De-moralizzati

lodi morale italia
Giovanni Tosi, presidente della Liguria, è agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione

di Massimo Lodi

Chi scrive da Roma sul Financial Times pone il quesito: con quale credibilità l’Italia, che tanto critica l’Europa, s’affaccia all’Europa dove il 9 giugno si peseranno anche i voti dell’Italia? Episodi di corruzione presunta in Piemonte, Puglia, Liguria. Ma elementi d’accusa pesanti. Giudicheranno i tribunali della Repubblica. Intanto il Tribunale internazionale ha già sentenziato: siamo privi d’una classe dirigente credibile. Certo, non in toto e chissà se in Toti, però una fila d’episodi particolari autorizza purtroppo alla generalizzazione. Sbagliata, comprensibile.

Il passato c’insegna nulla. Le palingenesi post-tangentismi vari appartengono al paroliere degli annunci reboanti. Non vi fa seguito un atteggiarsi conseguente. Si corrompeva ieri, si corrompe oggi. Senza riferimento specifico a qui e là. Ma con indicazione di fondo, purtroppo ribadita dai fatti dell’ultimo trentennio, successivo a Mani Pulite. La questione morale (siamo de-moralizzati) vien buona per i dibattiti, non per i comportamenti. Colpa di pochi che si riverbera su tutti? Sì. Peraltro i pochi non son proprio pochi, a constatare gli scandali che affiorano. E quanti, viene il dubbio, rimangono sotto il pelo dell’acqua torbida?

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Massimo Lodi

Forse il problema si semplificherebbe se avessimo una diversa coscienza nazionale. Improntata al patriottismo etico. Ma non ve n’è traccia. Retaggio storico: eravamo dominati, considerammo sempre i dominatori gente da fregare. I dominatori erano però lo Stato: un nemico, anziché un amico, agli occhi del popolo. Tale è rimasto, in una considerazione forse non maggioritaria, ma senz’altro importante. È questa deregulation incubatrice di scetticismo, furbizia, maneggioneria a nutrire il malaffare. Che ha bisogno di chi corrompe e di chi si fa corrompere. Società politica, società civile: a ciascuno la sua responsabilità. A nessuno la sua indignazione. Tantomeno quella dei garantisti pro domo loro e antigarantisti idem: se l’indagato è della mia parte, bisogna aspettare l’ultimo grado di giudizio prima di fustigarlo. Se non è della mia parte, dimissioni subito. Gogna subito. Condanna subito.

E pensare che saremmo, siamo, la culla del diritto. Cui corrisponde il dovere. Concetti buoni da tirar fuori ogni tanto, non funzionali a differente e miglior uso. Poi, se possibile, peggioriamo il peggiorabile. Tipo: il ministro della Giustizia Nordio che si dice perplesso di fronte all’agire (modi e tempi) degl’inquirenti, in ultima analisi a lui sottoposti. Da restar basìti. E difatti Bruti Liberati, che fu Procuratore a Milano e presidente dell’Anm, manifesta stupefazione. Chi scrive sul Financial Times da Roma pone il quesito, vista la conflittualità fra ex toghe sull’ultima devastante inchiesta regionale: con quale credibilità l’Italia, che tanto critica l’Europa, s’affaccia all’Europa dove il 9 giugno peseranno anche i voti dell’Italia? Non serve rispondere. Serve agire: molti italiani si rifiuteranno d’andare a votare. Chi se la sente di muovergli un rimprovero?

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