Mafia in Lombardia, carcere per Francesco Nicastro. Vittoria al Riesame della Dda

disabili truffa sequestri

BUSTO ARSIZIO – Inchiesta Hydra e sistema mafioso in Lombardia: la Dda di Milano incassa una prima vittoria al Riesame nei confronti del Gip. Gip che concesse solo 11 arresti dei 154 richiesti dal pubblico ministero Alessandra Cerreti che, in due anni di lavoro, aveva ricostruito una “federazione mafiosa” in Lombardia con accordi tra mafia, ‘ndrangheta e camorra. I summit si svolgevano tra Alto Milanese e Varesotto con pranzi e incontri tra Castano Primo, Dairago, Busto Garolfo, Busto Arsizio e Legnano.

La decisione del Riesame

Il Gip aveva inizialmente avallato la misura di custodia in carcere per Francesco Nicastro, nome noto a Busto Arsizio, così come quello del padre Dario (indagato in Hydra) salvo poi accogliere l’istanza dei legali dell’arrestato mandando Nicastro ai domiciliari. Una decisione inspiegabile, per la procura. Da qui, il ricorso al tribunale della Libertà, che ha accolto la richiesta dei pm e ripristinato la misura. Nicastro resta per ora ai domiciliari (con braccialetto elettronico) in attesa che la pronuncia del Riesame diventi definitiva dopo l’eventuale ricorso in Cassazione. Lo riporta Repubblica.

Le estorsioni

Le indagini dei carabinieri avevano ricostruito le estorsioni durante il 2021 e la selvaggia aggressione di Francesco Nicastro e di suo padre Dario per costringere il titolare dello Studio54 di Busto a cedere il locale. La vittima venne colpita con una testata e presa a pugni, si ritrovò con una frattura del setto nasale. «Se tu vai dai carabinieri… io ti brucio… a Busto comando io… tu fai quello che dico io – intimava Dario Nicastro – mio figlio entra qua a qualsiasi ora e quando vuole! Perché se no ti brucio vivo».

Per il Gip fu un litigio

L’azione violenta del “gruppo Nicastro”, emanazione della cosca gelese che per l’antimafia fa parte del “consorzio” di mafie in Lombardia, era «scaturita dal rifiuto» della vittima «di vendere il locale a una cifra di 50 mila euro, posta in essere con modalità mafiose consistenti in continue minacce, percosse e intimidazioni», scriveva la procura. Il Gip, per contro, interpretò l’episodio come reazione a un mero litigio avvenuto all’interno del bar tra Francesco Nicastro e un altro avventore.

Di segno del tutto opposto è la decisione dei giudici del Riesame di Milano che, accogliendo la tesi dell’Antimafia, parla di condotte «massimamente espressive di una prevaricazione che vuol essere l’affermazione del sè criminale», in presenza anche di «una totale assenza anche embrionale di una rivalutazione critica». Di qui l’accoglimento della richiesta di custodia in carcere presentata dalla Dda.

busto carcere francesco nicastro – MALPENSA24