Maroni: «A Varese non mi candido, spazio ai giovani. Galimberti va al ballottaggio»

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VARESE – La politica, la passione per la vela e una spremuta d’arance da Biffi. E’ un Roberto Maroni in forma quello che siede al tavolo del caffè in piazza del Garibaldino. «Non mi candido per queste amministrative. Spazio ai giovani», dice sorridendo e indicando Stefano Angei, giovane leghista seduto con lui e candidato nella lista del Carroccio a sostegno di Matteo Bianchi.

La politica, quella attiva, in questo momento è fuori dai radar di Bobo. Ma la  politica come passione c’è: «Mi dedicherò a far crescere i giovani e darò il mio contributo “da fuori”». E c’è anche la capacità di analisi di uno scenario che sta cambiando: la Lega, il partito unico e l’ingresso o meno nel Partito Popolare Europeo. E non manca la vela, la sua grande passione: «Sono appena tornato da un viaggio in mare su un catamarano con un mio amico. Dalla Puglia a alle Bocche di Cattaro in Montenegro. Mare molto agitato al ritorno. Ho preso qualche secchiata d’acqua mentre ero al timone. Però ho la fortuna di non soffrire il mal di mare». Sarà che Bobo di mari agitati, in Lega (e più generale in politica), ne ha vissuti e solcati parecchi, «sempre fedele alla Lega, sia chiaro, anche quando…».

Roberto Maroni, sarà candidato nella lista della Lega alle prossime elezioni amministrative?
«Spazio ai giovani. No, non mi candido».

Pausa di riflessione o un disimpegno dalla politica? 
«Diciamo che in questo momento faccio l’avvocato. Per quanto riguarda la politica, credo sia il momento di dare spazio ai giovani».

Un ruolo da coach, insomma?
«Diciamo di sì».

Un passo indietro, anche se è difficile credere a un Roberto Maroni “fuori dai giochi”. Come vede la sfida elettorale a Varese? 
«Davide Galimberti non vincerà al primo turno. Sono convinto che il tutto si deciderà al ballottaggio. Un turno in cui il centrodestra, storicamente, ha sempre avuto difficoltà a vincere. Speriamo di ribaltare i pronostici che vedono il centrodestra sconfitto al secondo turno».

A Varese si gioca una partita con diversi cambi di campo. Scenari “liquidi” che possono confondere l’elettorato, non crede?
«Sono operazioni che non capisco. Io sono sempre rimasto fedele alla Lega. Non nego che ci siano stati momenti in cui avevo posizioni differenti rispetto al partito. Ma la fede politica ha sempre vinto sulla possibilità di cambiare casacca. E le occasioni per farlo non mi sono certo mancate. Neppure nel 1994, durante la crisi del Governo Berlusconi, è accaduto. Ricordo che in Lega avevo tutti contro. In un congresso ad Assago mi hanno anche fatto avere dei fiori con il vaso attaccato. Me li hanno tirati. Ecco, da quel momento “non ho più avuto paura del buio” E poi c’era Umberto Bossi, che disse (sorride Bobo): “A Roberto Maroni ci penso io”.

Come legge la fibrillazioni del centrodestra?
«Faccio un discorso più generale. Oggi vedo una politica senza strategie. C’è troppa tattica. Anzi, direi che ci sono troppi tatticismi. Una tempo c’erano prospettive sul lungo termine, venivano disegnati programmi politici su un arco di tempo di cinque anni. Oggi, se si pensa ai prossimi cinque mesi è già tanto».

Il 1994 è ormai passato remoto, ma anche oggi la Lega sembra a un bivio: il partito unico. Cosa ne pensa?
«Mah. Dico che l’orizzonte dovrebbe essere quello di entrare nel Partito Popolare Europeo. Giancarlo Giorgetti vuole questo. Matteo Salvini no».

Per la Lega sarebbe un cambio epocale, non crede? 
«Ma questo è il futuro. Anche per evitare l’isolazionismo. Non c’è lepenismo che tenga».

E a livello nazionale cosa vede?
«Se Mario Draghi verrà eletto presidente della Repubblica e si va al voto anticipato Salvini vorrà giocare la partita da premier. Mi pare evidente che il competitor sarà Giorgia Meloni. A quel punto, nel momento in cui Fratelli d’Italia avrà anche un solo voto in più della Lega, credo che la Meloni, prima donna premier in Italia, avrebbe tutte le carte in regola per farlo».