“Diavoli Blues”, Sergio Barletta racconta l’usura. «Dramma che tocca anche la nostra Busto»

Sergio Barletta

BUSTO ARSIZIO – I “Diavoli Blues” di Sergio Barletta riaccendono i riflettori sul problema dell’usura, «un delitto-carogna che è un tema degli “invisibili”, che crea imbarazzo, ma che tocca da vicino anche la nostra città, come dimostrano alcune recenti operazioni delle forze dell’ordine». Il punto però, per l’autore del libro, è che «a Busto, chi ha questo problema, a chi si rivolge?». Una domanda che vuole essere uno spunto di riflessione. Nel frattempo il romanzo di Sergio Barletta è stato un successo, giunto al traguardo della seconda ristampa e celebrato soprattutto nella sua terra d’origine, la Calabria, dove la storia è ambientata.

L’ispirazione

Classe 1955, Sergio Barletta è cosentino di origine ma da una vita ormai trapiantato a Busto Arsizio: di professione perito assicurativo, con la passione per il teatro, per il tango e per la politica (con una storica militanza a sinistra), è al suo secondo romanzo, dopo il successo di “Diario di una maitresse“, una vicenda ambientata sullo sfondo della tragedia, «per troppi anni rimasta sotto silenzio», del campo di concentramento nazi-fascista di Ferramonti di Tarsia, alle porte di Cosenza. La storia di “Diavoli Blues”, rivela l’autore, è «ispirata dalle stesse ragioni», dalla volontà di togliere il velo sul «dolore procurato» da un altro tema nascosto, la piaga dello strozzinaggio. «Una vicenda ambientata a Cosenza dove ho vissuto», come racconta Sergio Barletta, «ma il luogo rimane indeterminato perché l’usura è un delitto che avviene in qualsiasi luogo. Come dimostrano i recenti arresti per strozzinaggio praticato anche nella nostra città. È un tema sempre tenuto sotto traccia, un tema degli “invisibili”, che crea imbarazzo. Ma è un delitto aberrante perché sfrutta il bisogno dell’altro, è un delitto-carogna».

Fiction, ma solo fino a un certo punto

Il titolo del romanzo, “Diavoli Blues” è volutamente «fuorviante, perché il protagonista è un musicista blues. E quale genere musicale è più credibile del blues rurale, la musica del diavolo, per fare da sfondo a questi patti con il diavolo» che siglano le vittime di usura? «I diavoli sono coloro che impiccano chi deve subire debito e violenze – fa notare l’autore del romanzo – il più delle volte persone apparentemente rispettabili, che però si servono dei clan per riscuotere. A tassi del 120%, come da notizie recenti sul nostro territorio. A subire sono soprattutto piccoli commercianti e artigiani, che si rivolgono agli strozzini quando si trovano nelle condizioni di non ottenere prestiti dalle banche. Anche nel romanzo è lo stesso direttore di banca che indirizza la vittima indebitata a un usuraio. E non è fiction. Ho vissuto nel centro storico di Cosenza dove sono stato spettatore di certe attività, e anche a Busto Arsizio, grazie alla mia attività culturale e politica, mi è capitato di conoscere drammi di famiglie incappate nella morsa degli usurai».

L’appello alle istituzioni

Ecco perché, per Sergio Barletta, «le istituzioni laiche devono prendersi a cuore del problema, su cui la Chiesa è da sempre impegnata – l’appello – a Varese c’è una Fondazione con lo scopo di dare aiuto a chi resta impigliato nella rete degli usurai, come a Cosenza, dove con la Fondazione Don Carlo De Cardona è la Curia in prima linea. Poi c’è Regione Lombardia che ha istituito un’apposita commissione tesa a dare un’ancora salvezza a chi è stretto nella morsa dei cravattari. Preferisco definirli così per non nobilitarli. Ma nella nostra Busto, chi ha questo problema a chi si rivolge?». Resta il fondo vittime di usura della Prefettura di Varese, a cui indirizzare le proprie richieste di aiuto. Ma occorre sempre fare di più. E sensibilizzare, per non lasciare sole le vittime.

Profeta in patria (calabra)

Questa sera, 9 agosto, si terrà l’ennesima presentazione in Calabria, al Castello della Valle di Fiumefreddo Brizio, in provincia di Cosenza. Nuova tappa di un tour iniziato al Teatro Rendano di Cosenza, dove l’amministrazione comunale ha attribuito a Sergio Barletta una targa, alla presenza del vicedirettore del Quotidiano del Sud Paride Leporace e della criminologa Chiara Penna, che ha definito il libro un “manuale di criminologia”. Passato poi per luoghi prestigiosi e iconici come il Castello Murat di Pizzo Calabro, alla presenza del Prefetto, e il Teatro del Presente di Rende, alla presenza dell’assessore alla cultura, la professoressa Marta Petrusewicz. Grandi onori, a Busto Arsizio invece “Diavoli Blues” è passato quasi in sordina, presentato una sola volta, con una serata organizzata dall’associazione “Il Quadrifoglio” (di cui lo stesso Barletta è tra gli animatori) alla Galleria Boragno, dialogando con il giornalista e scrittore Ermanno Accardi e con l’avvocato Paola Monno, con l’accompagnamento musicale del Maestro Fabio Gallazzi e di Beatrice Airoldi.

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