E’ finita la stagione dello Zar Sport

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Lo "zar" Putin ha lanciato una mobilitazione parziale delle forze armate russe

di Massimo Lodi

Forse adesso che Putin dichiara la mobilitazione militare parziale, cioè la guerra oltre i confini dell’Ucraina, e promuove l’escalation verso un possibile conflitto nucleare, ed esplicita il minaccioso atteggiarsi nei confronti del mondo intero; forse adesso che han preso il coccolone le schiere italiane dei “né né” (né con lui né con i suoi nemici), dei retropensieristi di partito e d’opinione (armì sì, armi no a Zelensky), degli obliqui frequentatori del trapezio elettorale (tenersi buoni antirussi e antimericani, tramite giravolte circensi); forse adesso cambieranno finalmente pareri, atteggiamenti, scelte.

Chissà che non ci prenda, tutti quanti insieme, un sussulto strategico, istituzionale, patriottico. Patriottico per davvero, eh? Tradotto: l’interesse nazionale, di sessanta milioni di connazionali, sopra qualunque differente/alternativa convenienza. Non è Putin a essere entrato nella nostra campagna elettorale, come dice Letta. È la nostra surreale propaganda, in alcune penose baracconate, a essere entrata in conflitto con lui. Che conferma d’essere quel ch’è sempre stato, alla faccia del sovranismo peloso: un autocrate dal disegno preciso, i bersagli chiari, la determinazione risoluta. O stai dalla sua parte o sul versante opposto.

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Massimo Lodi

La democratura moscovita è tranchant, non prevede vie di mezzo, compromessi ragionevoli, mediazioni virtuose. Persegue e propone – era evidente da un pezzo, ma non all’occhio dei finti ingenui – uno scontro dei valori fondanti della convivenza civile: da una parte quelli cui s’attiene l’Occidente, dall’altra quelli cui s’ispirano gli eredi dell’ex impero zarista. Non sussistevano dubbi, voi dite? E invece sussistevano. Sussistono ancora: silenti, sotto traccia, insidiosi. Ma sarebbe il tempo di seppellirli, una volta per sempre e amen. Perché da fare subito è l’abiura del disfare appena inscenato. Eccola, la vera agenda Draghi, con segnalibro Mattarella: non siamo nell’epoca delle spaccature, dei distinguo, delle capriole internazionali. Siamo nell’epoca del rispetto d’una storica e sottoscritta appartenenza al campo mai abbastanza largo delle democrazie compiute, liberali, moderne, progressiste, civili, riformatrici.

Commesso il delitto d’interrompere la legislatura, rispetto significa dare la parola al popolo, come succederà domenica prossima; omaggiarne il verdetto; tenere unite, ciascuna con lo specifico peso segnalato dalle urne, le forze politiche; improntare della volontà maggioritaria il nuovo governo; associarvi nelle finalità dell’emergenza bellica, economica e sociale le minoranze sancite dal voto. Solo così si risponde a Putin. Con una mobilitazione nazionale totale, con l’esercizio dello spirito repubblicano, con la dialettica del confronto interno positivo in modo da non esporre il Paese a drammatici rovesci esterni. È un fronte comune irrinunciabile per rendere la nostra voce ascoltata in Europa e negli Stati Uniti, e per indirizzare su una linea operativa che riteniamo giusta l’evoluzione della tragedia mondiale in cui ci ha cacciati la storia. La stagione dello Zar Sport è finita.

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