Gli ucraini difendono la loro libertà, ma anche la nostra

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Guido Bonoldi

Dalla notte tra il 23 ed il 24 febbraio, da quando l’esercito russo ha scatenato una guerra di aggressione contro l’Ucraina, un paese libero e sovrano, i nostri cuori si sentono tristi ed oppressi per quello che sta accadendo.

Come mai sentiamo questa guerra, più di altre che sono in corso nel mondo, un evento drammatico che ci tocca profondamente, una guerra contro l’Ucraina ma anche contro l’Europa, contro l’Italia e contro ciascuno di noi?  Una guerra quindi che ci riguarda, e non solo per le conseguenze economiche, che pure saranno molto pesanti?

Mi sembrano tre le ragioni di questo coinvolgimento.

Primo: si tratta di una guerra di distruzione, che oltre a causare tante perdite di vite umane, sia militari che civili, sta rendendo la vita impossibile ad intere città, a milioni di persone, che fino a quindici giorni fa vivevano in pace una vita normale, come la nostra e che sono costrette a scappare. Come ha detto Papa Francesco all’Angelus del 27 febbraio: «Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Penso agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini… Sono fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari e che vanno accolti».

Secondo: tanti cittadini ucraini vivono e lavorano in Italia, soprattutto donne che assistono i nostri anziani; abbiamo imparato ad apprezzarli e sono diventati a noi familiari, sono diventati una componente importante della nostra società. Permettetemi una nota personale: da vent’anni mia mamma, gravemente disabile per una grave ischemia cerebrale, è assistita da persone provenienti da quella terra, come non essere grato per il loro prezioso aiuto?

Terzo: non si tratta di una guerra tra due popoli, che anzi hanno radici comuni ed hanno vissuto per secoli mescolati tra loro; si tratta dell’aggressione perpetrata da una dittatura ai danni di una democrazia. Gli Ucraini, che eroicamente difendono la loro libertà, come recita il loro inno nazionale “Daremo anima e corpo per la nostra libertà”, difendono anche la libertà dell’Europa, la nostra libertà e la nostra democrazia, contro un tiranno spietato. Un tiranno di cui è vittima anche il popolo russo, di cui sono vittima i giovani soldati di leva russi, che muoiono a migliaia e le cui salme vengono frettolosamente ed anonimamente cremate, in modo che nessuno possa contare le perdite di vite umane; di cui sono vittima le migliaia di cittadini arrestati per aver dimostrato pacificamente contro la guerra; di cui è vittima la libertà di espressione, la possibilità di chiamare le cose con il loro nome e l’obbligo a dire e a scrivere il contrario della verità.

In questo momento difficile e drammatico l’Europa sta dimostrando fermezza e compattezza; sono scelte impegnative quelle che il nostro Governo ed il nostro Parlamento, insieme alla Unione Europea, hanno fin qui compiuto, scelte che hanno il nostro sostegno e la nostra approvazione.

Sarà importante continuare su questa strada, affrontando in modo solidale sia a livello europeo che nazionale le pesanti ripercussioni economiche che la guerra e le sanzioni alla Russia comporteranno per il nostro paese, le nostre aziende e per tutti i cittadini.

Concludo toccando il tema che più direttamente ci riguarda, che riguarda la nostra città e la sua amministrazione, tema per il quale ci sarà richiesto per i prossimi mesi e forse anni un grande impegno: l’accoglienza dei profughi. Non vogliamo affrontare questa pur dolorosa vicenda come un fardello da portare controvoglia, ma come una occasione di crescita umana e sociale per la nostra città; sicuramente per le organizzazioni e le opere sociali che si dedicano a rispondere ai bisogni dei poveri e delle persone svantaggiate e che si stanno già mobilitando con il coordinamento del Sindaco e degli Assessori competenti, ma anche per la società civile nel suo insieme, le famiglie e i singoli cittadini.  

Due esempi di quello che si sta muovendo tra i nostri concittadini: il 04 marzo ricevo questo messaggio su Messanger da una giovane collega: «Vista la recente guerra in Ucraina, io e mio marito saremmo lieti e felici di ospitare a casa nostra chiunque ne abbia necessità; abbiamo una casa grande e tanto affetto da condividere. Lei potrebbe mettermi in contatto con persone/associazioni che se ne occupano».

L’altro ieri mi telefona un amico, che mi dice: «Ho accolto in casa una mamma ucraina con due figli di 8 e 12 anni, come facciamo per inserire i due bambini nel percorso scolastico ed insegnare anche alla mamma l’italiano?».

Anche per questo Consiglio l’accoglienza dei profughi e la loro integrazione può diventare una grande occasione di lavoro comune, senza differenze tra maggioranza e minoranza, ma con un cuore che batte all’unisono.

Come “Lavoriamo per Varese” proponiamo che su questo tema si tenga una seduta straordinaria del Consiglio, coinvolgendo anche Istituzioni, Associazioni ed Enti del Terzo Settore impegnati nell’accoglienza; una seduta che abbia anche lo scopo di far conoscere alla città tutto quello che si sta realizzando e di stimolare nuove iniziative di accoglienza.

Guido Bonoldi
Consigliere comunale Lavoriamo per Varese