Super Inter a Barcellona, ma Conte eviti di parlare degli arbitri

Conte è un grande allenatore, un numero uno indiscusso. Ma non deve cadere nel vittimismo. Il Barcellona ha vinto. Stop. Nello sport i risultati vanno accettati anche se ci sono state valutazioni da parte dell’arbitro che qualche perplessità l’hanno prodotta. In particolare su Sensi c’era un possibile fallo da rigore. Ma ce n’era anche uno dopo per il Barcellona per un fallo possibile di Asamoah su Suarez. Che Conte non ha menzionato. Ma un fallo è un fallo anche se è evidente che il primo possibile rigore ha un peso molto diverso rispetto al secondo. Eppure Conte nel 2012, equiparo’ il clamoroso episodio di Muntari, al successivo gol annullato per fuorigioco di Matri. Un’idiozia: due errori tecnici, vero, ma evidentemente il primo più grave del secondo. E lo stesso vale per i fatti di Barcellona. Il primo più grave del secondo. Ma se lui chiede rispetto deve anche darlo agli altri. E sbuffare per il primo facendo finta che il secondo non esista vuol dire pretendere rispetto in un solo senso. Vuol dire piagnucolare senza motivo. Parli di calcio come chiese di fare agli altri dopo Muntari. Come rispose giustamente a chi gli chiedeva lumi sul famigerato episodio. Quando Garcia contestò a colpi di violino l’arbitraggio di Rocchi, Conte rispose che quelle erano chiacchiere da bar. E aveva ragione. E dunque faccia lo stesso: eviti di fare chiacchiere da bar e faccia i complimenti alla sua squadra evitando di creare inutili alibi all’ambiente. Un’Inter grandiosa nel primo tempo, super nel gioco di ribaltamento dell’azione, non merita di essere offuscats da discutibili scelte arbitrali. Un Tiki taka tutto italiano con un palleggio rapido ed efficace. Inter sontuosa per 60 minuti, battuta da una prodezza di Suarez e da un’accelerazione del giocatore più forte del mondo. L’Inter ha dominato tatticamente, ma alla fine la sensazione forte è quella di aver buttato via la partita perché davanti non c’era il Barcellona dei tempi migliori e ora la qualificazione in Champions si fa molto più dura. Tutto è possibile però in un girone che sembrava essere più competitivo e che invece è alla portata dei nerazzurri: l’importante è parlare di calcio, lasciando gli arbitri da parte.

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