Andrea Buffoni ricorda Bettino Craxi: “Oggi non sarebbe condannato”

Hammamet, gennaio 2020: sono trascorsi vent’anni dalla scomparsa di Bettino Craxi e la Fondazione che porta il nome del leader socialista celebra l’anniversario con una serie di iniziative di tre giorni, da venerdì 17 a domenica 19, in Tunisia. Vi partecipano oltre 600 persone, tra le quali una trentina di parlamentari e molti amministratori. Ma anche vip e personaggi dello spettacolo. Presenti delegazioni di Forza Italia, Italia Viva,  Lega. Polemiche per l’assenza di una delegazione ufficiale del Pd.

Tra gli ospiti c’è Andrea Buffoni, già sindaco di Gallarate e parlamentare del Psi, protagonista e testimone di quella controversa stagione, che cambiò l’Italia. Buffoni è autore di un lungo intervento che ripercorre quegli anni, oggi oggetto di confronti, dibattiti, libri, film, riletture politiche e polemiche, soprattutto sulla figura di Craxi. Di sicuro uno degli ultimi, se non l’ultimo vero statista italiano.

Ecco alcuni stralci dello scritto di Buffoni.
“(…) Emerge peraltro e nel contempo, quasi come contraltare alla mediocrità dilagante della classe politica, un elemento di novità, un dato positivo. Di fatto, inaspettato e irrefrenabile, inizia un percorso di rivisitazione del passato messo a confronto con la desolante realtà, in particolare sulla figura e sulla statura di Bettino Craxi. Già durante il suo esilio alcune voci si erano levate, all’aggravarsi della malattia per il ritorno in Italia per curarsi. Necessità ritenuta inderogabile dai medici del San Raffaele chiamati a Hammamet dalla famiglia per un consulto e vista la assoluta impossibilità di ricevere cure adeguate in Tunisia. Per primo il Presidente Cossiga lancia un appello a tutto il mondo politico e alle istituzioni per il ritorno di Craxi in Italia, gravemente malato, per le necessarie e indifferibili cure. (…) La notizia della morte di Bettino Craxi giunge in Italia con grande rilievo e commozione per tanti uomini e donne rimasti fedeli nel cuore alla storia centenaria del Partito socialista. Contestualmente, tra molti silenzi, scatenò tanti coccodrilli. (…) Massimo D’Alema Presidente del Consiglio ne interpretò una parte, seppure in modo contraddittorio e palesemente imbarazzato. “Non bisogna ridurre a una storia di inchieste e di processi, serve una riflessione serena. Non è più tempo di recriminazioni, solo la storia giudicherà grandezze ed errori. La parabola complessa e contraddittoria di un uomo che in una vita politica relativamente breve ed intensa è passato da questo banco fino a divenire solo e abbandonato nella sofferenza. Ma c’è il dovere del rispetto, del cordoglio; c’è il dovere della politica di fare un passo indietro rispetto alla storia che sarà chiamata a giudicare ” .
D’Alema si spingerà ancora più oltre, non so quanto sinceramente. proponendo il traslare in Italia, con gli onori del funerale di Stato, la salma di Bettino Craxi. La risposta della signora Anna sarà, fedele alla volontà del marito, il rifiuto Il cordoglio e il rispetto di molti leader e rappresentanti delle istituzioni è certo un passo avanti e fa riemergere voci rimaste silenti per tanto tempo, ma siamo ancora lontani dall’udire risposte a domande e interrogativi posti con lucida coerenza da Craxi negli anni dell’esilio e rimasti senza risposte. Tra essi anche il Giorgio Napolitano che, allora Presidente della Camera dei deputati, Craxi più volte denunciò di aver taciuto i finanziamenti illegali al PCI da parte della Russia. Napolitano ribadisce che “su Craxi è giunta l’ora di un giudizio non acritico, ma sereno,… Luci ed ombre nella sua vicenda, ma lasciò un’impronta incancellabile”.
Per la verità il Presidente Napolitano fu l’unico ad avere parole di rispetto allorquando rese pubblica e lesse in aula la terribile lettera-denuncia del “clima infame” del Paese, che Sergio Moroni scrisse prima di lasciare la sua vita in sacrificio e testimonianza.
Giorgio Napolitano, divenuto Presidente della Repubblica, in occasione del 10° anniversario della scomparsa, invia una lunga lettera alla signora Anna, rivisitando la vicenda umana e politica di Craxi e riconoscendone le qualità di leader politico della sinistra e di statista.

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Andrea Buffoni

Ma il passo più rilevante sta nella parte finale della lettera che vale la pena di ripercorrere integralmente. “ Nè si può dimenticare che la Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo – nell’esaminare il ricorso delle sentenze definitive di condanna dell’on. Craxi – ritenne con decisione del 2002, che, pur nel rispetto delle norme italiane allora vigenti, fosse stato violato il diritto ad un processo equo per uno degli aspetti indicati dalla Convenzione europea. Alle regole del giusto processo l’Italia si adeguò, sul piano costituzionale, con la riforma dell’art 11 nel 1999. E quei principi rappresentano oggi un riferimento vincolante per la legislazione nazionale e per l’amministrazione della giustizia in Italia.”
La verità è che, con il rispetto delle norme del giusto processo, Craxi non avrebbe né potuto né dovuto essere giudicato colpevole e ancor meno condannato. Dieci anni dopo, quando la Fondazione Craxi e il Comitato d’onore da essa proposta per la celebrazione il 19 gennaio a Hammamet per il vetennale della morte, molto è cambiato. Craxi viene riscoperto, celebrato e portato ad esempio oltre ogni immaginazione. Dalla Lega di Giorgetti, a dire il vero, arditamente: “Craxi è nel pantheon dei miei politici ideali insieme a Sturzo e Bossi” e Matteo Salvini che ricordando Sigonella, “seppe tenere la schiena ben diritta” . Il fondatore del movimento Umberto Bossi rivela pentito “ Craxi mi aveva chiesto un aiuto e io non feci nulla ”. Il Presidente del Consiglio Antonio Conte, incontando Donald Trump, invischiato nel Russia Gate, si è definito “ più duro di Craxi a Sigonella ”. Matteo Renzi, dimentico di quando da Sindaco di Firenze negò sdegnosamente la intitolazione di un via, in sua difesa da attacchi della magistratura, ha citato la celebre frase pronunciata da Craxi in occasione del suicidio di Sergio Moroni “Hanno creato un clima infame ”, citazione accostata a quella di Aldo Moro e alla alla sua invettiva alla Camera dei deputati “ non ci lasceremo processare dalle piazze.”

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