Appello di Farioli: «Salvare Accam, dovere morale. Per aver ancora voce in capitolo»

BUSTO ARSIZIO – «Non ci sono in gioco solo un inceneritore o una società, ma il presente e il futuro del servizio integrato dei rifiuti del territorio dell’Altomilanese. Il fallimento di Accam condannerebbe persino a non poter perseguire alcuna alternativa sullo smaltimento dei rifiuti». A lanciare un ultimo appello per salvare la società che gestisce l’inceneritore di Borsano è l’ex sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli, attuale assessore all’educazione e al personale, ma soprattutto protagonista a fianco del sindaco Emanuele Antonelli e di Agesp di settimane di trattative per trovare la quadra sull’operazione di salvataggio di Accam. «È come scalare l’Everest con i mocassini, ma è una sfida troppo importante. Abbiamo l’obbligo morale di andare avanti per arrivare ad una credibile e sostenibile manifestazione d’interesse che eviti scenari bui».

Ma lo scenario che si propone ora è quello del fallimento?
«Il tema al centro dell’attenzione è ben lungi dall’essere semplice e, per quanto partecipato e intenso sia stato il dibattito sul sì o no all’inceneritore o sulle modalità smaltimento rifiuti, va ben oltre. E riguarda la morte di una società che nacque con l’ambizioso obiettivo di garantire un governato smaltimento all’intero territorio dell’Altomilanese. Tema oggi ancor più necessario nella prospettiva strategica di una società a controllo pubblico che possa essere attore protagonista del servizio integrato dei rifiuti dal punto di vista della sostenibilità».

Crede che non ci sia consapevolezza dei rischi a cui si va incontro in caso di fallimento?
«A nessuno è consentito porsi in questo difficile percorso con scelte superficiali e men che meno opportunistiche e indifferenti, rispetto al fatto che ogni decisione entra nella carne viva dei cittadini, dei dipendenti, degli indotti e della prospettiva di un ruolo significativo nel controllo e governo smaltimento rifiuti. Mai come oggi siamo di fronte ad un bivio, al rischio concreto di liquidazione ma non solo, tenuto conto di un contesto giuridico che, sic legibus stantibus, non potrebbe vederci per i prossimi cinque anni promotori di un’altra società nel settore smaltimento rifiuti. Dunque un tema ben più ampio su cui riflettere».

È per questo che Agesp è pronta ad investire nell’operazione?
«L’elemento economico non è certamente l’unico. Non più tardi di un mese fa abbiamo affidato ad Agesp lo smaltimento dei rifiuti, ma se il fine è quello di arrivare ad una società possibilmente d’area vasta, di cui Agesp sia pilastro, per governare il processo integrato dalla raccolta allo smaltimento, un fallimento finirebbe con togliere ad Agesp la possibilità strategica di essere protagonista di un percorso del genere. In una fase in cui le partecipate sono tenute ad una maggior aggregazione, questa sfida si gioca sul presente e futuro occupazionale delle persone, sul presente e sul futuro economico di un patrimonio, ma anche sulla possibilità di controllare il futuro di un tema delicatissimo. Se poi, come parrebbe con ogni probabilità prospettarsi, si andrà verso una legislazione dei rifiuti simile a quella di gas e acqua con gestioni per ambito territoriale ottimale, rischieremmo per molto tempo di essere esclusi dalla gestione e dall’indirizzo di un tema così delicato».

Non era forse una “mission impossible”, viste le condizioni in cui versa Accam?
«L’impressione, avendo partecipato in prima persona a questo processo, e spezzando una lancia a favore del sindaco per il metodo di coinvolgimento del consiglio comunale, è che fosse un tentativo ambizioso ma difficile, anche per i tempi molto ristretti e per la complessità della situazione: è come scalare l’Everest con i mocassini. Ma abbiamo l’obbligo morale di perseguire fino in fondo ogni possibilità. Non solo inceneritore sì o no, non l’ennesimo rinviare e buttare la palla in avanti, ma una decisione sulla possibilità di avere una società con una forte governance industriale e non solo emanazione di 27 Comuni, che faccia fare un salto di qualità al territorio. Con l’urgenza e il rischio del burrone».

Burrone sempre più vicino: secondo lei si può ancora recuperare?
«La salita dell’Everest si fa sempre più ripida e i mocassini sempre più scivolosi, ma occorre andare avanti senza giochetti da teatrino della politica o figli di un rimbalzo di responsabilità. Oggi è in gioco il presente e le future scelte strategiche del territorio, dell’ambiente e della politica dei rifiuti. A volte l’impressione è che certi attori si dilettino come se dovessero suonare su un Titanic che ha iniziato abbondantemente ad affondare. Ma la lettera di Agesp toglie ogni ombra di dubbio sulla necessità di arrivare ad una credibile e sostenibile proposta manifestazione d’interesse che eviti scenari bui».

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