Omicidio Castelveccana, c’è un testimone. A rischio denuncia

I mezzi dei soccorsi durante il recupero del corpo del 34enne ucciso

CASTELVECCANA – C’è un testimone per la morte di Rachid Nachat, 34 anni, origine marocchina, in Italia clandestinamente, senza che le autorità sappiano indicare come sia arrivato sul territorio nazionale, trovato morto sul fondo di un dirupo a Castelveccana venerdì scorso. Colpito almeno da un colpo da arma da fuoco e poi precipitato per circa 100 metri in un canalone. Un carabiniere è indagato per omicidio. Avrebbe sparato colpi d’arma da fuoco in un blitz anti droga in quella che è identificata quale area di spaccio almeno due ore prima del ritrovamento del cadavere. Della presenza del teste conferma l’avvocato Luca Carignola, che assiste il fratello della vittima, che sul punto dice “no comment“. Il fratello della vittima avrebbe indicato agli inquirenti come individuarlo su indicazione del testimone in questione.

I dubbi della ricostruzione

Cadavere che sarebbe stato ritrovato almeno due ore dopo la sparatoria. Un amico che era con Nachat avrebbe detto al fratello della vittima che i due avevano raggiunto la zona per comprare del fumo. Raggiunta come? Con due ore di trekking, questo vale per chi è allenato visto il luogo impervio, o in auto? E che fine ha fatto l’auto nel caso? Lo stesso teste ha dichiarato, per mezzo del fratello e lo riporta la Prealpina, di aver ospitato Nachat in casa sua. Nachat era, a detta della procura, clandestino. Si profila in capo all’amico una possibile accusa per favoreggiamento. Altro punto: lo stesso amico, che racconta al fratello della vittima – lo riporta la Prealpina – di aver visto Rachid colpito a terra dal fuoco dei carabinieri fugge. L’allarme sarebbe stato dato ore dopo dal fratello. Si profila un’altra ipotesi di reato: quella di omissione di soccorso. Se sparano a un amico durante una passeggiata si chiama il 112 immediatamente in modo da garantirgli ogni possibilità di salvezza. Perchè avvisare il fratello ore dopo?

Da Pavia a Varese

Altro punto al vaglio. Il fratello spiega di essere stato lui – sempre sulla Prealpina – a dare l’allarme. L’uscita del 118 è alle 19 circa. Il corpo è stato geolocalizzato al metro. Il fratello avrebbe dato l’allarme da Pavia, dove vive e lavora regolarmente, su indicazione dell’amico. Come avrebbe potuto geolocalizzare la vittima da Pavia? Chi ha messo la pila accesa che indicava il cadavere sul fondo del burrone? E ha sparato una pistola, sono stati trovati bossoli da arma corta, oppure un fucile? C’è un testimone e ci sono accertamenti in corso. Oggi l’autopsia ma gli esiti al momento non sono noti.

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