Dipendente infedele Agesp: 10 anni fa fece arrestare 6 colleghi per lo stesso reato

BUSTO ARSIZIO – Da dipendente dalla schiena dritta all’arresto per peculato. E’ discendente la parabola della samaratese di 50 anni arrestata oggi, giovedì 19 gennaio, dalla Guardia di Finanza bustocca al termine dell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Nadia Calcaterra. L’accusa è di aver fatto la cresta sugli incassi dei parcheggi pubblici per potersi pagare fitness e trattamenti di bellezza. Alla donna, adesso ai domiciliari, sono stati sequestrati 95mila euro.

Indagati anche i colleghi d’ufficio

Con lei sono indagati, ma a piede libero senza alcuna misura a carico, anche i due colleghi d’ufficio. Stando a indiscrezioni a loro carico (già effettuate anche le perquisizioni) non ci sarebbero gravi indizi di colpevolezza come, invece, avvenuto per la 50enne ripresa dalle telecamere mentre “preleva” denaro non dovuto. La posizione degli altri due iscritti sarebbe quindi più sfumata; la procura contesta anche alcune false timbrature. Uno dei due colleghi, questa l’ipotesi, timbrava il cartellino per la samaratese mentre lei non era sul posto di lavoro.

Dalla schiena dritta al peculato

Quello della 50enne è una sorta di contrappasso al contrario. Nel 2013, infatti, fu proprio la 50enne, che all’epoca lavorava alla Manara di Busto Arsizio, a denunciare una serie di ruberie ai danni della piscina che portò all’arresto di sei dipendenti infedeli. I quali sottraevano il denaro dalle casse evitando di emettere scontrini fiscali. A quanto pare il sistema andava avanti dal 2007: i sei avrebbero sottratto oltre 70mila euro. Fu la Samaratese a smantellare il tutto e, ironia della sorte, anche in quel caso era Nadia Calcaterra il pubblico ministero titolare dell’inchiesta.

Le canzoncine in auto intercettate

Lo stesso Pm che ha chiesto e ottenuto l’ordinanza di custodia cautelare a carico della 50enne nel frattempo divenuta a sua volta appassionata di peculato stando agli inquirenti. La donna, tra l’altro, aveva l’abitudine di parlare e canticchiare in auto mentre era sola. O quanto meno pensava di esserlo: in realtà si è auto incastrata grazie alle intercettazioni ambientali. Perché in quelle sue canzoncine improvvisate narrava gli illeciti per i quali è indagata. Motivetti quali “Piripì piripà adesso svuoto anche quella cassa là“. La cassa era quella dell’ennesimo parcometro scambiato per bancomat. Dai parcometri, infatti, la donna avrebbe sottratto miglia di euro “regalandosi” trattamenti estetici del valore di oltre 5mila euro, iscrizioni a villaggi fitness del valore di oltre 3mila euro, l’acquisto di 2 telefoni cellulari in contemporanea del valore del 1.300 euro cadauno.

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