Danillo e Maria, dall’ospedale col Covid a Rescaldina per un altro Natale insieme

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LEGNANO – Più forti dell’età, degli acciacchi. E del Covid. Lo hanno contratto entrambi, ma l’hanno superato, trascorrendo l’ennesimo Natale insieme. Come insieme, fra poche settimane, festeggeranno il 64° anniversario di matrimonio. Danillo (proprio così, con due “L”: scherzi dell’anagrafe) Lizzi e Maria Pecile (nella foto) abitano a Rescaldina e queste feste le trascorreranno tutte in quarantena. Un passaggio obbligato dopo che Danillo, 92 primavere sulle spalle, è risultato positivo al pronto soccorso della clinica Mater Domini di Castellanza e Maria, 85 anni, se l’è vista peggio, trascorrendo due settimane ricoverata all’ospedale di Legnano, sempre a causa del coronavirus, prima in Medicina interna e poi nel reparto Malattie infettive.

Con loro, uno dei figli: tutti in quarantena

Con loro, a condividere le festività nella casa di Rescaldina, forzatamente ma con tanta gioia di esserci, c’è anche uno dei due figli, Franco, che è risultato anch’egli positivo al virus, come a sua volta il figlio e pure il fratello. «Sono stati giorni di angoscia – racconta Franco, operaio da poco in pensione – non solo per essere risultati positivi al Covid, ma anche per le diverse malattie che ha mia mamma e per la condizione di mio papà, che è invalido. Ma ora il peggio è passato e aspettiamo con pazienza la fine dell’isolamento. In fondo i miei genitori sono due rocce, e l’hanno dimostrato anche stavolta».

Classe 1928 e 1935, venuti qui per lavoro

Entrambi friulani, terra di vento e di confine, di Majano lui e lei di Fagagna (Udine), Danillo e Maria sono venuti in Lombardia per lavorare nel 1959. Altri tempi e un’altra Italia. Lui, quand’era ragazzo, si ritrovò a lavorare per i Tedeschi durante l’occupazione; poi ha fatto sempre l’operaio, passando da fabbriche e fornaci. Un duro lavoro che sembra avergli lasciato in eredità una tempra eccezionale. Anche Maria, prima di dedicarsi alla casa e alla famiglia, aveva lavorato, in un’azienda tessile. Figurarsi se dopo essere passati dalla guerra e dalla ricostruzione, lavorando per anni con le proprie braccia per garantire ai figli un futuro migliore, si facevano battere dal virus. E perdevano l’occasione di trascorrere un altro Natale come quelli degli ultimi sessant’anni e passa. Insieme.

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