlo, dal Pnrr. Sono due motivi che vanificano qualunque alibi: nessuno può lamentare inadempienze rispetto alle scelte di chi li ha preceduti e, nessuno, può raccontarci la favola che non ci sono soldi in cassa.

Soltanto negli ultimi mesi, sono già piovuti sui Municipi cascate di soldi, milioni di euro stanziati in virtù della grave crisi economica e pandemica di cui tutti siamo rimasti vittime, soprattutto gli enti locali. E molti altri ne sono annunciati. A questo punto, sindaci e assessori, hanno soltanto da rimboccarsi le maniche e cercare di spendere bene i tesoretti a loro disposizione. Certo, sono finanziamenti mirati, ma proprio per questo più facili da investire. Sempre che ai voti ottenuti alle urne, alle cambiali in bianco offerte dai cittadini, corrisponda una vera capacità amministrativa. Che di solito non si acquisisce con un consenso elettorale più alto rispetto agli avversari, ma con competenza, serietà, impegno maturati anche nel tempo. Cifre che tutti gli addetti ai lavori di solito asseriscono di possedere, però a parole. La realtà poi li mette alla prova, con risultati a volte deludenti. Per dirla alla lombarda: sperèm!

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