Busto, il Te Deum del Prevosto snobbato dalla politica: c’è solo la vicesindaco

BUSTO ARSIZIO – C’era solo la vicesindaco Manuela Maffioli a rappresentare le istituzioni cittadine nelle prime file della Basilica di San Giovanni per ascoltare il Te Deum di Monsignor Severino Pagani. Il discorso alla città del Prevosto, tradizionalmente il momento più alto di dialogo tra la comunità cristiana e quella civile, viene così, di fatto, snobbato. Eppure Pagani, con la sua abituale profondità dialettica, descrive uno scenario molto articolato del cambiamento imposto dalla pandemia, esprimendo «tre messaggi» nel passaggio tra il 2021 e il 2022, «la necessità di acquistare una nuova ricomprensione della vita, il bisogno di costruire relazioni umane più profonde, e la necessità di impegnarci per una rinnovata collaborazione nell’agire comune». E agli amministratori assicura collaborazione: «Non li lasceremo da soli».

Il Te Deum disertato

L’omelia della Messa prefestiva di Capodanno, quella in cui si recita il canto del Te Deum, è la tradizionale occasione, per la guida spirituale della comunità bustocca, di tracciare un bilancio dell’anno appena concluso e di delineare gli auspici per l’anno che verrà. Uno spunto di riflessione anche per la politica, senza bisogno di scomodare precedenti illustri, come la filippica dal pulpito di Monsignor Claudio Livetti contro la corruzione dilagante alla vigilia di Tangentopoli. Stavolta però la politica brilla per assenza. Nelle panche delle prime file c’è solo la fascia tricolore di rappresentanza indossata dalla vicesindaco e assessore alla cultura e allo sviluppo economico Manuela Maffioli (il sindaco è fuori città per qualche giorno di ferie), circondata da un insolito, e rumoroso, vuoto. Segno dei tempi che cambiano, forse. Ma, almeno a memoria, quelle assenze sono un’immagine che non si era mai vista a Busto.

Il cambiamento

Ed è proprio dal cambiamento in atto, dopo «un altro anno vissuto in un clima di incertezza e precarietà, in cui la vita sembra aver perso solidità e confuso gli stati d’animo e le relazioni», che Monsignor Pagani avvia la sua riflessione di San Silvestro. «La nostra vita è cambiata in modo più veloce di quanto non ci sia dato di accorgerci – sottolinea il Prevosto – la conquista di una apparente più grande libertà individuale ci ha resi più protagonisti ma forse ha esasperato troppo la nostra individualità. La tecnica e l’informatica ci hanno reso più indipendenti ma anche più controllati da altri». E rispetto al benessere economico conquistato «ora qualcosa si è rotto. E non ci basta più una visione funzionale della vita». E sono diversi i fattori che «pongono seri interrogativi alla nostra convivenza»: Pagani elenca «la debolezza e il disagio sulla salute, l’equilibrio della psiche, l’affacciarsi più repentino della morte, la visione dell’amore estrapolato dal concetto di famiglia, la precarietà economica, i grandi capitoli dell’ecologia, dell’energia, del lavoro, le migrazioni, disuguaglianze sociali, gli scenari mondiali di grandi conflitti all’orizzonte. Non è tutto male, ci sono anche enormi opportunità di bene in questo nuovo assetto della vita, ma si tratta di un massiccio cambiamento che pone interrogativi anche alla nostra fede».

I messaggi a politica e società civile

L’altro grande tema è la necessità di «relazioni più vere e più profonde» resa evidente dalla «precarietà del Covid». E se un anno fa Monsignore aveva profetizzato «non credo che finito il lockdown torneranno tutti in chiesa», oggi invoca «una maggiore partecipazione alla vita comunitaria e alle celebrazioni, che hanno registrato una diminuzione non solo motivata dal Covid». E infine c’è l’invocazione più “politica” di don Severino, ad una «maggiore collaborazione nell’agire comune». Un monito rivolto a 360 gradi: «Non dobbiamo pensare sempre e solo all’interesse personale – l’invito di Pagani – le critiche e le lamentele, quando sono inutili e gratuite, rischiano di soffocare ogni spinta costruttiva e ogni energia vitale. Aggressività e intolleranza minano alla radice ogni buona convivenza e spesso sono all’origine dei nostri nervosismi». Il Prevosto invoca «un più grande rispetto di fronte ai ruoli istituzionali, con una rinnovata sensibilità verso le diversità e le vere fragilità umane» e auspica «una unione profonda di intenti e di prospettive». E quando ricorda il rinnovo dell’amministrazione comunale, afferma: «Ringraziamo per il lavoro svolto dalla precedente e invochiamo la benedizione sulla nuova – le parole di Monsignor Pagani – il Signore conceda loro di lavorare tenacemente per il bene delle persone, per le loro giuste necessità quotidiane, semplificando i ritardi e le burocrazie con uno sguardo lungimirante e libero, senza personalismi nella collaborazione con tutti e nell’ascolto sincero di ogni proposta di bene. Sappiamo che è un compito difficile e che non tutto è possibile: non li lasceremo da soli, auspichiamo un lavoro proficuo dove ci sia spazio per osservazioni e critiche costruttive, senza inutili e sterili contrapposizioni». Per concludere con la speranza che «la Madonna dell’Aiuto continui a proteggere sempre la nostra città».

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