Cent’anni fa, la magia della “Rapsodie in blue”

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George Gershwin

di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, forse per alleggerire questi momenti di grande preoccupazione, vi ricordo un lieto avvenimento e vi racconto brevemente la storia di un grande della musica. George Gershwin raggiunse la fama esattamente la sera del 12 febbraio 1924, anniversario della nascita di Abramo Lincoln quando, fatto molto insolito a quell’epoca, l’austera sala per concerti classici Aeolian Hall di New York fu aperta al jazz. La sala era piena sino all’inverosimile, e la novità “Rapsodie in blue” figurava nel programma come penultimo pezzo. Era stato Paul Whitman, il “Re del Jazz”, a commissionare quel poema di jazz sinfonico, colpito dal talento del giovane.

Gershwin l’ha composta sul treno che lo portava a Boston: …in quel ritmico pulsare metallico udii all’improvviso, posso quasi dire che la vidi scritta, la costruzione completa della Rapsodie, dal principio alla fine. La udii come una specie di fantasia iridescente; la concepii come una visione da caleidoscopio musicale che scaturisce dal nostro Paese, da quel crogiolo di razze e costumi … È George stesso, quella sera, a suonare la parte del piano. Paul Whitman, che dirige l’orchestra, racconta quei momenti: … Poi venne il momento della Rapsodia. Già alla prima lamentosa voce del clarinetto, alle primissime battute, gli ascoltatori rizzarono le orecchie. Io cominciai a piangere: mi ripresi solo quando avevamo già eseguito undici pagine.

Lo scoppio di entusiasmo alla fine fu elettrizzante. Tutti compresero che si era verificato un avvenimento eccezionale. Con la Rapsodie in Blue Gershwin aveva finalmente liberato il jazz dai suoi vincoli. Non v’è dubbio che Gershwin realizzò qualcosa che fino a qualche tempo prima appariva impossibile: dare un nuovo volto al jazz, liberarlo dagli schematismi tradizionali, trasformarlo da musica delle strade e dei locali in musica “nobile” al fianco della “classica”. Proprio ispirandosi alla Rapsodie in Blue, Ravel comporrà poco dopo il suo famoso Blues. Scrive Gershwin: “Io considero il jazz come un ‘espressione folkloristica americana… Credo sia possibile prenderlo a fondamento di opere di valore duraturo. Del resto, il jazz è musica composta con le stesse note usate da Bach.”

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Ivanoe Pellerin

La Rapsodia in Blu è tuttora uno dei pezzi più eseguiti dalle orchestre di tutto il mondo. È presente come colonna sonora di un episodio del film animato della Disney, Fantasia 2000. Nel 1927 è la volta del successo di Funny Face, nel 1928 del musical Rosalie insieme a Sigmund Romberg che ha la prima assoluta al New Amsterdam Theatre per Broadway con Marilyn Miller e Frank Morgan il 10 gennaio arrivando a 335 recite, promuovendo Rosalie con musiche di Cole Porter; dal 14 gennaio 1930 va in scena al Times Square Theatre a Broadway Strike Up the Band con Blanche Ring arrivando a 191 recite. Nel 1932 suona al pianoforte nella prima esecuzione assoluta nella Symphony Hall di Boston della Rapsodia n. 2 Manhattan Rhapsody per pianoforte e orchestra di sua composizione diretta da Sergej Kusevickij.

Estate 1937: mentre negli studi della Metro Goldwyn Mayer sta lavorando alle Goldwyn Folies n. 5, improvvisamente George Gershwin cade al suolo svenuto. I medici, subito accorsi, attribuiscono lo svenimento ad un esaurimento nervoso. Purtroppo nessun medico fino a quel momento aveva dato peso a qualche sintomo premonitore e alle cefalee diventate sempre più insistenti da quando, nel 1936, è andato ad abitare in California.

Lo svenimento di George negli studi della Metro non ha preoccupato nessuno. Lui stesso riprende a lavorare febbrilmente, e riprende anche a studiare composizione sotto la guida di Joseph Schillinger. Crede ovviamente di avere ancora tutta la vita dinanzi a sé e sente profondamente l’impegno che ha assunto nei confronti del suo vasto pubblico. Ma i “mal di testa” si fanno sempre più insistenti e intensi. Un sabato mattina, il 10 luglio 1937, mentre è ancora in casa, ha un altro svenimento. Lo trasportano d’urgenza alla Clinica Cedri del Libano, di Beverly Hill, California. La diagnosi è inclemente: tumore cerebrale. George Gershwin muore dopo un difficile intervento al cervello senza aver ripreso conoscenza. L’America piange. Ha improvvisamente perduto chi ha saputo interpretare la sua vera anima, la sua musica: Un americano a Parigi… Porgy and Bess (con l’indimenticabile Sommertime) … Concerto in fa … The man I love … Somebody love me‘S wonderful…

L’intera rete radiofonica nazionale sospende ogni trasmissione per diffondere da New York un grande “memorial” dedicato al musicista: partecipano Paul Whitman, Al Jolson, Fred Astaire, Bing Crosby. I tremila newyorkesi che il pomeriggio del 15 luglio sono riusciti ad entrare nel tempio ebraico Emanu-El di New York, dove è stato trasportato il corpo di George, restano attoniti e un po’ delusi quando l’orchestra d’archi intona il Trâumerei di Schumann, e poi il Movimento lento di uno degli ultimi quartetti di Beethoven. Ma all’improvviso un brivido scuote i fedeli: l’organo fa riecheggiare sotto l’ampia volta maestosa l’andante della Rapsodie in blue. Quando la bara viene portata a spalla all’esterno del tempio, la folla fradicia di pioggia si stringe intorno al feretro cercando di toccarlo nell’estremo saluto. Poi il lungo corteo sino al Mount Hope Cemetery di Hasting-on-Hudson. É presente il sindaco di New York Fiorello La Guardia e numerose personalità della politica e della cultura newyorkese. Pochi giorni prima di quel tragico 11 luglio 1937, i membri dell’Accademia Musicale di Santa Cecilia in Roma avevano conferito a Gershwin il più alto riconoscimento per un musicista, nominandolo Membro Onorario dell’Accademia. George non l’ha mai saputo.

Cari amici vicini e lontani, la Rapsodia in Blu compie cento anni essendo stata rappresentata con un enorme successo il 12 febbraio 1924. Spero vogliate condividere con me la memoria di questa musica stupefacente, la sua magia e la vita del suo straordinario Autore.

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