A Varese consiglio sull’Ucraina. La testimonianza: «Accoglienza incredibile»

VARESE – La testimonianza toccante di chi è fuggito dagli orrori della guerra trovando rifugio sul territorio, ma anche le parole di chi a Varese e dintorni è impegnato giornalmente nell’accoglienza dei profughi. Il consiglio comunale di Varese si è riunito questa sera, martedì 5 aprile, per una seduta straordinaria dedicata all’emergenza Ucraina. Un incontro convocato in seguito al testo approvato da tutte le forze politiche lo scorso 9 marzo.

Consiglio straordinario

Ad aprire la serata il presidente del consiglio comunale Alberto Coen Porisini. «La comunità ucraina – ha detto – è la quarta in Italia, a Varese sono circa mille persone». Il consigliere Guido Bonoldi, che ha proposto la convocazione dell’incontro, ha parlato di una sfida corale che unisce istituzioni e privati cittadini. «Io sono ammirato di come il popolo ucraino sta difendendo la sua libertà combattendo contro un tiranno che vuole imporre il suo potere e ha una mira che va probabilmente anche ben al di là dell’Ucraina stessa, quindi gli sono grato perché stanno difendendo anche la nostra libertà». Don Stefano Siripini, parroco dell’unità pastorale di Gazzada Schianno, Lozza e Morazzone, ha parlato del lavoro di rete svolto da parrocchia, Caritas, servizi sociali, scuola e le persone ucraine già presenti sul territorio. «Unire queste forze è stato fondamentale». Nel Comune di Lozza è ospitata Tatiana Zalizna, medico di Kiev, insieme ai due figli e alla madre. È stata proprio lei (in piedi nella foto) a portare la sua testimonianza, con la traduzione della mediatrice culturale Oksana Fedyk.

La testimonianza

Nel terribile momento in cui l’esercito russo mandato da Putin ha attaccato il nostro stato vivevamo nel centro di Kiev come una famiglia felice e unita. Tutti i membri della mia famiglia avevano lavori ben pagati, praticavano sport e viaggiavano. Mio padre è professore universitario, mia madre lavora in una clinica privata e io sono un medico in una clinica privata. I miei bambini studiavano in una scuola con specializzazione nella lingua inglese. Mio figlio ancora 15enne stava facendo un corso di boxe, mia figlia di 9 anni faceva danza classica. Il loro padre è un chirurgo. Prima di quel giovedì mattina che ha diviso la nostra vita in un prima e in un dopo potevamo esprimere la nostra opinione, potevamo votare, muoverci liberamente, studiare e imparare, potevamo pianificare e sognare. Vivevamo in un paese democratico che voleva la pace. All’improvviso tutto si è distrutto. Il 24 febbraio 2022 mia mamma mi ha svegliato dicendomi che c’era la guerra. Quella mattina è rimasto tutto chiuso: scuole, asili e uffici. Per strada si sentivano le sirene antiaeree e passavano di continuo le ambulanze. La gente ha preso i beni di prima necessità ed è scesa negli scantinati, nei parcheggi sotterranei e nei rifugi antiaerei. Quando ho sentito sopra casa mia il rumore di tanti aerei da combattimento tutti insieme ho capito che la vita può finire in un attimo. In quei pochi secondi l’unica cosa che ho fatto è stata abbracciare i miei figli, perché dal sesto piano non saremmo mai riusciti a raggiungere il parcheggio sotterraneo. Per fortuna erano i nostri aerei ucraini. Ma ancora oggi quando io e mia figlia sentiamo il rombo di un aereo nel cielo sentiamo qualcosa che ci opprime. Dopo un giorno e una notte insonne in un parcheggio freddo e diverse sirene antiaeree abbiamo deciso di fuggire da Kiev fintanto che la strada era libera e percorribile. Avevamo paura di perdere tempo prezioso e non siamo saliti nel nostro appartamento. Lasciando Kiev si sentivano continue esplosioni: è stato incredibilmente spaventoso. Dopo 2 settimane a vagabondare nell’Ucraina occidentale e in Europa i nostri amici ci hanno trovato un alloggio a Lozza e una sera di domenica siamo arrivati qui. Nonostante fosse domenica e l’ora tarda hanno aspettato il nostro arrivo per accoglierci due bravissime signore. E così è iniziato qualcosa di semplicemente incredibile. Ogni istante di ogni giorno sentiamo le loro cure e il loro supporto. Ci hanno fornito cibo, vestiti, biancheria da letto e utensili da cucina. Ogni giorno migliorano la nostra vita. Il mattino seguente ci hanno registrato e ci hanno fatto i documenti necessari. Abbiamo fatto le vaccinazioni necessarie secondo gli standard dell’Unione Europea. Spero che in un prossimo futuro i miei bambini vadano a scuola e io possa lavorare. In queste tre settimane abbiamo iniziato ad abituarci, ma ci sono cose che ancora mi stupiscono: questo genuino interesse per le nostre necessità e vedo un sincero desiderio di aiutarci. L’interazione costante con persone meravigliose come loro riscalda le nostre anime traumatizzate e ispira fiducia nelle persone. Siamo molto felici di aver deciso di venire qui e siamo molto grati a tutti coloro che si stanno prendendo cura di noi, che ci aiutano e ci supportano. È una gioia immensa aver incontrato persone così sincere e sensibili. Per essere così premurosi per i problemi degli altri è necessario avere un cuore molto grande e sincero. Grazie.

Quasi 4700 profughi in provincia

Spazio quindi alle realtà impegnate sul territorio nell’accoglienza, a partire dalle istituzioni. Il prefetto Salvatore Pasquariello ha illustrato le attività della rete che coinvolge Prefettura, comuni, Ufficio scolastico, strutture sanitarie e volontariato. «Abbiamo istituito una cabina di regia e siamo pronti per coordinare il soccorso e gli interventi. Abbiamo proceduto ad esprimere la disponibilità per convenzionarci con strutture che già gestiscono i profughi da tempo: un sistema collaudato, ma insufficiente. Ecco perché abbiamo attivato delle manifestazioni di interesse. Sono arrivate delle offerte e ci stiamo convenzionando con altri enti». Pasquariello ha fornito i dati aggiornati dei profughi ucraini. In Italia sono arrivate complessivamente oltre 84mila persone, di cui 43mila donne e 31mila minori. In provincia di Varese ad oggi sono 4672 i profughi presenti. «Come Prefettura nei centri di accoglienza straordinari ne accogliamo 40, e 2 sono entrati oggi», ha aggiunto, prima di ringraziare tutti gli attori del territorio per la grande risposta. «Abbiamo messo in atto una rete istituzionale seria e robusta e siamo pronti ad affrontare questa sfida con il massimo delle energie».

Sanità e scuola

Il dottor Paolo Bulgheroni di Ats Insubria ha parlato dell’aspetto sanitario dell’accoglienza, a partire dalla prima misura messa in essere, ovvero il tampone per verificare l’eventuale infezione da Covid. «Stiamo registrando un tasso di positività molto contenuto, inferiore rispetto a quello che osserviamo nella nostra popolazione». Viene eseguita anche una visita medica: casi particolari da segnalare sotto il profilo sanitario non si sono verificati. Giuseppe Carcano, dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale, ha fornito i dati della presenza di alunni ucraini sul territorio: al momento sono 379 in provincia di Varese, seconda in Lombardia solo a Milano e Brescia. A Varese città ci sono 34 alunni, numero destinato a crescere, di cui 6 nelle scuole paritarie e 28 negli istituti comprensivi. Carcano ha ricordato il centro Nai per l’accoglienza dei nuovi arrivati, attivo da 12 anni, la cui esperienza è stata fondamentale in questa fase. «Molti studenti ucraini – ha spiegato – stanno continuando con la didattica a distanza con il loro paese d’origine. Per i prossimi mesi stiamo già pensando ai campus estivi e ci sono già alcune disponibilità da parte di realtà sportive».

Comune e volontariato

Per il Comune di Varese è intervenuto l’assessore ai servizi sociali Roberto Molinari. «Nei nostri uffici abbiamo ricevuto quasi 200 persone che volevano ospitare profughi, per fare circolare le informazioni che è la cosa essenziale in questo momento. La rete c’è sul territorio ed è capace di mettere insieme istituzioni, terzo settore e volontariato nell’affrontare l’emergenza e nessuno sarà lasciato solo. La generosità di Varese si è dimostrata migliore rispetto alle nostre aspettative». Quindi le voci del volontariato, a partire da don Marco Casale per la Caritas. «È un’emergenza che ci ha spiazzato, ma che ci ha fatto dare il meglio di noi stessi. Abbiamo 15 appartamenti autonomi messi a disposizione da 13 privati e 2 parrocchie in città che stanno accogliendo 51 persone. Ci sono altri 9 appartamenti che saranno a disposizione tra aprile e maggio e potranno accogliere altre 40 persone». Sono intervenuti anche Luca Dal Ben per la Cooperativa Ballafon, Oliviero Motta per la Cooperativa Intrecci e Angelo Bianchi della Croce Rossa Italiana. Quindi a seguire gli interventi dei consiglieri comunali.