Busto Arsizio, eia eia alalà!

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Acca Larentia: per la Cassazione il saluto romano non è reato senza il concreto pericolo del ritorno al fascismo

“Il fascismo non c’è più” tuona in consiglio comunale il sindaco di Busto Arsizio, Emanuele Antonelli, in risposta al Partito democratico che aveva appena stigmatizzato la foto d’antan, postata sui social, del solito Checco Lattuada col braccio teso per il saluto al Duce. “Ricordo di gioventù” si era giustificato il Checco, le cui simpatie per la destra destra sono note, e non da oggi. Cosa c’è di male? Potrebbe domandarsi qualcuno. Bè, l’immagine evocativa di quel “qualcosa che non c’è più” è comparsa, guarda guarda, nel Giorno della Memoria, quando si ricordano le vittime della Shoa. Giratela come vi pare, ma non ci sembra un caso.

Lattuada è una persona intelligente, per quanto possiamo conoscerlo, da molti punti di vista sovrasta alla stragrande la maggioranza degli attuali politici locali e, soprattutto, molti dei suoi amici di merende ideologiche, che tra loro si chiamano camerati. E siccome è intelligente, conosce gli effetti delle provocazioni. A cominciare dalle scontate canee politiche e mediatiche che ne derivano. Ed eccolo centrare l’obiettivo: di lui, e del fascismo, si parla di nuovo in consiglio comunale. E sui giornali, che cascano ogni volta nel trappolone.

Lattuada, maldestramente sponsorizzato a tutta forza da Antonelli, aveva provato a candidarsi per la Regione con Fratelli d’Italia. Per certi aspetti, c’è chi dice lo meritasse. Ma il partito non l’ha voluto. Si maligna per i suoi trascorsi giudiziari (sempre assolto, però) che rimandano ad altri saluti romani, a festeggiamenti per il compleanno di Hitler, a daspo ricevuti per le intemperanze allo stadio della Pro Patria, insomma, per una serie di cosucce che non pare siano apprezzate agli alti livelli dei meloniani. Che però non fanno curriculum in quel di Busto Arsizio. D’altra parte, il Checco è un generoso, si occupa dei senza tetto ed è attivo sul versante della solidarietà. L’hanno ribadito gli esponenti del centrodestra durante l’assemblea civica di giovedì sera. Peccato che certe volte tracimi. E con lui tracimino altri militanti di destra che, come quel tale, ex presidente di una partecipata, Francesco Attolini, autore di un post con l’effige dello “zio” Adolf, finiscono addirittura sbertucciati sulle Tv nazionali. E con loro è sbertucciata la città.

Un vizio bustocco l’evocare il “fascismo che non c’è più”. Sarà per questo che a Palazzo nessuno della maggioranza ha le palle per osare una condanna, sì, per prendere le distanze dal gesto di Lattuada. Per lo più, giustificano. So’ ragazzi, che volete?”. Poi, che Busto sia decorata con la medaglia di bronzo per la Resistenza è di sicuro secondario. Che abbia scritto pagine decisive nella lotta di Liberazione è un fatto che nessuno ricorda, o vuole ricordare. Tanto, come si dice, “il fascismo non c’è più”. Come ad Acca Larentia, come per i raduni di Predappio, come per le cene a Salò, come per le sceneggiate dei Dora della vicina Azzate, come per tutto ciò che passa in certi contesti romani, prossimi, molto prossimi, ai Palazzi del governo.

Forse esageriamo: ha ragione il buon Antonelli, stigma da uomo solo al comando, cuore oltre l’ostacolo, visione precisa sul futuro, un po’ meno sul presente. I fascisti sono soltanto un’ipotesi, un’idea folcloristica, di certo mai un rimpianto. Checco scherza, e con lui tutti gli altri. A Busto e altrove. Perché preoccuparci? Appunto, eia eia alalà!

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