Busto, il dilemma di Gigi e la fine di Forza Italia

busto farioli forza italia
Gigi Farioli

Silvio Berlusconi vorrebbe il partito unico del centrodestra in cui far confluire la sua Forza Italia. I motivi sono intuibili alla luce della situazione politica e degli sviluppi già alle viste. A Varese, quel che rimane dei forzisti briga per trovare alleanze con i centristi di Noi con l’Italia e con i cespugli e cespuglietti dell’area moderata che possano garantire una dignitosa presenza alle urne a sostegno di Matteo Bianchi e del centrodestra. A Gallarate, l’ex sindaco Nicola Mucci ha preso per mano un partito derelitto, fiaccato dalle inchieste giudiziarie e lo sta corroborando. Il tentativo (“Già a buon punto”) è di formare una squadra che corra al fianco di Andrea Cassani, ora che sono stati risolti – almeno formalmente – le incomprensioni e i personalismi. Mucci dichiara di non voler scendere direttamente nella mischia. Capolista dovrebbe essere Gianni Sparacia, non proprio il nuovo che avanza ma un tributo al suo trentennale impegno, seppure tra alti e bassi.

A Busto Arsizio, Gigi Farioli, plenipotenziario locale dei berluscones lavora per formare una lista liberale, popolare, riformista, cattolica, europeista, atlantista, moderata, inclusiva, dalle radici giudaico/cristiane, repubblicana, innovativa, conservatrice, centrista, coi piedi saldi a terra e la testa oltre le nuvole, devota alla Madonna dell’Aiuto. Se qualcuno pensa che si stia scherzando, si sbaglia. Basta ascoltare le circonvoluzioni sintattiche e lessicali dello stesso Farioli quando parla di politica per avere conferma. Traduzione dal politichese stretto: “Non so che c…o fare”.

Sì, perché “Fariolone” è tentato dalle sirene di Italia Viva e di altre formazioni che gli hanno lanciato l’amo per candidarlo addirittura a sindaco, carica che ha già ricoperto per due mandati sotto le insegne di Forza Italia. Ma è combattuto per l’affetto (politico) che lo lega fin dall’inizio al partito di Berlusconi. In verità, a Busto, Forza Italia è in fase di dissolvimento. Finiti i fasti di un tempo, i suoi adepti si sono disseminati un po’ ovunque, perché delusi, avanzando pretese o semplici aspirazioni di piccoli privilegi politici: chi è diventato civico, chi regge la coda al primo cittadino di Fratelli d’Italia e pensa di entrare a far parte della sua futura giunta, se mai, come probabile, dovesse essere rieletto. E per questo sgomita per trovare un posto nella ipotizzata lista che porterà il nome Antonelli. Ma gli accordi provinciali vietano al primo cittadino di imbarcare ufficialmente i transfughi e i voltagabbana per convenienza. Così la tensione sale. La lista è in forse, i pretoriani di Emanuele Antonelli attendono, molti forzisti tralignano, Gigi Farioli langue. E con lui i pochi superstiti delle ex schiere berlusconiane, che pendono dalle labbra del loro esponente massimo.

Il quale sa benissimo che, collocandosi fuori da Forza Italia, rischierebbe di essere marginalizzato. Ma con Forza Italia, in deficit di consensi, non avrebbe comunque nessuna garanzia di un posto di comando. Tanto più che Emanuele Antonelli non farebbe mai carte false per averlo accanto a lui in giunta, Proprio in queste ore ha avuto commenti poco simpatici nei suoi confronti, confermando tutto il suo disamore verso il predecessore. “Fariolone” abbozza e si rifugia nelle paludi oratorie, che frequenta con una disinvoltura straordinaria. Dire tutto per non dire niente e anche di più. Una citazione qua, una allitterazione là, una subordinata di qua, un fracco di aggettivi in su, tremila avverbi in giù e via aspettando Godot. Un peccato, perché Gigi Farioli una volta era anche altro. Sufficiente rammentarglielo per ritrovare il Farioli più vero?

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