Draghi-bis sul filo, polemiche incrociate e trattative serrate. Lega: “Mai più con M5S”

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ROMA – Trattative serrate in vista del passaggio alle Camere, ma potrebbe complicarsi la strada per “salvare” il governo Draghi. Il PD, con il suo segretario Enrico Letta, è impegnato nella mediazione, con le forze centriste che non pongono condizioni al premier, mentre Conte e Di Maio si “beccano” e la Lega mette paletti: «Non siamo disponibili ad andare avanti con il Movimento Cinque Stelle» afferma il capogruppo del Carroccio a Montecitorio Riccardo Molinari.

Situazione “fluida”

La situazione è ancora “fluida”, come si dice in questi casi, in vista dello “showdown” in programma domani, con il presidente del Consiglio Mario Draghi che si presenterà, come richiesto dal Capo dello Stato, prima al Senato e poi alla Camera. Il premier, che ha rassegnato le dimissioni prima del viaggio in Algeria, è salito al Quirinale per fare il punto con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ma ha anche incontrato il segretario del PD Enrico Letta a palazzo Chigi, circostanza che ha provocato «sconcerto» e irritazione tra gli alleati del “centrodestra di governo”, Forza Italia e Lega, riuniti da Silvio Berlusconi nella sua casa di Villa Grande. «Polemiche inutili» la replica Dem.

I paletti del centrodestra

Ma nel centrodestra il dibattito è aperto. «Draghi non può gestire una crisi così complessa confrontandosi solo con il campo largo di Pd e M5S» scrivono le agenzie di stampa citando “fonti di partito” dal vertice di Villa Grande. Già in casa Lega emerge una richiesta di discontinuità per il Draghi-bis, con il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari che chiude le porte al partito di Conte, dichiarando che «la Lega conferma che non è disponibile ad andare avanti in questa esperienza di governo con il Movimento 5 Stelle», ma anche invocando «uno stop alle provocazioni» di Lamorgese e Speranza, i ministri degli Interni e della Salute che il Carroccio vorrebbe fuori dalla porta.

Fronde e polemiche

Eppure la fronda moderata e “governista” della Lega preferirebbe non porre condizioni a Draghi per evitare il rischio di tirare troppo la corda e di apparire come quelli che potrebbero spezzarla. Nel centrodestra c’è anche la posizione in dissenso di Italia al Centro, il movimento del governatore della Liguria Giovanni Toti, che non è stato invitato al vertice a casa Berlusconi e si dice «favorevole alla stabilità del Paese, senza se e senza ma, senza distinguo e senza condizioni». E anche tra i 5 Stelle di Conte e gli ex di Insieme per il Futuro il clima si surriscalda, dopo che il ministro degli esteri Luigi Di Maio ha dichiarato che il gruppo M5S alla Camera avrebbe «già deciso di votare la fiducia a Draghi». Affermazioni prontamente smentite. Dal centro c’è anche il leader di Azione, Carlo Calenda, che boccia i partner di maggioranza: «Letta ha chiesto, imprudentemente, a Draghi di vederlo. Allora Salvini e Berlusconi si sono offesi e chiedono a Draghi di vedere anche loro, altrimenti il governo è ancora più a rischio. A me sembra tutta una roba da quinta elementare». Insomma, un guazzabuglio. Solo il premier può rimettere le cose a posto dichiarando che la ricreazione è finita.

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