Damiano Caruso profeta in patria, è suo il Giro di Sicilia

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In una giornata conclusiva tutta etnea di 140 chilometri, Damiano Caruso fa felice la Nazionale di Daniele Bennati e, a distanza, la Bahrain Victorious. E soprattutto entusiasma il pubblico locale, andando a conquistare il Giro di Sicilia 2022: vittoria e maglia giallorossa! Stravinto il duello con l’amico Vincenzo Nibali (Astana) addirittura quarto sia come ordine d’arrivo che in classifica generale: squalo dello Stretto beffato dal colpo di coda di Jefferson Cepeda (Drone Hopper Androni) e Louis Meintjes (Intermarché Wanty Gobert) che si spartiscono “in ordine inverso” podio di tappa e di classifica. Il sogno del giovane croato Fran Miholjevic del Team Friuli, partito da leader della corsa, svanisce a 14 km dal traguardo.

Sono 118 i corridori che prendono il via alle undici e mezza da Ragalna, poiché non partono Alejandro Ropero della Eolo Kometa e Andrea Debiasi del team Friuli. I ritmi sono davvero… vulcanici, c’è tanta voglia di tentare il colpo in uno scenario da sogno: nei primi venti chilometri ci provano Cristian Rocchetta (Zalf Euromobil Fior), Alessandro Iacchi (Qhubeka, uno dei maggiori fuggitivi di questa edizione della corsa), Vincenzo Albanese (Eolo Kometa) e la maglia ciclamino Filippo Fiorelli (Bardiani Csf Faizanè) ma in due diversi momenti vengono tutti reinglobati.

Mentre sugli ancor dolci saliscendi attorno all’Etna si ritirano Nelson Soto (Colombia Tierra de Atletas), il taiwanese Sergio Tu del team Friuli (di colpo il giovane leader croato si ritrova con 4 compagni), Yusuke Kadota della EF Nippo e Francesco Carollo della Mg K Vis, le alte velocità portano al formarsi di una fuga a 15 al km 38: ancora Eolo Kometa, con Vincenzo Albanese e Diego Rosa; i due uomini Gazprom della Nazionale Alessandro Fedeli e Cristian Scaroni; c’è la Drone Hopper Androni con Mattia Bais e Simone Ravanelli; e la Bardiani Csf Faizanè stavolta con Alessio Nieri; con loro Antonio Nibali (Astana), Riccardo Ciuccarelli (Biesse Carrera), Yeisson Casallas (Colombia Tierra de Atletas, compagno dell’appena ritirato Soto), Lorenzo Ginestra (Work Service Vitalcare Vega), Simone Petilli (Intermarché Wanty Gobert), Gage Hecht (Human Powered Health), Emil Dima (Giotti Victoria Savini Due) e Gabriele Petrelli proprio per il team Friuli di Miholjevic.

Ma niente, l’iniziativa dura poco più di una ventina di chilometri: a Linguaglossa, al termine di una circumnavigazione è un gruppo lungo e pieno di smorfie di fatica quello che si avvia verso l’altra metà gara. Lunghezza uguale scatti e controscatti, ed ecco che al km 67, al termine di una sinuosa discesa, sono in sette a intraprendere il primo Gran Premio della Montagna verso Contrada Giuliana, con oltre due minuti di vantaggio sul resto della truppa. Un mix di “novità” e nomi già ampiamente visti in azione poc’anzi e nei giorni scorsi: Filippo Fiorelli (Bardiani Csf Faizanè), Michael Belleri (Biesse Carrera), Nicola Venchiarutti (Work Service Vitalcare Vega), David Martin (Eolo Kometa), Pier-André Coté (Human Powered Health), Matteo Zurlo (Zalf Euromobil Fior), Stefano Gandin (Corratec). Durante l’ascesa evadono e si uniscono a loro Rafael Pineda e German Dario Gomez della Colombia Tierra de Atletas.

Questo drappello di nove unità scollina con oltre tre minuti su un gruppo sempre meno numeroso a causa dei ritiri: dà forfait anche un uomo attesissimo come Domenico Pozzovivo (Intermarché Wanty Gobert) sul podio di Piazza Armerina con i due esperti siculi Caruso e Nibali l’altroieri, e quinto nella generale! Al termine della picchiata Fiorelli va a prendersi il traguardo volante di Mascali, sgocciolo di pianura prima della doppia scalata finale: i 38 chilometri che comprendono secondo GPM di Contrada Giuliana (da un versante più duro del precedente) e, da Fornazzo, i 18 devastanti all’8% fino a Piano Provenzana.

E qui naturalmente il gruppo dei big inizia un nuovo film. Sulla spinta dell’Astana di Vincenzo Nibali e della Nazionale di Damiano Caruso, col Team Friuli più nascosto (non a caso, i vari Nibali jr, Petrelli, Fedeli e Scaroni protagonisti delle azioni della prima metà di gara sono stati poi richiamati dalle ammiraglie a lavorare per i rispettivi capitani) la fuga si sgretola: vengono ripresi Fiorelli, Belleri, Venchiarutti, Martin, Coté e Zurlo; Gandin resiste strenuamente fino allo scollinamento per metter su i punticini che gli consentono di mantenere definitivamente la maglia pistacchio della classifica scalatori. A scappare restano soltanto i due purissimi uomini d’altura colombiani, che non a caso avevano aspettato che l’altimetria salisse per evadere dal plotone.

Nella salitona verso l’arrivo, Fran Miholjevic si rialza ed esce dai giochi. Davanti Cepeda e poi Gomez terminano la loro avventura sotto i colpi di un drappello sempre più scremato e pronto a darsi battaglia sulle pendenze decisive del vulcano attivo più alto d’Europa. Trenta, venti, dieci, cinque uomini, fino all’allungo vincente di Caruso quando è comparsa ai suoi occhi la flamme rouge. Dietro di lui, Nibali viene staccato da Cepeda e scavalcato da Meintjes (designato in itinere dall’Intermarché dato l’abbandono di Pozzovivo) e chiude quarto. Alle sue spalle, un ottimo Diego Rosa dà il tutto per tutto e mette la bici davanti a quella di Kenny Elissonde della Trek Segafredo, che in quegli ultimi chilometri aveva continuato a staccarsi e riagganciarsi.

La Eolo Kometa può gioire sia della tenacia di Rosa in questa ultima fatica, sia dello smalto di Vincenzo Albanese nell’intera corsa. Nibali può ringraziare il fratello Antonio (oltre al kazako Andrey Zeits) che lo ha assistito alla grande. La Bardiani Csf Faizanè si consola della maglia ciclamino persa da Fiorelli, strappatagli da Damiano Caruso che così fa la doppietta “corsa+punti”, portando in top ten di tappa Luca Rastelli, rimasto anche lui nel gruppetto principale finché ha potuto. Come Rastelli, tra i migliori fin quasi alla fine la casacca verde-biancorossa di Simone Raccani, Zalf Euromobil Fior. Last but not least, possiamo solo immaginare la felicità di Gianni Savio nel vedere in buona evidenza uno degli ecuadoriani a lui più cari come Cepeda, che con questo terzo posto di tappa/secondo generale toglie a Nicola Conci la maglia bianca di miglior giovane. A proposito di sudamericani, Colombia Tierra de Atletas non solo in fuga ma anche in classifica, con Pinzon.

L’anno scorso Vincenzo Nibali, quest’anno Damiano Caruso duellando con lo stesso Nibali. Due trionfi siciliani consecutivi al Giro di Sicilia. Luce di gioia in una terra che di luce ne emette a non finire.

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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