Denatalità tra problema sociale e immigrazione

bottini denatalità

di Gian Franco Bottini

Come sempre, alla fine di ogni anno, si tirano le somme di quelle cose che si possono valutare solo con i numeri e anche quest’anno, come succede oramai da un po’ di tempo, abbiamo dovuto verificare il perdurante calo delle nascite. Quanto sia complesso il problema demografico è facile da comprendere, ed è ancor più intuibile quali e quante implicazioni sociali, economiche, previdenziali e strutturali siano ad esso legate.

Il calo delle nascite è un fenomeno che si evidenzia a partire dagli ultimi decenni dello scorso secolo, inserito in un contesto di sviluppo economico rilevante, incalzato da uno stile di vita sempre più’ edonistico, ma soprattutto, con la “pillola”, dall’affermarsi del concetto di ‘controllo delle nascite’. Da quel momento il concepimento di una nuova vita da evento risultante esclusivamente da un atto ‘sentimentale’ (e, diciamolo pure, anche spesso inatteso) diventava una scelta preliminare, con un verificabile impatto sui numeri della statistica.

Molti di noi hanno vissuto quegli anni di cambiamento e con franchezza ed onesta’ intellettuale non possiamo negare di aver fatto parte, chi più e chi meno, di generazioni stregate dalla sindrome di Peter Pan. Un fenomeno che a lunghe ondate si è protratto nel tempo. A testimonianza di cio’ riportiamo il contenuto della lettera che una signora quarantenne, alla complicata ricerca della sua prima gravidanza, proprio in questi giorni ha pubblicato sul maggior giornale nazionale per illustrare il suo percorso di vita.

bottini politica pudore
Gian Franco Bottini

°Perchè’- si chiede la signora – mi ritrovo, assieme a molte altre donne, a voler fare un figlio a 40 anni? Fino a 35 anni non ci pensavo. Immaturità, disinformazione, egoismo, fragilità, troppe distrazioni, troppo divertimento. Poi 5 anni tra il voler diventare madre e trovare un padre per i miei figli°. Già; un padre da trovare in un mondo maschile ugualmente confuso!

Ma questa è solo la prima faccia della medaglia e rappresenta il portato di un mutamento nei costumi che andava, per quanto possibile, gestito sul piano culturale e non contrastato, a volte ottusamente, sulla base di principi religiosi o presunti tali; cosa invece che per anni si è verificata,  spostando il problema sul piano ideologico e distogliendo l’attenzione da quello pratico, che nel frattempo stava generando la seconda faccia della medaglia: quella delle implicazioni socio-economiche già accennate.

Un figlio, che ai tempi andati veniva vissuto come una”risorsa”che molto presto sarebbe stata in grado di aiutare la famiglia, via via si è tramutato in un impegnativo ‘investimento’, necessario  per mettere il giovane in grado di misurarsi sui larghi confini di un mondo globalizzato e altamente competitivo. Nel frattempo la nuova rivoluzione tecnologica in atto lascia le funzioni più marginali senza attrattività per i nostri giovani, mentre l’età media di vita, in costante crescita, crea preoccupazioni per la tenuta futura del nostro sistema previdenziale. Sbuca così da più parti, come panacea di queste situazioni, “ l’immigrazione”. Per la sua disponibilità a colmare i vuoti lavorativi e per il suo potenziale apporto generativo.

Sarebbe la terza faccia di un problema di per sé già molto complesso, che tira però in ballo una materia particolarmente divisiva e mal gestita. Se i giovani immigrati dovessero essere considerati una delle soluzioni, bisognerebbe però dare ordine e contenuti pratici sia al concetto di “accoglienza” ma ancor più a quello di “integrazione”.

Certo è che i recenti ed incresciosi fatti di Piazza del Duomo, se si classificano, come pare, non come il comportamento di un gruppo di squinternati e alticci nordafricani ma come l’esecuzione di una tradizione anti-femminile della loro cultura, parlare di integrazione come soluzione di un problema contingente, diventa assai difficile se non imbarazzante.

E’ tempo che la politica “metta a sistema” il problema familiare, smettendo di affrontarlo alla spicciolata e in momenti elettorali; considerandolo “laicamente” nei suoi aspetti culturali ed economici, come fece oltre 15 anni fa la Francia, ottenendo importanti risultati. E forse gli italiani ricomincerebbero a “rimboccarsi le maniche”!

bottini nascite immigrazione – MALPENSA24