Fermate il massacro di Yulin

DIECIMILA CANI E GATTI VENGONO TORTURATI, UCCISI E DIVORATI IN QUESTI GIORNI IN CINA

di Fabrizio Iseni

C’è qualcosa di mostruoso nel festival cinese di Yulin, che urta la nostra sensibilità non solo di occidentali, ma anche di persone. E’ il festival della carne di cane, durante il quale – per dieci giorni – oltre diecimila cani e gatti vengono torturati e uccisi. E’ qualcosa che va contro non solo alle più elementari leggi morali, bensì anche a quel sentimento che dovrebbe caratterizzare la specie umana. Gli animali vengono sottoposti alle peggiori sevizie, schiacciati in gabbie strettissime (più gabbie ci sono e più cani si mangiano) e tenuti in vita per poi essere bruciati o bolliti vivi, o picchiati a morte con i bastoni. Una atrocità che fa venire i brividi. Gli animalisti da anni si battono con forza per fermare questo massacro. Ma nemmeno il coronavirus (made in China, per chi lo avesse dimenticato) è riuscito a fermare la mattanza che, infatti, si sta ripetendo puntuale anche quest’anno, a partire dal solstizio d’estate. Bel modo di celebrare la luce nel mondo.

Ma come ci ha insegnato il Covid-19, la natura prima o poi si ribella. Non stupiamoci, quindi, se da questi mercati dell’orrore e della morte, dove non vi è il rispetto di alcuna norma igienica, spunta il braccio giustiziere e virulento della natura. Non stupiamoci se dalla mattanza di sangue, carni e sporcizia spuntano ibridi patogeni – come è successo pochi mesi fa – che mietono vittime fra la razza umana. Perché la natura, prima o poi, ci presenta il conto. Ed è un conto che si paga, con o senza i guanti e le mascherine.