Cittiglio, tentò di soffocare la zia con l’ammoniaca: condannato a 7 anni

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CITTIGLO – «Con l’ammoniaca si può uccidere una persona», aveva evidenziato il pubblico ministero nella sua requisitoria. E alla fine la sua tesi è stata accolta dal tribunale di Varese, che ha condannato a 7 anni di reclusione il 29enne accusato di tentato omicidio per aver cercato di soffocare la zia, nella sua casa di Cittiglio, la mattina del 10 marzo scorso, usando uno strofinaccio imbevuto proprio di ammoniaca. Più severa la richiesta di condanna che aveva formulato il pm: 12 anni e 5 mesi.

La droga e l’aggressione nel letto

Il fatto si era verificato a seguito di una nottata di eccessi a base di alcol e cocaina. Eccessi che avrebbero offuscato i ricordi dell’imputato, che in aula non ha saputo ricostruire con precisione l’episodio, raccontato invece dalla persona offesa, 40enne, che in quel periodo stava ospitando il ragazzo e che la mattina del 10 marzo 2023 era stata aggredita nel letto, mentre dormiva, riuscendo poi a scappare dopo una colluttazione e a lanciare l’allarme.

I dubbi della difesa

Una ricostruzione, quella della donna, che non ha convinto il legale Corrado Viazzo, difensore dell’imputato insieme alla collega Valentina Commisso: nella prima telefonata fatta ad un parente la donna aveva detto di essere stata aggredita con un coltello – ha ricordato l’avvocato Viazzo nella sua arringa – in una seconda chiamata aveva invece parlato di una aggressione con lo strofinaccio imbevuto della sostanza nociva per l’uomo. «Ammoniaca usata in casa per le pulizie – ha aggiunto il legale – che per la sua composizione non avrebbe potuto causare la morte della donna, anche perché l’aggressione è durata pochi secondi». La tesi dell’avvocato, però, non ha convinto i giudici del collegio.

Il risarcimento

Il tribunale ha inoltre disposto un risarcimento di 25mila euro per la 40enne, parte civile nel procedimento con l’avvocato Simona Ronchi, e ha stabilito la sospensione della responsabilità genitoriale dell’imputato durante il periodo di esecuzione della pena. Il 29enne ha visto per la prima volta la figlia durante la detenzione, iniziata pochi giorni dopo il fatto che lo ha portato a processo.

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