Celebrati i martiri ribelli della Comerio Ercole: «La pietra d’inciampo di Busto»

comerio ercole

BUSTO ARSIZIO – Busto Arsizio commemora i suoi Martiri. E’ Natale Pargoletti, in rappresentanza della Rsu della Comerio Ercole di Busto, a pronunciare la parola «Ribellione». Ribellione alla disumanizzazione: lo hanno fatto i lavoratori, i “martiri ribelli” di quella che Barbara Berruti dell’Istituto Storico della Resistenza di Torino, relatrice alla cerimonia con la quale oggi, sabato 18 gennaio, la città ha reso omaggio a quelli che si potrebbero definire eroi dei valori più sacri, ha definito la «Pietra d’inciampo di Busto Arsizio». La Comerio Ercole, appunto.

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Il lunghissimo applauso per Liliana Segre

Furono Vittorio Arconti, Arturo Cucchetti, Ambrogio Gallazzi, Alvise Mazzon, Giacomo Biancini, Guglielmo Toia e Melchiorre Comerio i lavoratori che, colpevoli di aver fomentato uno sciopero, vennero arrestati il 10 gennaio 1944. Solo Comerio, fratello del titolare della ditta, venne rilasciato, gli altri furono deportati nel campo di sterminio di Mauthausen. Arconti, Gallazzi e Cucchetti non fecero ritorno a casa; Mazzon morì qualche mese dopo la fine del conflitto per gli stenti subiti nel campo. Da 76 anni Busto non dimentica, e lo dimostra la sala stracolma del Museo del Tessile, con gli studenti del liceo Candiani sul palco accanto al sindaco Emanuele Antonelli. Nel corso della commemorazione, promossa dall’amministrazione comunale insieme alle Rappresentanze sindacali unitarie della Comerio Ercole S.p.a. e all’associazione di promozione sociale “Noi della Comerio Ercole 1885” con il contributo dell’Anpi, del raggruppamento patriottico divisione “Alfredo Di Dio”, di Aned e della Camera del Lavoro, sono stati ricordati anche i lavoratori della Comerio che hanno perso la vita per la libertà: i partigiani Giovanni Ballarati, Luigi Caimi, Rodolfo Mara, Bruno Raimondi e Mario Vago.

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I giovani sono sentinelle della memoria

Una cerimonia sentita, affatto di circostanza, con due momenti particolarmente incisivi. Mentre Pargoletti pronunciava il nome della senatrice Liliana Segre, deportata e sopravvissuta ad Auschwitz, l’intera sala, spontaneamente, ne ha coperto la voce con un lunghissimo applauso. «Vergognose le minacce e gli attacchi di cui la senatrice è stata vittima – ha detto  Pargoletti – Noi oggi siamo qui anche per dire alla senatrice che siamo tutti insieme la sua scorta». E della senatrice Segre ha parlato anche il sindaco Antonelli: «Mi ha scritto raccomandandosi affinché i giovani di Busto Arsizio siano testimoni della memoria – ha detto il primo cittadino – La presenza degli studenti del liceo Candiani, che hanno curato la stele informativa inaugurata oggi nel parco Comerio, al centro della nostra città, è un nuovo tassello di un percorso che l’amministrazione comunale ha intrapreso da anni coinvolgendo le scuole e i nostri giovani affinché diventino custodi della memoria. E arricchiscano il loro bagaglio di valori. Perchè non deve più accadere». Antonelli ha chiamato accanto a sé, in un fuori programma «Il Cavaliere Vincenzo Aquilina. Anche lui deportato in Germania e sopravvissuto», ed è stato questo un altro momento verissimo della commemorazione. «Lui è schivo e non vuole mai comparire. Di quell’orrore, vissuto in prima persona, ha tenuto un diario. Che mi ha consegnato e che io ho letto. Daremo voce anche a questa testimonianza». Berruti, infine, ha fatto la sintesi della cerimonia: «Deportare significa portare via. Portare fuori qualcuno dalla propria comunità. Allontanarlo. Ogni anno, da 76 anni a questa parte, tutti voi, l’intera città riporta all’interno della comunità i martiri della Comerio Ercole. La pietra d’inciampo di Busto Arsizio».

busto commemorazione comerio ercole – MALPENSA24