La stagione dei robot sospinta dalla pandemia

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di Gian Franco Bottini

Ci siamo sempre fidati delle nostre prime impressioni, attenti però a non lasciarci catturare da ciò che appare e che spesso è diverso da ciò che è; il sale e lo zucchero sembrano uguali, salvo poi accorgerci della diversità quando sbagliamo a metterlo nel caffè. Questo per esprimere il nostro stato d’animo di fronte ad un episodio di una normalissima vita quotidiana, quale può essere quella di chi scrive.

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Gian Franco Bottini

Una non infrequente disfunzione sulla linea telefonica ci impedisce un giorno di usare il nostro computer, che in questi tristi tempi rappresenta un mezzo importante per difendere le nostre relazioni sociali. Attimo di smarrimento, nervosismo e poi una chiamata ad un numero di assistenza che, dopo averci imbottito di messaggi promozionali destinati ad aumentare la nostra incazzatura, ci risponde con una voce metallica che, invitandoci ad essere concisi, ci chiede di dichiarare il problema. Senza un attimo di riflessione la solita voce ci pone un paio di altre domande precise e poi ci dice di attendere. Temiamo la solita scoraggiante attesa ma, nel giro di poco più di un minuto, la solita voce ci rassicura di aver riscontrato il problema, di aver attivato i
tecnici e ci preannuncia la soluzione nel giro di tre giorni.

Neanche il tempo di lamentarci per tale lungaggine che la comunicazione si interrompe e contemporaneamente veniamo raggiunti da un sms di servizio che ci riassume la vicenda e ci dà le coordinate per successivi contatti.

Il sollievo del primo momento è però, subito dopo, entrato nell’orbita di contrastanti sentimenti. Da una parte, come detto, il sollievo di aver rapidamente risolto un problema , dall’altra una sorta di frustrazione per averlo fatto in maniera del tutto impersonale che non ha permesso lo sfogo di una serie di sentimenti che potevano essere, in sequenza, di smarrimento, di protesta, di collaborazione, di attesa, di contrattazione, di ringraziamento.

La voce metallica di un robot, in sostituzione del solito traballante italo-albanese da call- center, ci aveva negata tutta una serie di emozioni e sentimenti che rendono umano un colloquio, in pratica aveva robotizzato anche noi. La stagione dei robot avanza e la tecnologia sta occupando sempre più spazi dell’attività umana, soprattutto in quelle fasce lavorative di carattere manuale o ripetitivo che interessano gli strati sociali più deboli. Purtroppo fra questi, per quanto riguarda il mercato del lavoro, vanno
ricompresi a tutto titolo i giovani, il cui impiego rappresenta una delle più elevate difficoltà del momento.

E’ pur vero che si aprono possibilità per nuovi lavori proprio nell’ambito della tecnologia informatica e nella robotica, ma non bisogna scordare che il nostro Paese ha un deficitario livello quantitativo di partecipazione all’istruzione universitaria oltre che una atavica disattenzione alla ricerca.

Non mettiamo in dubbio che la robotica, dove applicata, possa garantire ottimi risultati, regolarità produttiva (il covid non è ancora riuscito ad attaccare i robot!) e vantaggi economici nei costi di produzione, ma ciò non toglie che essa è destinata ad assorbire posti di lavoro proprio in quella fascia sociale per la quale a breve dovrebbe scadere il blocco dei licenziamenti motivato dalla pandemia.

Una pandemia che ha sicuramente accelerato questo passaggio epocale nel mondo del lavoro, paragonabile probabilmente a quello delle cosi dette “rivoluzioni industriali” che si sono succedute nei secoli scorsi e che hanno comportato problematiche politiche e sociali rilevantissime che oggi sarebbe opportuno evitare. Di contro però, proprio il covid potrebbe mettere a disposizione la possibilità di risorse economiche europee irripetibili e indispensabili ​per recuperare il tempo perduto e per assorbire le conseguenze di questi ineludibili ed incontrastabili cambiamenti . Un Paese con idee chiare ed una politica all’altezza del momento potrebbero fare molto; ma evitiamo commenti in proposito

Per non lasciarvi con l’angoscia dei nostri problemi telefonici vi diciamo che tutto è stato
brillantemente risolto; il che ci obbliga, un po’a malincuore, a dire: grazie robot!

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