L’ex Caserma rinasce dentro e fuori. «Da facciata cadente a riscatto per Varese»

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VARESE – Dopo largo Flaiano un altro risultato storico sta per essere messo a segno per Varese. È il nuovo polo culturale presso l’ ex Caserma Garibaldi, che tra qualche mese verrà riconsegnata alla città, perlomeno per quanto riguarda l’ala su via Magenta, che dovrebbe essere pronta entro il 2025, o forse già prima. Il consolidamento strutturale all’interno è terminato e anche all’esterno le facciate iniziano a mostrarsi ai varesini. Oggi pomeriggio, venerdì 5 aprile, si è svolta qui la commissione congiunta lavori pubblici – urbanistica, che ha fatto seguito alla parte relativa al Palazzetto (qui sotto il video della visita).


Si vede la facciata sulla piazza

Una riunione che si è tenuta proprio nel giorno in cui è cominciato lo smontaggio dei ponteggi all’esterno verso piazza Repubblica (nella foto sotto). Un lavoro che durerà alcuni giorni e che già ora permette di poter vedere il risultato finito della facciata restaurata. «Già questo è un grande risultato per tutta la città – ha detto l’assessore ai lavori pubblici Andrea Civati, che ha fatto da cicerone ai consiglieri presenti – cioè passare da un’immagine cadente e sgarrupata ad una facciata ripristinata e riportata alla memoria storica. È un’immagine di riscatto per l’amministrazione che ha creduto moltissimo insieme a Regione, Provincia e Università nell’importanza del recupero. Ricordiamo che nel 2013 via Spinelli venne chiusa al traffico perché la facciata stava letteralmente crollando». Nel ripercorrere le diverse tappe che hanno portato all’avvio del cantiere Civati non dimentica di citare tutti coloro che a vari livelli e con colori politici diversi hanno contribuito ad un risultato che sta diventando sempre più concreto. Da Fontana (il percorso di recupero è partito nel 2014 quando era lui sindaco) a Maroni (all’epoca governatore regionale) fino a tutti coloro che si sono susseguiti ai vertici della Provincia (Vincenzi, Antonelli e Magrini) e dell’ateneo (Coen Porisini e Tagliabue), fino a Roma, con il finanziamento all’epoca del Governo Renzi. «Tutta questa operazione è possibile solo grazie alla trasversale collaborazione tra gli enti che hanno tenuto fermo l’obiettivo di dare un futuro a questo edificio», ha detto l’assessore. In totale tutta l’opera ha avuto uno stanziamento complessivo di 20 milioni di euro.


Consolidamento concluso

Se da fuori la caserma inizia a trasmettere un’immagine diversa anche all’interno molto è cambiato dall’inizio dei lavori. Si è infatti conclusa la non semplice opera di consolidamento strutturale. «Siamo verso la fine del lotto 1 che dal punto di vista economico ha il lato inferiore, ma dal punto di vista esecutivo è stato il più complesso – ha detto Civati – un edificio prossimo alla rovina è stato recuperato con soluzioni innovative che garantiscono una portata massima della pavimentazione mantenendo l’aspetto storico. Anche le scale, di cui in origine era previsto l’abbattimento, rimarranno, mentre l’accessibilità sarà garantita da un ascensore. E il recupero dei materiali è stato pressoché totale: le piastrelle storiche che sono state tolte saranno riposizionate una a una sui pavimenti». Al lotto in corso, che riguarda la fine delle opere sul lato di via Magenta e il piano sottotetto per l’Archivio del Moderno, seguirà il secondo lotto per terminare i lavori sui lati san Michele e piazza Repubblica e per realizzare il volume all’interno del cortile che ospiterà il magazzino per lo stoccaggio dei libri della Biblioteca e gli impianti tecnici. Sarà un parallelepipedo che scende nel sottosuolo.

Foto di gruppo per i componenti delle due commissioni in visita all’ex Caserma

La fine del buco nero

«Oggi ci stiamo dedicando alle finiture interne, con pavimenti impianti e infissi, per consegnare alla città tutta l’ala di via Magenta con aule studio, sale incontri e l’Archivio del Moderno nel sottotetto», ha detto Civati, che ha ricordato la funzione di polo culturale che sarà qualcosa di più ampio rispetto al servizio della Biblioteca che qui troverà spazio. «La nostra idea è che possa essere un luogo per tutte le età, dai bambini che iniziano a leggere ai teenager fino a studenti e ricercatori in collaborazione con l’Insubria per arrivare al pensionato che possa leggere il quotidiano». Le sale ospiteranno scaffalature aperte e al centro un tavolo: ognuna avrà una tematica dedicata. Ci sarà anche uno spazio bar. L’assessore rispondendo alle domande dei commissari ha parlato anche dell’aspetto viabilità: la volontà dell’amministrazione, come noto, è quella di eliminare la cesura con la piazza rappresentata dalle auto che percorrono via Spinelli, andando a chiudere al traffico la strada e “raddoppiando” invece la parallela via Pavesi. Resta in ogni caso il problema della rampa in uscita dal parcheggio sotterraneo, situata proprio davanti alla facciata dell’ex caserma. Rimuoverla e costruirne al suo posto un’altra in un punto diverso costerebbe non poco, tra 1 milione e mezzo e 2 milioni di euro. Potrebbe dunque restare al suo posto con il solo traffico delle auto in uscita dal parcheggio. Ma nulla è già deciso, nemmeno sulla chiusura di via Spinelli. «Dal punto di vista del traffico gli studi ci dicono che la viabilità reggerebbe spostando i flussi su via Pavesi, ma la scelta definitiva non è ancora stata fatta», puntualizza Civati, facendo riferimento anche alla recente mozione di Boldetti. Infine Civati dedica una considerazione sul significato di restituire a Varese l’ex caserma. «Si riconsegna alla città un altro grande buco nero che dagli anni 90 e 2000 preoccupa tutte le amministrazioni e tutti i varesini, oggi vediamo veramente la fine e sarà bello vedere i varesini abitare questo cortile».

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