Blitz contro neonazisti, Salvini: «Volevano uccidere me». In carcere c’è un gallaratese

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GALLARATE – Il sessantenne gallaratese Fabio Del Bergiolo, arrestato nei giorni scorsi dalla Digos di Torino perché in possesso di un vero e proprio arsenale, è implicato in un complotto di matrice ucraina per uccidere Matteo Salvini? Domanda inquietante che scaturisce dalla rivelazione dello stesso ministro degli Interni che, a seguito dell’operazione di polizia (è stato sequestrato addirittura un missile aria-aria in possesso di uno svizzero residente a Sesto Calende), ha reso noto come la scoperta delle armi e i conseguenti arresti siano l’esito delle indagini per una minaccia di morte ricevuta al Viminale. «I neonazisti (si tratta di un gruppo di persone legate all’estrema destra, ndr) avevano un arsenale per uccidere me» ha dichiarato il leader della Lega generando un clamoroso polverone non solo mediatico.

L’ho segnalata io

Ecco Salvini: «L’ho segnalata io. Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno. I servizi segreti parlavano di un gruppo ucraino che attentava alla mia vita. Sono contento sia servito a scoprire l’arsenale di qualche demente». Poi ancora: «Penso di non aver mai fatto niente di male agli ucraini, ma abbiamo inoltrato la segnalazione e non era un mitomane. Non conosco filonazisti e sono contento quando beccano filonazisti, filocomunisti o filo chiunque», ha proseguito il ministro dell’Interno. Per dovere di cronaca va aggiunto che al gip Nicoletta Guerrero, che lo ha interrogato per rogatoria dopo l’arresto, Del Bergiolo, assistito dall’avvocato Fausto Moscatelli ha asserito di «Essere un collezionista di armi illegalmente detenute»

L’ha rivelato un agente del Kgb

Intanto fonti consultate dall’Ansa hanno riferito che fu un ex agente del Kgb a segnalare l’esistenza di un progetto di un attentato a Matteo Salvini da parte di ultranazionalisti ucraini. Le indagini furono affidate alla Digos e alla procura di Torino. Ma secondo altre fonti non furono trovati riscontri. Il monitoraggio di cinque italiani, ex miliziani considerati vicini al Battaglione Azov, portò alla scoperta del tentativo di vendita di un missile aria-aria Matra e alla scoperta dell’arsenale. Resta ora da capire il ruolo di Del Bergiolo e delle altre due persone finite in carcere assieme a lui. Il sessantenne gallaratese ha cercato di difendersi raccontando di essere un collezionista di armi, ma già la consistenza dell’arsenale sequestrato lasciava supporre ben altro. Ora c’è questa storia del presunto attentato a Salvini che getta ombre pesanti sull’intera vicenda.

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