Cavaria, Ciconte cacciata dalla giunta. Il Tar dà ragione al sindaco Zeni

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CAVARIA CON PREMEZZO – Respinto il ricorso al Tar presentato da Lucia Ciconte. L’ex vicensindaco di Cavaria con Premezzo aveva trascinato il primo cittadino Franco Zeni – insieme all’ente locale e al vice Diego Bonutto – di fronte a un giudice, convinta di aver subito un torto quando si è vista revocare nomina e deleghe assessorili lo scorso dicembre. Ma non è andata come sperava. Lo dice la sentenza: «Non sussistono i presupposti per l’accoglimento della domanda cautelare».

I motivi

I motivi per cui il ricorso è stato respinto vengono chiaramente specificati nella sentenza. Si legge: «Il sindaco può revocare uno o più assessori, dandone motivata comunicazione al consiglio». E ancora: «Il provvedimento di revoca di un assessore è qualificabile come atto di alta amministrazione, che rientra nella piena scelta discrezionale del sindaco, che postula il venir meno del rapporto di fiducia fra il sindaco medesimo e gli assessori, destinati a collaborare con lui nell’amministrazione dell’ente». Quindi il provvedimento di revoca «risulta adeguatamente motivato in relazione al venir meno del rapporto di piena fiducia tra il sindaco e l’assessore, che, tenuto conto dei documenti versati in atti e delle difese delle parti, si è peraltro concretizzato in termini di reciprocità tra i due soggetti». Ecco perché nel bilanciamento delle posizioni contrapposte «deve ritenersi prevalente quella dell’amministrazione a una armoniosa stabilità della giunta, anche tenuto conto della prossima scadenza degli organi comunali».

«A testa alta»

Una questione che è nata tra le polemiche, dal consiglio comunale della revoca – il 20 dicembre scorso – che si è concluso con uno scontro finale, a suon di parole, nell’immediato post-seduta. Si è passati alle carte bollate, con una sentenza che dà ragione al sindaco. E ora si toglie un sassolino dalla scarpa: «Non ho mai nascosto nulla e continuerò a fare il mio lavoro a testa alta», dice Zeni. «Sono tranquillo, ho massimo rispetto delle leggi italiane e di chi le applica correttamente. Ed è stato un tribunale a stabilire come doveva andare. Dal canto mio, resterò sempre dalla parte dei dipendenti del Comune e soprattutto dei cittadini: i posti di potere non mi interessano».

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