Castano al voto: Landini inaugura la sede elettorale, scissionisti di nuovo all’attacco

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CASTANO PRIMO – Il centrosinistra marcia diviso verso le urne a Castano Primo. Mentre Alessandro Landini si appresta a inaugurare la sede elettorale della sua lista, i fuoriusciti di Insieme Progettando Castano tornano sulle ragioni per cui lo hanno scaricato, puntando a sostenere un altro candidato sindaco.

Centrosinistra diviso alle urne

Domenica prossima, 17 marzo, alle ore 11.30 l’attuale assessore della giunta Pignatiello inaugurerà la sede elettorale di Che Bella Castano! in piazza Mazzini 65; seguiranno un aperitivo e una chiacchierata con il candidato sindaco.

Nel frattempo, la coalizione di Insieme Progettando Castano cui ha dato vita il Gruppo Progettando Castano Primo annuncia di aver «individuato subito al proprio interno e all’unanimità il candidato sindaco che la rappresenterà alle prossime elezioni amministrative, desiderosi di dare prosieguo a una decennale esperienza amministrativa in cui tanto è stato fatto ma che lascia spazio a futuri progetti». La presentazione ufficiale avverrà sabato 23 marzo alle 18.00 a Villa Rusconi. La stessa coalizione ribadisce di essere stata «scaricata» dagli ex compagni pur dopo che la scelta di Alessandro Landini quale candidato sindaco «aveva messo d’accordo sia l’anima politica che quella civica del nostro gruppo».

«Traditi i valori ed errori strategici»

«Tutti gli attuali amministratori di maggioranza – così Insieme Progettando Castano ricostruisce i fatti che hanno portato alla rottura nelle file del centrosinistra locale – avevano promesso il loro appoggio anche nella successiva tornata elettorale, a patto che il candidato fosse l’esponente dell’intera squadra, unita e coesa, e portasse avanti i princìpi e gli ideali che hanno caratterizzato gli ultimi dieci anni di governo cittadino. Purtroppo le speranze di tutti si sono ben presto infrante a causa di atteggiamenti, modalità e scelte del candidato fatte senza consultare nessuno del nostro gruppo (di cui, ricorda la coalizione “scissionista”, fanno parte sindaco, vicesindaco, due assessori e quattro consiglieri in carica). Landini ha imposto decisioni discutibili non solo dal punto di vista valoriale ma anche da quello strategico-politico: in primis ha, con una scelta considerata da tutti scellerata, estromesso, sia dalla futura lista elettorale che dal gruppo di lavoro, il sindaco Giuseppe Pignatiello perché, a suo dire, figura ingombrante. Inoltre, diventavano sempre più vaghe e nebulose informazioni su nuovi candidati, scelte programmatiche e future manovre politiche».

«Relazioni pericolose con Attivamente»

In questa fase di «malcontento generale», quando il gruppo ha manifestato il proprio dissenso «gli incontri con alcuni esponenti del Pd non hanno portato ad una mediazione né ad un riavvicinamento, ma hanno inasprito le divergenze. Landini, nelle successive tre settimane, all’insaputa del gruppo e negandosi ad un confronto diretto, ha preferito, in due serate differenti, organizzare nuovi incontri con la lista civica “Attivamente” avversaria elettorale, cercando nuove alleanze politiche in previsione delle future elezioni amministrative di giugno. In seguito, non avendo avuto successo con Attivamente, Landini e il Pd hanno richiesto a Progettando un nuovo incontro in data 29 febbraio in presenza dei componenti del gruppo e del segretario del Pd castanese Elia Massidda. Nonostante fossero stati messi di fronte all’evidenza di quanto accaduto, hanno continuato a negare il proprio interesse nel cercare nuove coalizioni con altre parti politiche, asserendo di essere stati loro contattati da Attivamente e non il contrario. Il candidato Landini, nonostante tutto, è rimasto fermo sulle proprie decisioni. Ciò ha portato il nostro gruppo ad una presa di posizione netta nei confronti di Landini stesso e del Pd, ritenendo questa situazione insanabile».

Infine il gruppo che fa capo all’attuale sindaco Pignatiello ribadisce che la coalizione “Che bella Castano” «nel corso del tempo ha sacrificato la propria componente civica a favore di logiche partitiche e individualismi. Mai avremmo accettato di diventare un’“accozzaglia”, forse capace di vincere le elezioni ma non di governare in armonia per cinque anni».

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