Egregio direttore generale del Welfare, ascolti la voce delle Rsa sui vaccini

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LEGNANO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera che il direttore generale della Fondazione Sant’Erasmo di Legnano, Livio Frigoli, ha scritto oggi, venerdì 28 maggio, al direttore generale Welfare Lombardia, Giovanni Pavesi.

Egregio dottor Pavesi,

Le scrivo in qualità di Direttore Generale della Fondazione Sant’Erasmo di Legnano, ma sono sicuro che le risposte che vorrà gentilmente offrirmi potranno essere utili a molti colleghi che dirigono RSA nell’Area Metropolitana Milanese. Cercherò di essere sintetico e di attenermi rigidamente ai fatti per poi porLe qualche domanda.

  1. Obbligo vaccinale personale sanitario e socio-sanitario RSA

Come Lei sa, il DL 1 aprile 2021 prevede l’obbligo di vaccinazione anche per il personale sanitario e socio-sanitario delle RSA “a stretto contatto” con gli ospiti.

In data 6 aprile Vi abbiamo inviato l’elenco del nostro personale socio-sanitario. Era previsto che ATS verificasse gli elenchi intervenendo al fine della sospensione dal lavoro degli eventuali non-vaccinati. È stato fatto? A noi non risulta, dato che alla data odierna, nulla ci è pervenuto al riguardo. A meno di errori o difetti di comunicazione le disposizione del DL 1 aprile risultano pertanto inapplicabili, mancando un passaggio indispensabile per la eventuale sospensione degli operatori non vaccinati e, in ultima istanza, per la tutela dei nostri ospiti.

Per contro, nei giorni scorsi è pervenuta da Aria-Spa una richiesta di aggiornamento degli stessi elenchi. Da questa nota è improvvisamente scomparsa la richiesta di aggiornamento sulle figure ASA (Ausiliarie socio-assistenziali). Qual è il motivo? Regione/ATS ritengono forse che le ausiliarie non siano “personale socio-sanitario” e che non siano esposte al rischio al pari degli altri operatori? Chi pensate che stia accanto ai nostri ospiti tutto il giorno?

In sintesi: Lei ritiene davvero che una efficace campagna vaccinale possa prescindere, nelle RSA, dall’obbligo di vaccinazione per il personale ASA?

  1. Ingresso dei famigliari – sedi convenzionate per tampone antigenico gratuito

All’ordinanza del Ministero della Salute dello scorso 8 maggio per la riapertura delle RSA ai famigliari sono seguite diverse disposizioni regionali/ATS. Fra queste ci ha colpito l’ultima, pervenuta il 26 maggio, che vuole garantire la possibilità di entrare in RSA anche per i familiari non vaccinati, ma con un tampone antigenico negativo eseguito nelle 48 ore antecedenti la visita. L’esecuzione del tampone antigenico è garantita da ATS Città Metropolitana come gratuita, ma solo recandosi nei seguenti siti: Milano Romolo (dista 40,3 km dalla nostra sede); Milano Forlanini (38,9 km); Codogno (90,5 km); Lodi (70,7 Km).

Lei ritiene che questa proposta possa essere davvero presa sul serio dai famigliari dei nostri ospiti e che possa condurre, come nei presupposti che devono giustificare questa scelta, a ridurre la distanza che gli effetti nefasti della pandemia hanno creato tra ospiti e famigliari? Il nostro dovere è quello di lavorare perché quelle distanze vengano ridotte e non quello di comunicare decisioni che solo teoricamente contribuiscono al risultato mentre, nella pratica, non hanno alcun effetto se non quello di generare ulteriori problemi e rabbia.

  1. Tamponi rapidi – esecuzione in RSA “senza costi aggiuntivi”

Sorge il dubbio che la risposta alla domanda precedente possa essere contenuta nella e-mail accompagnatoria alla predetta disposizione del 26 maggio, ove si legge che “le UDO sociosanitarie potranno quindi offrire, senza costi aggiuntivi per il cittadino, l’esecuzione del test prima dell’ingresso in struttura nei casi in cui il visitatore non sia vaccinato”.

Dobbiamo forse evincere che la gratuità dei vaccini sia da garantire a nostre spese? Con quale personale? Lei sicuramente è stato informato della situazione drammatica di molte RSA a livello infermieristico. E saprà anche che alcune RSA rischiano la chiusura a causa della carenza di infermieri. Non crederà davvero che, per permettere a un famigliare di incontrare i propri cari si possa scoprire un intero reparto lasciando 20/25 ospiti privi dei riferimenti infermieristici?

In ogni caso, perché mai i siti ospedalieri ottengono un rimborso per l’esecuzione dei tamponi, oltre alla fornitura dei materiali, mentre le UDO sociosanitarie dovrebbero fornire lo stesso servizio a proprie spese?

Forse se la Regione garantisse il medesimo trattamento economico agli enti che offrono lo stesso servizio, anche le RSA avrebbero le risorse economiche per reperire infermieri e poter offrire gratis e senza tracolli i tamponi rapidi ai familiari degli ospiti.

  1. Vaccinazioni degli operatori neoassunti

Torniamo, infine, al tema vaccini. In data 19 aprile perveniva una Sua nota con cui si sopprimevano i centri vaccinati minori (fra cui le RSA). Dieci giorni più tardi rettificava la disposizione, disponendo che le RSA potevano vaccinare i nuovi ospiti e i nuovi operatori. Decisione quest’ultima, giusta e sacrosanta che, se attuata, avrebbe permesso di garantire tutela alle RSA e al contempo, un piccolo, ma importante contributo alla campagna vaccinale lombarda.

A distanza di un mese, ATS Città Metropolitana e ASST Ovest Milanese hanno sostanzialmente applicato a metà la Sua disposizione del 29 aprile: le RSA del Milanese possono vaccinare i nuovi ospiti, ma non è permesso loro di vaccinare i nuovi operatori!

E così, se un operatore va in ferie o malattia, la procedura prevede che i sostituti ricevano il vaccino passando al portale.

Peccato che su questo portale le prenotazioni per gli operatori vengano fissate a distanza di 40/45 giorni. Questo ritardo, in molti casi, rende praticamente impossibile la sostituzione e anche le stesse nuove assunzioni.

In sintesi, come avrà compreso ormai difficile da raggiungere per la mole di problematiche che si sono accumulate: la sua disposizione del 29 aprile risulta, di fatto, applicata solo in parte mettendo le RSA di fronte al bivio di assumere operatori non vaccinati oppure bloccare il servizio. Le sembra che questo possa garantire la nostra operatività corretta e la possibilità di assolvere al meglio al compito di rendere la degenza dei nostri ospiti il più possibile sicura?

In conclusione: comprendo che la crisi pandemica impedisca di essere perfetti, ma sono convinto che l’interlocuzione costruttiva con il territorio può aiutare ad individuare soluzioni più efficaci, vantaggiose e magari anche più economiche.

Confidando nella Sua cortese risposta, colgo l’occasione per inviarLe i miei migliori saluti.

Livio Frigoli

direttore generale Fondazione Sant’Erasmo di Legnano

Tagliati i centri vaccinali minori. La rabbia della Fondazione Sant’Erasmo di Legnano

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