“Vessata perché lesbica”. Il tribunale condanna l’Asst di Busto a risarcire infermiera

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BUSTO ARSIZIOVessata perché lesbica. Asst Valle Olona condannata a risarcire 10mila euro ad un’infermiera presa di mira dal primario del reparto in cui lavorava dopo che il medico aveva scoperto l’orientamento sessuale dell’operatrice. Ieri, venerdì 8 ottobre, il tribunale di Busto Arsizio ha emesso la sentenza di condanna a carico dell’Azienda Sociosanitaria Locale della Valle Olona.

Vessata dal primario

E’ la stessa vittima, assistita dall’avvocato milanese Emiliano Ganzarolli, a raccontare la vicenda al Corriere della Sera. L’operatrice socio sanitaria lavorava come responsabile dell’ambulatorio di Ginecologia e Ostetricia in una struttura della Asst Valle Olona, competente per gli ospedali di Busto, Gallarate, Somma Lombardo e Saronno. L’infermiera ha spiegato di aver avuto un rapporto molto cordiale con il primario sino a quando quest’ultimo non aveva scoperto il suo legame sentimentale con una collega. Sempre secondo al racconto della vittima a quel punto il primario avrebbe iniziato a non guardarla più, a non parlarle, a fare battute oscene, a chiamare lei con il nome della compagna e viceversa. La donna ha denunciato di essere stata costretta a lavorare in un clima talmente ostile da dover ricorrere a dei farmaci per contrastare gli attacchi di panico. Nel dicembre 2019 è arrivato il trasferimento. L’operatrice registra il colloquio durante il quale la responsabile del personale infermieristico le prospetta il trasferimento.

Trasferita in altro reparto

La vittima chiede se il provvedimento è stato imposto dal primario. La dirigente le dice che non c’è stata una richiesta esplicita ma che il responsabile medico le ha fatto capire che si è venuta a creare «un’incompatibilità caratteriale». La responsabile del personale propone alla vittima di iniziare a lavorare prima in un reparto dove la donna, a causa di pregresse patologie, non avrebbe potuto stare: aveva affrontato un tumore alla tiroide e lì sarebbe stata esposta a radiazioni. Poi di essere trasferita in quello che è considerato il peggior reparto della struttura. La donna accetta pur di sottrarsi a una situazione definita «insostenibile». A quel punto partono le denunce in sede penale e civile. Ieri è arrivata la condanna per la Asst Valle Olona. L’operatrice ha incassato la piena solidarietà e il sostegno dei colleghi.

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