Benemeriti civici soltanto se graditi al sindaco

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Sabato 24 giugno è la festa patronale di Busto Arsizio. Giornata dedicata alle premiazioni di cittadini che, in qualche settore, abbiano contribuito ad accrescere il prestigio della città. Quest’anno, però, accanto a una selva di premiazioni, diciamo così, di seconda fascia, nessuno riceverà la Benemerenza civica. Non è un dramma, ma qualche domanda dovremmo porcela. Innanzitutto sul metodo con cui vengono scelti i cittadini eccellenti, a Busto Arsizio come nelle città e nei paesi del Varesotto in cui vale la consuetudine di sottolineare con una onorificenza i cittadini più illustri.

Il modello rimane Milano, con l’attribuzione dell’Ambrogino d’oro. Milano però è Milano, difficile una comparazione con la stessa Varese, con Busto, Gallarate e via elencando. Il capoluogo lombardo offre una vasta scelta di personaggi degni di essere iscritti nell’albo istituzionale dei meritevoli. In provincia la scelta è più ristretta. Per una semplice questione numerica di residenti e per il fatto che le singole amministrazioni civiche usano premiare personaggi e associazioni che, in qualche modo, girano attorno al sindaco o agli assessori, e ad essi sono graditi. Non diciamo un’eresia affermando che qualunque commissione venga istituita alla bisogna, qualunque proposta arrivi dall’esterno, la parola finale è del primo cittadino o, al massimo, dell’esecutivo in carica: se non appartieni alla loro “famiglia” scordati pure la benemerenza. Non è il caso di generalizzare, ma dappertutto è quasi sempre andata così.

Di più, i politici hanno perso il contatto con la realtà, sono vieppiù distanti dal vero tessuto sociale. E finiscono per non conoscere realtà professionali, accademiche o solidaristiche che meriterebbero, eccome, la benemerenza. Ma siccome operano in silenzio, nessuno bada a loro. Per restare a Busto Arsizio, usciti di scena storici benefattori e mecenati per ragioni anagrafiche e, perché, lo spirito identitario di un tempo si è irrimediabilmente dissolto, la platea dei potenziali benemeriti è andata via via riducendosi. Fino a creare il vuoto di quest’anno. A meno di ricorrere a forzature dentro le quali ci si è già rifugiati in passato, con riconoscimenti attribuiti forse senza veri sostegni motivazionali. D’accordo, tutto è relativo e discutibile. Ma se diamo uno sguardo all’intera provincia di Varese ci accorgeremmo di scelte avventate, benemeriti per meriti (scusate il bisticcio di parole) tirati per i capelli, gratificazioni civiche ad associazioni culinarie piuttosto che agli amici degli amici o all’amico del sindaco e del segretario politico.

Tutte persone perbene, quelle premiate. Ma l’essere una brava persona, un onesto professionista, un lavoratore indefesso e integerrimo non è ancora sufficiente per guadagnare l’eccellenza civica. A meno che sia un riconoscimento collettivo per tutti coloro che, senza velleità personali, fanno il proprio dovere, mandano avanti la baracca, magari con sacrificio e senza che alcuno assegni loro un premio. Che poi è la stragrande maggioranza dei bustocchi, dei varesini, dei gallaratesi e degli abitanti del Varesotto. Ai quali nessuno dirà mai “bravi”, nonostante siano loro a tenere alto il prestigio sociale, economico e produttivo di un intero territorio. Che vive e cresce non solo per l’impegno di “eroi”, veri o presunti che siano, da premiare per forza con retoriche cerimonie a contorno; un territorio che merita rispetto e attenzione per l’attività quotidiana, silenziosa e proficua della gente comune. Alla quale, questo sì, sarebbe quanto mai opportuno assegnare la benemerenza.

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