Abbiategrasso e inchiesta Hydra, lista La Città: «Sindaco incauto con “Zio Paolo”»

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ABBIATEGRASSO – «Chiediamo al sindaco di ripensare criticamente alle ripercussioni per l’immagine dell’amministrazione che la sua improvvida condotta ha comportato e a trarne le conseguenze insieme alla sua maggioranza». A chiederlo è oggi, lunedì 15 gennaio, la lista civica La Città all’indomani della puntata di “Report” sugli affari della “federazione” tra mafia, ’ndrangheta e camorra nel Milanese emersi dall’inchiesta Hydra, con decine di vertici fra i vari boss a Cinisello Balsamo, Castano Primo, Abbiategrasso, Busto Garolfo, Dairago e Inveruno.

In uno di questi vertici ricorre il nome di Paolo Errante Parrino, detto “Zio Paolo”, da decenni residente ad Abbiategrasso, dove possiede un bar e un’azienda. Come confermato davanti alle telecamere Rai dallo stesso sindaco, Cesare Nai (nella foto in alto), questi ha interloquito con Errante Parrino «essendo cittadino di Abbiategrasso e gestendo un bar da più di trent’anni. È emersa – ha proseguito il sindaco – la sua richiesta per un alloggio popolare per un’altra persona. L’ho indirizzato agli uffici comunali». Per quella casa l’imprenditore avrebbe fatto pressioni, fino alle minacce, come pure per ottenere il permesso per un gazebo fuori dal suo bar. Minacce su cui Nai si è espresso in questi termini: «Non ho valutato che fossero credibili. Forse avrò sbagliato, secondo me no».

Minoranza: «Città apparsa ganglo del malaffare mafioso»

«Già alla prima diffusione delle notizie riguardanti i risvolti abbiatensi della inchiesta Hydra – rimarca oggi la lista civica La Città – avevamo espresso il nostro sconcerto e la nostra preoccupazione per la particolare modalità scelta dal sindaco Nai nel relazionarsi con il signor Errante Parrino e nel rispondere alle sue sollecitazioni. Ieri sera abbiamo appreso dalla diretta voce del sindaco, tramite la trasmissione televisiva di Raitre “Report”, che non solo conosceva i trascorsi giudiziari del proprio interlocutore, ma aveva ben percepito la prepotenza con cui costui perorava la propria causa; ciononostante, Nai ha scelto di relazionarvisi direttamente, ne ha ascoltato le minacce e insulti al funzionario comunale incaricato di gestire la pratica, irridendone l’operato, ridendo delle stesse minacce e comunicando che si sarebbe attivato con altri funzionari comunali. Abbiamo, infine, assistito costernati ad una presentazione della nostra città come di un piccolo ganglo del malaffare mafioso».

«Da Nai comportamento rivedibile»

Per il gruppo di opposizione in consiglio comunale «che cosa realmente sia successo e succeda in Abbiategrasso, sotto il profilo dell’operato e degli interessi della criminalità organizzata, sarà la magistratura a dirlo. Che cosa sia accaduto tra un soggetto evidentemente prepotente e il primo cittadino, è ormai stato sentito e visto sugli schermi televisivi di tutta Italia. È evidente che siamo in presenza di una modalità di relazione (e di reazione) del sindaco che travalica ampiamente i confini dell’auspicabile rapporto di collaborazione tra amministrazione e cittadini, e rasenta, almeno in apparenza, il limite della relazione personale privilegiata e della conseguente attenzione preferenziale dell’amministrazione verso un singolo.

«Vogliamo credere, anche se è difficile, alla buona fede del sindaco, al quale tuttavia non possiamo non imputare quantomeno un agire incauto e contrario ai princìpi di imparzialità e connessi alla carica che ricopre, in nome di tutti gli abbiatensi, in pubblico come nelle relazioni private e nei rapporti di amicizia e conoscenza. Tale imparzialità impone che il primo cittadino, se interpellato, civilmente o meno, da un cittadino in ordine a problematiche che riguardano il rapporto con l’amministrazione comunale, presti il dovuto ascolto, ma nelle sedi istituzionali e, parimenti, assuma se del caso la tutela dei funzionari e non ne irrida o svaluti l’operato soprattutto se egli sia, come ha affermato Nai, all’oscuro del contenuto e dello stato delle pratiche».

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