Castellanza riscopre la sua storia. Presentando il libro sulla casata Brambilla

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CASTELLANZA – L’assessorato alla Cultura di Castellanza presenta il libro “I Brambilla, patrizi Milanesi – la storia del casato, la villa di Castellanza e le Memorie delle villeggiature” di Davide Tarlazzi.

L’evento si svolgerà nella sala conferenze della Biblioteca civica, sabato 3 ottobre alle 16. La prenotazione è obbligatoria inviando una mail oppure sul sito Ville Aperte. Per avere più informazioni si può contattare l’ufficio Cultura al 0331.526263  o all’indirizzo email.

Un racconto attraverso la casata Brambilla

Sarà lo stesso autore, Davide Tarlazzi, a presentare il suo libro dialogando con Claudio Critelli, direttore dell’Archivio di Stato di Varese e Pietro Greppi di Bussero, editore giornalista e designer, nipote dei Carminati di Brambilla. Lungo i secoli, i Brambilla promossero una serie di committenze artistiche: oltre al settecentesco palazzo di città, poi ridisegnato da Luigi Canonica, la casata volle dotarsi di un’elegante villa edificata a Castellanza da Pietro Pestagalli.

Si ricorderà poi l’affascinante ritratto di Paola Roero di Settime Brambilla (1813-1885) realizzato da Giuseppe Molteni. Rivivranno infine nei ricordi di Giuseppe Gerolamo, qui per la prima volta pubblicati e commentati, le gioie delle villeggiature a Castellanza, Caravaggio e Sesto Calende.

La storia dei Brambilla

Il volume illustra la storia del ramo patrizio della famiglia milanese dei Brambilla dal XVII secolo alla sua estinzione avvenuta negli anni Settanta del Novecento. Grazie a fortunati matrimoni con la nobiltà di provincia il casato, che all’epoca di Carlo (1606-1663) aveva ripiegato su Sesto Calende, tornò a risiedere a Milano con Giulio Cesare II (1685-1755), ammesso nel Patriziato cittadino all’alba del terzo decennio del ‘700.

Nell’Ottocento, con Cesare I (1768-1830), la famiglia si distinse nell’amministrazione della città ambrosiana e della provincia, mentre i nipoti di quest’ultimo parteciparono alla stagione risorgimentale. Uno di essi, Giulio Cesare III (1888-1978), segnò l’apogeo della storia familiare. Intimo amico di Umberto di Savoia, fu nominato Gran Cacciatore del Re ed elevato al titolo marchionale. Con Cesare II (1888-1978), discusso esponente del fascismo agrario in Lomellina e nel Polesine, si chiuse la storia della famiglia.

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