
MALPENSA – Nessuna delle due manifestazioni di interesse, pervenute ai liquidatori di Air Italy a fine marzo, riguardavano l’acquisizione dell’intera azienda. «AirItaly conferma di aver ricevuto alcune offerte da soggetti industriali operanti solo per gli asset Non aviation e Maintenance», spiegano i sindacati al termine dell’incontro avvenuto ieri tra Enrico Laghi, uno dei liquidatori della compagnia, Antonio Cuccuini, responsabile relazioni industriali, e i rappresentanti di Filt Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti, Ugl Trasporti, Anpav, Anpac, Usb, Cobas e Ap. Di conseguenza non c’è più alcuna speranza di vedere tornare a volare gli aerei della ex Meridiana. E con essi i i 1450 lavoratori di Malpensa e Olbia, a terra dall’11 febbraio scorso.
Terminate le operazioni di rimborso e le ultime incombenze rimaste, Air Italy cesserà ogni attività entro la fine di maggio.
Obiettivo cassa integrazione
L’obiettivo a questo punto è cercare di limitare i danni, ovvero garantire gli ammortizzatori sociali. Per i dipendenti potrebbe aprirsi la prospettiva della cassa integrazione, per la quale il commissario Laghi avrà un incontro con i ministeri di riferimento la prossima settimana. «L’azienda si incontrerà con i ministeri competenti e verificheranno la sussistenza dei presupposti necessari per accedere alla cig attraverso il Cura Italia», riferiscono fonti sindacali. Ma la posizione di Usb, Cobas e Associazione piloti è durissima: «Sulla Cassa integrazione permangono troppi dubbi e incognite sia in termini di accesso che di durata oltre al suo corretto uso, ovvero la necessaria ricollocazione dei lavoratori. La montagna ha partorito una pantegana».
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