Maroni auspica un nuovo partito. Leoni: ma la Lega non l’ha fondata lui

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Giuseppe Leoni e Roberto Maroni in una foto d'archivio

VARESE – “La Lega l’abbiamo fondata io e Umberto Bossi. Roberto Maroni non c’era nemmeno sotto il tavolo”. Così Giuseppe Leoni, uno dei padri nobili del movimento che fu secessionista, poi federalista e ora sovranista. Dichiarazione corrosiva, se si vuole, perché smentisce l’ex ministro dell’Interno e governatore della Lombardia che, a ‘Repubblica’, ha rilasciato una lunga intervista nella quale, tra le altre cose, auspica la nascita di un nuovo partito del Nord da affiancare alla Lega di Matteo Salvini. Idea che gira da qualche tempo nella testa di Maroni, ora esplicitata dalle colonne del giornalone diretto da Carlo Verdelli.

La frase incriminata

La frase che ha fatto saltare la mosca al naso all’architetto di Mornago scaturisce dalla domanda dell’intervistatore, Matteo Pucciarelli: Maroni, i sondaggi danno il Carroccio al 30 per cento.E’ contento? “Beh, è il partito che ho fondato insieme a Umberto Bossi, sì che sono contento. (…) Ma da Renzi in poi il registro è cambiato, prima la forza di un partito durava anni, oggi è tutto più effimero”.
“Eh no” esterna piccato Leoni “a Varese, il 12 aprile 1984, all’atto fondativo della Lega c’ero io, Umberto Bossi, la moglie Manuela Marrone, il cognato e Marino Moroni, Roberto Maroni non c’era, nemmeno sotto il tavolo. Non capisco perché dica questa bugia, cosa gli cambia”?
Una bugia a metà, probabilmente. Perché, se l’ex governatore lombardo non ha partecipato fisicamente all’atto costitutivo della Lega nello studio del notaio varesino Franca Bellorini, di sicuro è stato uno dei primi interpreti del Bossi-pensiero, al punto da essere fin dall’inizio considerato il vero braccio destro del Capo, come chiamavano e chiamano Bossi.

Serve una rappresentanza per il Nord

Al di là del contenzioso storico, se così possiamo dire, rimangono le tesi di Maroni come esplicitate a ‘Repubblica’. Testuale: “Il mio auspicio è che l’avanzata della Lega oggi serva a rafforzare le risposte necessarie per la questione settentrionale e non il contrario”. Di più: “Non ha più senso parlare di centrodestra, con un’area moderata e una populista. Esiste solo un’area sovranista e al suo interno c’è spazio per una componente centralista e un’altra autonomista. Si gioca dentro uno schema diverso”.
Domanda del giornalista: ipotizza un nuovo partito? “Sì, al punto che l’Italia degli 8mila comuni e delle diversità ne ha bisogno. Si pùò essere sovranisti e insieme autonomisti e ad oggi quest’area non ha un reale interlocutore”.
Domanda: neanche della Lega, quindi? “La Lega è il partito egemone. Ma i ceti produttivi sono presenti soprattutto al Nord e hanno bisogno di una rappresentanza particolare, fatta di concretezza e di coraggio, come ho provato a spiegare nel mio libro ‘Il rito ambrosiano’”.

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