Caro sindaco di Busto, ti scrivo: le tue verità supposte

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Emanuele Antonelli, sindaco di Busto Arsizio

Caro Sindaco Emanuele Antonelli,

ho seguito con molta attenzione la sua intervista a 360 gradi di qualche giorno fa e devo dirle che ho condiviso la sua scelta di svelarsi anche come uomo. Dopo 7 anni abbondanti di incarico, cercare di farsi conoscere a così ampio spettro da molti suoi concittadini, può presentare delle insidie ma, penso che lei questo l’abbia valutato, dimostra anche la predisposizione a mettersi in discussione. Chiarisco che mettersi in discussione significa, dal mio punto di vista, non esternare quelle critiche da “social” che anche lei difficilmente digerisce, ma aprire un dialogo civile su punti di vista a volte concomitanti ma a volte anche divergenti.

Lei mi conosce e sa che, pur non avendola mai votata, la mia non è una natura “contro a prescindere” e che in molte importanti partite per la nostra città io, e i miei amici, abbiamo avuto con lei delle convinte convergenze. Per tali ragioni mi permetto, da cittadino, di commentare la sua intervista con una visione ovviamente personale ma, glielo assicuro, con uno spirito del tutto leale.

Ho recepito con piacere, cosa della quale onestamente non dubitavo, una sua convinta passione per il ruolo che ricopre che unita ad un comprensibile orgoglio (che le auguro non si trasformi mai in vuota vanità!) sono il terreno fondamentale sul quale si basa l’impegnativo futuro della nostra città. Una passione talmente credibile che, tra le altre cose, lascia intendere la sua propensione a rendersi disponibile per un  eventuale “terzo mandato”; cosa che, fatto salvo il parere vincolante degli elettori (dei quali parleremo) avrebbe molti pro ma anche qualche contro. Se mi fossi sbagliato e la cosa  non fosse nei suoi progetti mi scuso per l’illazione.

Devo anche convenire che lei ha messo da subito in campo un pragmatismo del quale si sentiva la necessità e che, tra le tante cose,  si è concretizzato nell’aver saputo approfittare di un particolare ed irripetibile momento per ottenere finanziamenti legati a bandi che implicavano comunque molto impegno e una adeguata progettualità. Lei sa comunque che molte volte, nell’ansia da prestazione,  si può incorrere nell’errore di far disegnare la città dal contenuto dei bandi stessi, che non sempre è coerente con i desideri e i bisogni della stessa. E’ il caso del Borri, da lei citato,  che, per quello che può valere, lei sa non godere di un consenso generalizzato, me compreso.

Ho apprezzato la sua onestà intellettuale nell’ammettere degli errori. Ridurli a quelli cimiteriali mi sembra poco, ma pur limitandoci a quelli mi va di ricordale che ci fu un momento nel quale essi potevano essere evitati, semplicemente dando dignità dell’ascolto ai molti “alert” che venivano lanciati da più parti, compresa una corposa raccolta di firme promossa dai miei amici che, per quel che mi risulta, è finita in qualche scantinato. Questo mi consenta, con l’umiltà del caso, di proporle un suggerimento che, se adottato, ha fatto grandi molti sindaci: anche i gruppi minoritari possono avere delle buone idee che vanno prese in considerazione senza timori di primogenitura, cosa che, oltre che un danno denota immaturità e poca autostima, tutte cose che in una maggioranza solida come la sua non avrebbero ragione di esistere.

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Gian Franco Bottini

Sempre in tema di errori ammessi e che, dal suo punto di vista, non hanno causato grandi danni economici vorrei però ricordarle la questione “Derivati” con le sue stratosferiche spese legali (4,5 milioni) che , come lei già sa, dal nostro punto di vista sono da considerarsi un danno causato da una errata strategia legale.

Devo poi dirle che sono rimasto molto sorpreso dalle sue opinioni sull’astensionismo galoppante di questi ultimi anni e dalla sua affermazione di voler ignorare i non votanti. Le opinioni personali sono sempre rispettabili, ma quelle di un uomo politico della sua caratura hanno, di fronte a tale problema, la necessità di essere analizzate. Mi permetta un ragionamento, ovviamente sempre criticabile. Data l’affluenza alle ultime elezioni e considerando il numero dei nostri cittadini all’intorno degli 80.000, Lei è stato legittimamente eletto da circa il 25% dei cittadini di Busto, il 20% ad altri candidati, il 55% circa dei cittadini di Busto non hanno votato. A parer mio un po’ pochino per sentirsi, senza temere di peccar di presunzione,  il “sindaco di tutti”; lode alla sua sicurezza ma numeri un po’ più dignitosi le avrebbero potuto dare una inevitabile maggior autorevolezza senza che questa, in qualche momento, debba essere surrogata da un odioso autoritarismo.

Possiamo fare delle ipotesi sui perché oltre la metà dei bustocchi non ha fatto il proprio dovere. Per mancanza di candidati graditi? Perchè ritenevano il risultato scontato? Perchè, ritenendola vincitore, erano  insoddisfatti del suo primo mandato? Il senso civico è ai minimi storici? La politica nazionale che crea diffidenza? La rassegnazione? Ogni risposta avrà la sua quota di partecipanti; di sicuro comunque c’è che siamo in un regime democratico dove i cittadini hanno il ruolo di scegliere chi li governa e chi viene scelto ha il dovere di tener conto anche di chi rappresenta i cittadini che non lo hanno votato, astensionisti compresi.

La politica, nel suo stesso interesse, con i suoi atti e la sua voce deve stimolare alla partecipazione e la sua voce in proposito, deve essere la prima perché la più autorevole nella nostra città. Di contro , mi perdoni, le sue espressioni circa l’astensionismo e gli astensionisti mi paiono proprio il contrario di un democratico invito al rientro nei ranghi; anzi, per molti suonerà come una sfida a perseverare nel nulla o peggio ad appoggiare improvvisate avventure politiche che lei stesso ha faticato a sopportare. Lei, signor sindaco, con gli strumenti del suo ruolo, da questo proselitismo democratico non può esimersi; a meno che lei aspiri ad una specie di governo monocratico, tipo quello che una volta era chiamato Podestà (senza alcun riferimento ad un’era politica). Senza offesa naturalmente: una cosa fuori dal tempo.

Sinceramente io non credo che lei abbia questi desideri, anche se spesso lo fa pensare con  i suoi “ruvidi” interventi su chi in fondo, rappresentando chi non l’ha votata, non fa che il suo dovere. Nessuno può chiederle di cambiare il suo carattere ma la democrazia chiede al suo ruolo di ascoltare tutte le voci, anche quelle che le paiono dissonanti; conservi pure quella che lei chiama franchezza ma faccia si che altri non la possono scambiare per maleducazione.

Mi scusi se  per una volta ho preso a prestito proprio un po’ della sua franchezza; le confermo comunque che la sua intervista ha avuto il pregio di farla conoscere meglio ai suoi concittadini, anche a quella abbondante metà che non è andata a votare. 

Cordialmente
Gian Franco Bottini

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