Bianchi: «Io uomo delle istituzioni. Galimberti? Ha fatto calciomercato»

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VARESE – I temi, quelli amministrativi e quelli politici. Dagli uffici comunali nell’ex caserma Garibaldi, al “finto” cantiere di largo Flaiano di Galimberti. Ma anche le due Leghe, quella di Giorgetti e quella di Salvini, e il passo indietro, anzi il lungo passo indietro di Roberto Maroni, il quale alla rinuncia alla candidatura ha accompagnato anche una (temporanea?) uscita dalla scena politica in questa brevissima, ma complicatissima campagna elettorale.

Matteo Bianchi chiude (resta la festa finale con tutta la coalizione) la campagna elettorale con una conferenza (oggi, venerdì 1 ottobre) senza sottrarsi anche ai temi più caldi del dibattito politico interno al centrodestra, ma soprattutto sul Carroccio. E lo fa confermando la sua dote di “ecumenico” cucitore delle ribollenti anime leghiste. E senza rinunciare a un paio di stoccate al suo avversario: «Galimberti butta fumo negli occhi ai varesini aprendo cantieri “fantasma come in largo Flaiano”; e «questo sindaco ha scambiato la campagna elettorale con il calciomercato. Ma qui non siamo a Coverciano e chi farà il sindaco lo decideranno i cittadini».

Fumo negli occhi

Quando inizia la conferenza stampa del candidato di centrodestra Matteo Bianchi, Davide Galimberti ha appena finito di picconare la Lega su largo Flaiano. E la reazione del deputato candidato non si fa attendere: «Sono stufo dell’approccio che l’amministrazione uscente ha avuto in questa campagna elettorale. Galimberti ha gettato fumo negli occhi ai varesini, quando invece servirebbe più trasparenza. Quando un sindaco arriva a fine mandato, se ha ben amministrato, dovrebbe raccogliere i frutti del suo lavoro. Ma siccome non ci sono, Galimberti punta sui cartelloni e sui finti cantieri aperti. Largo Flaiano non è un cantiere avviato. Non basta un mini escavatore parcheggiato in zona per dire che i lavori sono partiti».

E aggiunge: «Certo, quando sarò sindaco non butterò dalla finestra il percorso iniziato. Però bisogna dire la verità. Ovvero che questo cantiere verrà concluso, se tutto andrà bene, alla fine del prossimo mandato. E a me piacerebbe vedere l’ingresso in città con una porta che accolga chi arriva a Varese. Insomma non basta solo la rotonda di Galimberti per dire che quella zona è stata recuperata».

Io non c’ero

Ha accettato la candidatura in un momento complicato, ha fatto da “spugna” per tutta la campagna elettorale “assorbendo” gli attacchi del centrosinistra sulle passate amministrazione leghiste, senza alcun distinguo, facendo da scudo e rintuzzando colpo su colpo. Ma all’ultima curva Matteo Bianchi mette in chiaro le cose. Senza alcuna vena polemica, senza retro pensieri: «Io sono leghista da quando avevo 16 anni. E da Attilio Fontana ho imparato tantissime cose. Soprattutto lo stile che l’ha sempre contraddistinto. Però da un lato trovo scorretto che Galimberti usi il passato per attaccare la mia figura. Io facevo altro. E dall’altro però bisogna ricordare quanto di buono ha fatto la Lega qui a Varese. A partire da Raimondo Fassa colui che primo a iniziato a cambiare la città».

Le due Leghe

Qualche giorno fa, in piazza cacciatori delle Alpi, Salvini e Giorgetti erano, entrambi, sul palco insieme a lui. Una presenza fisica voluta, dicono gli insider, anche per smentire l’esistenza delle due Leghe. Ipotesi (forse un po’ più di un’ipotesi) che ha aleggiato su quasi tutta la campagna elettorale del Carroccio. E tra il capitano (Salvini) e il ministro (Giorgetti), Bianchi tira fuori se stesso.

«Io – dice Bianchi – ho avuto la grande opportunità di fare il consigliere a 19 anni. Mi ritengo un uomo delle istituzioni, perché ho fatto l’assessore, il sindaco, il parlamentare e il vice presidente nazionale di Anci. Giancarlo Giorgetti qualche settimana fa mi ha citofonato a casa per farmi un ragionamento sulla candidatura a sindaco qui a Varese. E Matteo Salvini è stata la persona con cui un minuto dopo ho parlato per capire se c’erano le condizioni. Sono loro che mi hanno chiesto di mettermi a disposizione per la città di Varese. E io ho accettato, perché sono leghista, sono uomo delle istituzioni e so cosa vuol dire lavorare in squadra».

L’assenza di Maroni

Il passo indietro di Roberto Maroni. Anzi i passi indietro. Perché il Bobo leghista, dopo la rinuncia alla candidatura (anche da consigliere) è letteralmente uscito da tutti i radar della campagna elettorale leghista. Assente anche a quel paio di appuntamenti in cui le voci di corridoio lo davano per presente. Un’assenza pesante se si pensa che il Carroccio, per questa campagna elettorale varesina, ha sfoggiato tutta l’argenteria: vertici nazionali di partito, ministri, deputati e senatori, assessori e consiglieri regionali. Ma non Bobo.

Come mai? «Maroni – spiega Bianchi – ha deciso di disimpegnarsi dalla corsa a Palazzo Estense e ha lasciato l’amaro in bocca a tutti, perché il suo curriculum parla da solo. Ora è giusto che lui faccia le sue scelte personali. Noi abbiamo la grande responsabilità di prendere in mano il testimone che ha lasciato. L’ho incontrato dagli industriali a Malpensa e mi ha manifestato tutto il suo appoggio». Insomma per Bianchi può bastare.

Il calciomercato di Galimberti

E sui cambi di schieramento, perché ci sono stati, di figure o esponenti che dal centrodestra sono passati e si sono candidati a sostegno di Galimberti, Bianchi commenta: «Giulio Moroni ha fatto una scelta personale e da anni non è più iscritto alla Lega. Io credo che il problema sia tutt’altro. Uno degli elementi che il nostro sondaggista mi ha fatto notare è che la mia figura, pur essendo indiscutibilmente leghista, nella percezione della gente non è totalmente sovrapponibile al partito. Segno che piace anche a un mondo che non arriva direttamente dalla Lega e che supera quel confine. E questa cosa preoccupa l’altro schieramento. Galimberti ha fatto calciomercato. Ma qui non siamo a Coverciano e chi vince lo determinano i cittadini. E la dimostrazione è che io non ho bisogno di tirare la giacchetta ai moderati, perché con questo elettorato ho sempre dialogato e continuo a farlo».

Il primo obiettivo raggiunto

Il finale di conferenza è leggero. E alla domanda di raccontare un aneddoto di questa campagna elettorale, Bianchi ci pensa un attimo e dice: «Sono in difficoltà a citarne uno. Sono state settimane intense e molto belle. Forse la cosa che più mi ha stupito è che ho perso sei chili». E se pensiamo che uno dei refrain d’inizio campagna elettorale è stato: “L’unica decrescita felice che conosco è quella sulla bilancia“, possiamo dire che Bianchi il primo obiettivo l’ha raggiunto.