Fondazione Sant’Erasmo pronta alla svolta dell’assistenza domiciliare

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LEGNANO – Il 2023 è l’anno in cui l’assistenza domiciliare integrata (Adi) per i pazienti cronici si trasformerà in Cd, Cure domiciliari, integrandosi con altri servizi territoriali. La Fondazione Sant’Erasmo di Legnano (nella foto, la Rsa che gestisce) sta compiendo i passi necessari per la procedura di accreditamento che dovrà essere ultimata entro questo mese. «Il nuovo servizio – spiega il direttore generale della Fondazione Sant’Erasmo, Livio Frigoli – ha due obiettivi. Il più importante è allinearci alla riforma in atto per mettere in gioco la nostra professionalità nell’evoluzione del sistema; dopo di che è assodato che strutture con dimensioni simili alla nostra o ampliano il raggio di azione, diversificando il fatturato e ampliando lo spazio dedicato ad altri servizi, oppure rischiano di essere schiacciate da quelle che definirei le “multinazionali della cronicità”.

«Questa – prosegue Frigoli – è una sfida che passa dalla possibilità di disporre delle risorse di personale necessarie, non solo dal punto di vista economico ma anche umano. Un solo esempio dei cambiamenti nel quadro generale: dopo il Covid il costo degli infermieri, figure chiave per questo tipo di servizio, è cresciuto in maniera notevole, così che le marginalità per chi offre il servizio sono minime».

Verso un sistema integrato di servizi

L’obiettivo di Regione Lombardia è integrare su base territoriale, a partire dalle Case di comunità, i tre servizi esistenti: l’Adi, che ha una gestione orientata alla casistica sanitaria; le Rsa aperte, che si occupano del versante socio-sanitario; e i Sad (Servizi di assistenza domiciliare), gestite dai Comuni e che hanno competenza prevalentemente sull’ambito sociale. 

«La logica dalla quale prende spunto la riforma – osserva il presidente della Fondazione Sant’Erasmo, Alberto Fedeli – è che il sistema pubblico, così come è strutturato oggi, è difficile che possa gestire integralmente un sistema riorganizzato secondo questi princìpi. Per questo il terzo settore, composto da realtà come la nostra, andrà utilizzato non solo come semplice esecutore, ma anche nelle funzioni di regia e coordinamento. Quello che è lecito attendersi è che il nuovo governo regionale, oltre alla buone intenzioni, possa anche mettere in campo gli strumenti e le risorse in grado di garantire la sostenibilità economica di tutto il sistema da parte degli attuatori».

Mazzetti: «Dall’emergenza alla gestione delle cronicità»

La vera rivoluzione della riforma dovrebbe essere determinata in primis dalla regia, che sarà affidata alle Case di comunità territoriali. Gli attuatori, invece, sono chiamati a uscire dalla logica dell’Adi com’è stata intesa sino ad oggi. «Ora il passaggio fondamentale non consiste più nel prendere in carico l’acuzie – aggiunge il direttore sanitario della Sant’Erasmo, Chiara Mazzetti – ma nell’affrontare a livello territoriale la cronicità senza attendere l’esito. Si dovrà lavorare sulla presa in carico perché il focus sarà spostato dall’emergenza e dal caso acuto alla cronicità, gestita anche a domicilio, così che Oss, Asa ed educatori si troveranno a lavorare in un sistema integrato».

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